cosa fare caso per caso

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Ha un mancamento, presto portate i sali! Quante svenevoli damine del ’700, troppo strette nei loro corsetti, o romantiche eroine dell’epoca vittoriana hanno attraversato, nelle nostre letture, momenti topici tali da far perdere i sensi. E allora, di fronte alle pene d’amore o alle emozioni più forti (oggi le chiameremmo poco romanticamente stress o attacchi di panico) accorreva il cavaliere di turno con i sali d’alluminio, rimedio presente in tutte le dimore di nobili e borghesi proprio per la frequenza di questi episodi fra il “gentil sesso” perché, dicevano i medici dell’epoca (ma già lo avevano scoperto gli antichi romani), erano in grado di stimolare repentinamente la respirazione e l’afflusso di sangue al cervello.

Oggi non si usano più, anche perché si è scoperto che basta far alzare le gambe alla vittima per superare molti di questi momenti, senza l’utilizzo di sostanze chimiche irritanti.

Sangue e altri “spaventi”

Sul potere delle emozioni gli scrittori romantici non esageravano: «Uno stress improvviso o la vista del sangue sono assolutamente in grado, nelle persone predisposte, di provocare soprattutto quella che si chiama lipotimia, che è diversa dallo svenimento vero e proprio, o sincope», spiega Paola Maffi, professore associato di Medicina interna e direttore del Programma Medicina Emergenza – Urgenza del Pronto Soccorso Irccs Ospedale San Raffaele di Milano.

«I sintomi sono praticamente gli stessi, ma non si arriva a perdere conoscenza: diciamo che è una forma benigna di svenimento, ma è anche un campanello d’allarme che ci deve portare a fare una serie di accertamenti per capire se l’episodio è appunto legato a un momento di forte emozione o altre situazioni non patologiche, oppure nasconde una condizione rischiosa per la salute».

Quindi giramenti di testa, vista annebbiata, gambe molli e sbadigli (sì, avete capito bene, il cervello può prendere la fase pre-svenimento come un momento di preparazione all’addormentamento) sono dunque possibili in certe circostanze emotive e non sono appannaggio solo del sesso femminile: proverbiali i mancamenti dei neopapà che assistono all’amniocentesi o al parto della compagna, ma anche di genitori che non sono impressionabili alla vista del sangue, a meno che non sia quello dei propri figli.

«Nei giovani la lipotimia è legata a un’iperattività del sistema nervoso autonomo che lo fa reagire in modo eccessivo alle emozioni forti ma anche in presenza di un dolore acuto (basta anche un banale dolore acuto muscolare dovuto a un crampo) o della vista di una siringa per un prelievo o l’anestesia del dentista, facendo diminuire il flusso di sangue al cervello con una conseguente perdita transitoria del tono posturale, quello che ci dà la forza di mantenere gli arti tonici in modo da rimanere in piedi», spiega la professoressa Maffi. «Negli under 40 non è quasi mai un sintomo di patologia, a meno che non si arrivi alla perdita di coscienza anche solo di pochi secondi».

Dai farmaci alla cervicale, le cause degli svenimenti

Alla fine questi mancamenti giovanili si riducono al bisogno di sedersi, a gran giramenti di testa e alle gambe improvvisamente molli. Si resta coscienti, magari spaventati ma sempre vigili.

Succede per esempio anche in una crisi ipoglicemica, tipica delle ragazze perennemente a dieta, che evitano gli zuccheri come la peste: «In questi casi, però, non è il sangue che manca a livello cerebrale, ma il glucosio, anche se il risultato può essere ugualmente il mancamento. Chi sviene veramente invece, cioè ha una vera e propria sincope, perde conoscenza e si accascia a terra di colpo o addirittura cade, rischiando così anche un trauma cranico», precisa l’esperta. Non producono sincopi, ma danno vasodilatazione periferica e i sintomi associati, la mancanza di liquidi nell’organismo (perché per esempio si beve troppo poco o si ha un ciclo molto copioso), l’assunzione di farmaci antipertensivi, alcol o droghe e l’anemia.

«Per l’anemia, gli antipertensivi e la disidratazione un segnale d’allarme potrebbe essere proprio quello di avvertire i sintomi dello svenimento quando si passa dalla posizione seduta a quella eretta», avverte la specialista. «Anche chi ha problemi di cervicale può avere sintomi simili allo svenimento, ma sono legati di più a una sindrome vertiginosa. In altre parole si percepisce una vertigine e una instabilità in piedi senza arrivare al mancamento. Oppure, alle volte, per un disallineamento della prima vertebra cervicale che si chiama atlante, ci può essere una reazione infiammatoria del nervo vago, che passa da questa sede, e quindi una iperstimolazione che provoca la sindrome vasovagale».

Non è ictus ma meglio controllare

La sincope è anche diversa dal temuto e diffuso TIA, cioè dall’attacco ischemico transitorio, che colpisce una parte del cervello per un problema circolatorio (lo spasmo o l’ostruzione di un vaso; il TIA per definizione non lascia danni ma dà solo sintomi transitori, se ci sono danni sul lungo termine si parla di ictus).

«La sincope invece interessa tutto il cervello e non lascia esiti come gli eventi vascolari cerebrali, che sono generati da una patologia», spiega l’esperta. «Le più frequenti cause di sincope sono quelle cardiologiche, soprattutto in persone in età avanzata già affette da ipertensione, diabete o cardiopatie, in particolare quelle correlate ai difetti della valvola aortica: la visita cardiologica e gli esami decisi dallo specialista renderanno palese la causa dello svenimento. Infine ci sono possibili cause neurologiche come le neuropatie, cioè un disturbo funzionale del sistema nervoso periferico».

Ci sono dei test speciali nel caso di lipotimie, per le quali ci sia il sospetto che siano un segnale di patologia: «Li eseguono i neurologi facendo eseguire delle respirazioni particolari al paziente o effettuando delle manovre che stimolano il sistema nervoso autonomo», conclude l’esperta. «Per esempio si fa sdraiare il paziente e lo si fa alzare repentinamente misurando subito la pressione per vedere se ci sono variazioni anomale».

Cosa fare per ritrovare le forze

Se ti senti mancare, ai primi sintomi devi stenderti a terra in posizione supina e sollevare le gambe di 45 gradi (magari appoggiandole a un muro o a una superficie in alto) per agevolare il ritorno del sangue al cervello e riprenderti in pochi minuti.

«Occorre poi rialzarsi da terra gradualmente e con lentezza: prima ci si siede, e poi ci si mette in piedi, magari con l’aiuto di qualcuno. Questa manovra è valida anche in caso di perdita di coscienza. Ricordiamo che passare dalla posizione distesa a quella eretta lentamente dovrebbe essere una regola da mettere sempre in pratica per evitare capogiri», spiega la professoressa Maffi. Un’ultima avvertenza: mai bere o mangiare dopo uno svenimento anche se è durato pochi secondi.

Svenimento? Occhio alla cervicale

Un disturbo cervicale può arrivare a dare lo svenimento? «Sì, se viene compresso il nervo vagale dai muscoli della zona cervicale, non tanto dalle vertebre del collo; si tratta di una compressione indiretta dunque, di natura non neurologica», spiega Pietro Marconi fisioterapista esperto di Starbene.

«Si può così instaurare un circolo vizioso fra “spazi” cervicali, muscoli locali e articolazioni che irritano questo nervo dando sintomi quali sbandamento, sensazione di essere su una barca fino allo svenimento». La fisioterapia, allora, può ristabilire l’equilibrio muscolare e articolare nella zona migliorando la situazione del paziente.

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