«Che bello essere se stesse»

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Conquista per la sua freschezza e il sorriso solare. Figlia di due star, ha faticato non poco a uscire dal vortice di confronti in cui molti l’hanno spinta. Anche per questo è diventata testimonial di una campagna di sensibilizzazione sui rischi dei social

Aurora Ramazzotti, perfetto mix di donna, mamma, conduttrice televisiva e influencer (il suo account Instagram conta due milioni e mezzo di follower), colpisce per la sua semplicità, il suo sorriso da ragazza della porta accanto e il suo modo di mostrarsi così com’è, senza fotoritocchi, insieme al figlio di otto mesi e al fidanzato.

Una freschezza naturale, dovuta in parte alla giovane età, 27 anni, ma soprattutto a uno spirito libero, che posta foto e video di sé senza make-up, al limite con un tocco di rossetto che non guasta mai. Sarà per queste doti di naturalezza e autenticità che è stata scelta come testimonial della nuova campagna di sensibilizzazione promossa da Dove, brand di personal care di Unilever, intitolata “Il costo della bellezza”. Un titolo efficace perché, a volte, il prezzo da pagare per raggiungere canoni estetici “impossibili” è veramente alto.

Allora ci si domanda: ma vale la pena sacrificare la propria salute per diventare come Kaia Gerber o Margot Robbie? Abbiamo chiesto ad “Aury” che messaggio di body-positive vuole dare a tutte le ragazze di oggi, prestando il suo volto alla campagna di Dove. Ecco la nostra intervista ad Aurora Ramazzotti.

Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a diventare testimonial?

“Il costo della bellezza” porta avanti dei valori in cui credo. Non faccio alcuno sforzo a condividerli perché sono già dentro di me. Sono i valori dell’autostima, dell’accettazione di sé e della propria immagine corporea, di sentirsi bene nella propria pelle, senza cadere nella trappola di miti irraggiungibili proposta dai social media, che ci bombardano continuamente di stereotipi e di modelli fisici da passerella. Messaggi tossici per la mente di molte giovani che si espongono senza filtri a questo continuo martellamento, rimanendone abbagliate e arrivando a intraprendere dei percorsi autodistruttivi pur di diventare come la tale celeb’ o top model. Raccontando delle storie vere, la campagna di Dove è riuscita a dare voce a tanbte ragazze che soffrono in silenzio perché lasciate sole nell’assurdo progetto di costruire un’immagine di sé diversa da quella riflessa dallo specchio di casa.

Tu stessa, già a 14 anni, sei stata vittima di body shaming da parte dei social e delle copertine dei giornali. Come hai reagito?

Sì, ho subìto (e subisco ancora) diversi attacchi da parte degli hater, gli odiatori seriali che criticano per partito preso, qualunque cosa tu faccia, dica o posti. Mi hanno detto che sono brutta, che “non c’è paragone” rispetto a mia madre o che, negli scatti insieme, la più giovane sembra lei. Inoltre mi hanno dato della raccomandata, semplicemente perché ho scelto di intraprendere la strada dello spettacolo, debuttando a 19 anni come conduttrice del daily di X Factor. Non nego che appartenere al club dei “figli di” aiuti. Ma poi ci vuole talento, passione, determinazione. Altrimenti la strada aperta si richiude subito. Come reagisco alle critiche? Con il tempo ho imparato a non rispondere, a farmele scivolare addosso. Le poche volte che replico cerco di farlo con tagliente ironia. Così gli hater si zittiscono subito.

Anche in passato ti sei sempre mostrata “nature”, con i brufoletti e le impurità della pelle tipica delle adolescenti…

È vero. Non mi sono mai fatta problemi. Non ho mai cercato di camuffare il mio aspetto perché ogni persona è unica, e va rispettata per quello che è. Il look “acqua e sapone” non è un vezzo: preferisco che i miei follower mi vedano senza filtri, anche durante le poppate mattutine di Cesare che mi butta giù dal letto quando strilla perché ha fame. Intendiamoci: non sono contraria a prescindere ai ritocchi dal chirurgo estetico: se una ragazza ha il complesso del naso aquilino, perché non aiutarla a conquistare un profilo più gentile? Quello che non sopporto sono i falsi desideri indotti dai social, i continui paragoni con gli idoli stellari, il tentativo di imporre una bellezza omologata, da catalogo Amazon, in cui tutte le ragazze devono avere i labbroni o gli zigomi alla russa.

Qual è il tuo concetto di bellezza?

Innanzitutto la bellezza non è qualcosa di statico, ma di dinamico. Evolve con il tempo, con il susseguirsi delle diverse età della donna. Si può essere belle e attraenti a 20 come a 60 anni, con lo stesso charme magnetico. Mi è capitato di sentirmi dire: “vorrei tanto avere la tua età”. Ma ogni fase della vita ha il suo bello e non saranno certo delle rughette intorno agli occhi a guastare la stima in sé stesse. La vera bellezza non è un concetto estetico, ma spirituale. È bella ogni persona che brilla come una stella, perché emana una luce e un’energia vitale particolare. Perché è curiosa della vita, solare, aperta agli altri e all’amore con la A maiuscola. La bellezza, insomma, è un fatto interiore, proviene da dentro, non dall’esterno.

Com’è cambiata la tua immagine di femminilità da quando sei diventata mamma?

Non è cambiata affatto. Cerco sempre di rimanere fedele a me stessa, di impegnarmi a rispettare ciò in cui credo veramente, senza farmi condizionare dalle mode del momento. Ho avuto la fortuna di tornare presto in forma dopo il parto, senza sottopormi a diete o training particolari. Altre donne ci impiegano un po’ di più a buttare giù i chili regalati dalla gravidanza, ma non bisogna avere fretta: ognuna ha i suoi ritmi, il suo percorso personale. Certo, prima della gravidanza praticavo tanto sport (palestra, nuoto, corsa) mentre ora Cesare assorbe tutto il mio tempo libero e ho poche occasioni di allenarmi. Ma va benissimo così. Sono felice: io e Goffredo sogniamo già di avere il secondo bambino!

Quanto costa essere perfette?

Sempre con lo smartphone in mano, sempre a chattare e a postare su Facebook, Instagram e Tik Tok. E così la salute mentale e fisica dei nostri ragazzi traballa, per colpa della dipendenza dai social che li assorbe anche otto ore al giorno. La campagna video di Dove “Il costo della bellezza” riporta la storia di Mary, una studentessa americana di 17 anni che è riuscita a uscire dal tunnel dell’anoressia grave, in cui era precipitata per colpa del bombardamento mediatico. Le fa da contraltare Viola, la 15enne italiana protagonista del manifesto Dove, guarita da disturbi del comportamento alimentare generati dall’idea di perfezionismo.

La campagna è stata promossa in collaborazione con Cittadinanza attiva (organizzazione di cittadini per la tutela dei diritti) e con Social Warming-Movimento Etico Digitale, nato nel 2018 per sensibilizzare i giovani sui rischi del web. Se anche tu condividi questi principi, e vuoi diventare portavoce di un progetto, puoi firmare la petizione su change. org, in cui si chiede al Ministero dell’Istruzione di varare delle iniziative volte a tutelare i ragazzi dagli 11 ai 18 anni dai pericoli della grande rete. Esempio? Introdurre nelle scuole un percorso formativo sull’uso consapevole dei social media.

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