L’élite irpina –  Centocinquanta biografie dal 1861 al 2016 – IL CIRIACO

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Censimento storico, archivio biografico, dizionario di personalità, ma é soprattutto un progetto scientifico, un recupero della memoria il volume L’élite irpina –  Centocinquanta biografie (1861 – 2016) , pubblicato da Editoriale Scientifica a cura di Guido Melis e Antonella Meniconi; a dispetto del tempo e del luogo contemporanei che relegano il passato e le sue personalità, “i suoi Francesco De Sanctis, Dante Troisi, Enrico Cocchia – come afferma Marco Ciriello – a nomi di strade, da citare per una celebrazione”, questo format biografico, supervisionato dal Centro di Ricerca “Guido Dorso”, restituisce la giusta dimensione e la parola alle vite illustri del territorio che l’hanno attraversata. Prendendo come esempio il Dizionario biografico degli italiani della Treccani e il Dizionario biografico degli irpini di Francesco Barra – seppure con differenze che vanno dal profilo metodologico a quello contenutistico – l’opera realizzata segue la scia di un nuovo periodo di interessamento in Italia per quello che si considera generalmente “un filone minore della storiografia”; ma è proprio grazie a inventari scientifici come questo che si compone il grande mosaico, non solo di una parte del Meridione, ma anche di una direzione e un ritratto della sua classe dirigente dall’unità d’Italia, attraversando il ventennio fascista, fino ad arrivare al periodo repubblicano.

Se come diceva Cicerone “ignorare quello che è avvenuto prima della nostra nascita equivale a restare bambini in eterno”, L’élite irpina è un’occasione trasversale – dagli studiosi fino ai più giovani –  per riappropriarsi di una chiave di lettura, orientarsi nel passato della provincia e, magari, gettare le basi per la costruzione di un gruppo dirigenziale lontano dalle mediocrità del presente; una classe che sia consapevole delle sfide, capace di interpretare il territorio e di possedere, come insegna Max Weber per l’uomo politico, la lungimiranza.

Ma accanto ai profili di politici come Michele D’Ambrosio, Antonio Maccanico o Antonio Di Nunno, lo studio del volume allarga la sua indagine a personalità che si sono distinte in ambito giuridico, mettendo in luce un aspetto fondamentale della borghesia post-unitaria: lo scavalcamento del privilegio e della supremazia aristocratica, tramite l’affermazione professionale all’interno dell’amministrazione dello stato:  tra questi c’è Cecilia Assanti, la prima donna insieme a Ombretta Fumagalli Carulli ad entrare nel Consiglio superiore della magistratura, su designazione del gruppo parlamentare del Partito comunista italiano. Non mancano le biografie dal mondo culturale, come quella del magistrato e scrittore Dante Troisi –  dedicando particolare attenzione all’esperienza di detenzione in Texas insieme al drammaturgo Giuseppe Berto e l’artista Alberto Burri nel Fascist Criminal Camp -, il regista Ettore Scola e il fondatore di “Cinemasud” Camillo Marino – la cui passione per il dibattito e la polemica si distingue durante una conferenza stampa dedicata ad Oliver Stone per il Festival del Cinema di Venezia, rivolgendogli la domanda: “Compagno Stone, mi sbaglio o ti stai imborghesendo anche tu?”.

Un’accurata serie di schede, che non vogliono essere ritratti, ma esclusivamente il risultato di un percorso oggettivo, legato alle fonti e con una lunga bibliografia per ampliare e approfondire lo studio. L’élite irpina raccoglie la singolarità e l’eccezione di vite caparbie, decise a fare la differenza nonostante la difficoltà del territorio di appartenenza, a testimoniare che, per quanto isolata, una provincia del Sud Italia ha saputo e può affermarsi a livello nazionale, lasciando che le sue menti migliori si disperdano per il paese e arricchendosi allo stesso tempo.



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