Isochimica, Giordano: “Nessun test per la prevenzione delle malattie causate dall’amianto”

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“Una vera bomba ecologica. Il quartiere di Borgo Ferrovia, nel centro città ha respirato per anni un’aria intossicata dall’amianto. Lo certificano le perizie disposte dalla procura, a cui ho partecipato”. Antonio Giordano, scienziato campano ‘doc’ nato a Napoli, ha vissuto in prima linea anche la battaglia dei lavoratori dell’ex Isochimica di Avellino:

“Ad oggi non vi è alcun test che da solo o in combinazione con altri possa essere utilizzato per campagne di prevenzione che possano essere avviate a livello di popolazione”, fa notare l’oncologo. Bisognerebbe quindi affinare le armi diagnostiche per poter avviare un monitoraggio sugli ex esposti alle fibre d’amianto. “Invece oggi si assiste a un rallentamento degli studi”, che per Giordano “potrebbe essere causato dai forti interessi economici alla base dell’industria dell’amianto”. “Nelle aree ad alto rischio di patologie asbesto-correlate – insiste lo scienziato – è indispensabile intervenire bonificando nel più breve tempo possibile. Non si può temporeggiare per motivi economici e condannare a morte migliaia di persone”.

E ancora: “L’aria avvelenata, anche dall’amianto, continua a far male” tanto che “ormai il rischio di sviluppare mesotelioma è diventato ambientale – precisa l’oncologo – piuttosto che professionale. Le peculiari caratteristiche fisico-chimiche dell’amianto giustificano il suo vastissimo utilizzo nell’edilizia per cui, se è presente in grandi quantità in zone come l’Italia, si può solo immaginare quante fibre di residui tossici ci possano essere in zone coinvolte da azioni belliche: residui derivanti dalla distruzione di edifici, dalla combustione e dall’ossidazione di inquinanti che restano in sospensione nell’aria, che penetrano nelle falde acquifere e nei terreni coltivati. Scenari che hanno visto coinvolto il giornalista Franco Di Mare”. Giordano ha all’attivo diversi lavori focalizzati sul mesotelioma pleurico, “poiché nonostante gli enormi progressi in ambito scientifico – puntualizza – questa neoplasia ancora oggi è orfana di marker diagnostici, prognostici e soprattutto di approcci terapeutici efficaci”.


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