Regionali, De Mita lancia i Popolari: chi mi ha lasciato mi ha dato la spinta per tornare a fare politica – IL CIRIACO

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Chiude la campagna elettorale dispensando un messaggio «di carità. Perché la carita è amore e perdono insieme». Ciriaco De Mita conclude il suo lungo intervento con passaggio non casuale dopo essersi soffermato, come sempre, sulla natura del Pd «che non esiste», e aver sparato alzo zero «contro l’ultimo che mi ha lasciato (il riferimento è a Maurizio Petracca) perché diceva che io sono vecchio, tu sei scemo (rivolgendosi al nipote Giuseppe) e lui l’unico intelligente ed è anche per questo che ho ritrovato le motivazioni per tornare fare politica». Ma a questo De Mita ci arriva dopo un lunghissimo flashback, riavvolgendo il nastro della sua esperienza politica che ha attraversato varie stagioni ed ha avuto la fortuna – lo riconosce – di incrociare passaggi fondamentali della storia del paese che De Mita ha vissuto in prima persona. Il filo rosso del suo impegno politico è stato il popolarismo e l’elaborazione delle tesi di Sturzo a cui De Mita si avvicina pur «senza mai essere stato sturziano». E’ la testimonianza che il leader intende dare è quella dell’agire politico all’insegna del dialogo, del confronto senza la prevaricazione, la costruzione di un orizzonte che sia pensiero e soluzione possibile. E’ una lectio più che un intervento propriamente elettorale. A quello ci hanno pensato i candidati (Pino Rosato, Anna Nazzaro e Lella Mattia), mentre Giuseppe De Mita ha inquadrato la sfida politica dei Popolari. «La campagna elettorale – ha detto – inizia adesso. E noi dovremo essere bravi a portare avanti le nostre ragioni sempre con lo stesso atteggiamento: non dobbiamo mai genufletterci al potere come fanno gli altri». Eccolo il punto che De Mita tiene lungo tutto il suo intervento: l’autonomia di pensiero che porta alla rinuncia della posizione di potere quando non ci sono le condizioni per tutelare l’interesse generale. De Mita lo ricorda in occasione della sua esperienza da vicepresidente della giunta con Caldoro, «quando mi dimisi perché era venuto meno l’accordo che avevamo su Bisaccia e tornai in giunta soltanto quando fu riaperto Sant’Angelo».

Si parla di ospedali, di sanità e dunque chi meglio di Pino Rosato, capolista di Fare Democratico-Popolari, per parlarne. «Questa occasione ci ha consentito di riprendere un cammino, di riavvicinarci alla politica». E quindi si può immaginare di riavviare un percorso fatto di impegno, «dedicandomi a fare quello a cui ho dedicato tutto il mio tempo». Rosato immagina una sanità vicina al cittadino, molto presente sul territorio, «perché dovremo occuparci delle situazioni pre e post ospedaliere, della farmaceutica, della parte sociale che oggi è fondamentale. La sanità sul territorio va completamente ripensata con la medicina di prossimità«. Per troppo tempo – ha aggiunto  -la sanità ha guardato solo all’aspetto economico, ora si deve voltare pagina. «Per questo ho accettato questa sfida – ha detto l’ex dg del Moscati – credo di poter ancora essere utile e noi vogliamo rappresentare la nuova classe dirigente e fare politica usando il buonsenso. Se ci darete fiducia presidieremo la Regione e difenderemo l’Irpinia senza avere come obiettivo il calcolo per garantirci la rielezione».



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