“L’Ato rifiuti non può decidere sulle nostre teste. Ai sindaci l’onere della programmazione sui rifiuti” – IL CIRIACO

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Non una manifestazione contro, ma a favore. Non un no a prescindere, ma un sì a processi decisionali condivisi con le comunità. Il popolo del “No al biodigestore di Chianche, sì al Greco di Tufo” sfida il caldo torrido Piazza Libertà e riunisce associazioni, sindaci, organizzazioni di categoria, produttori e imprenditori vitivinicoli, presidenti delle Comunità Montane, dei Gal, delle Pro Loco. Una manifestazione annunciata da tempo, da quando cioè l’Ato rifiuti, rispondendo ad un’indicazione della Regione e facendo propria la disponibilità di Chianche data dal sindaco Carlo Grillo, ha dato il via libera definitivo alla realizzazione dell’impianto integrato di digestione anaerobica ed aerobica.

Ad aprire la manifestazione, Ranieri Popoli portavoce del coordinamento “Nessuno tocchi l’Irpinia”. «Con responsabilità e fermezza, diamo testimonianza della volontà di dialogare con le istituzioni. La nostra è una battaglia di civiltà che non riguarda solo Chianche o gli imprenditori del vino, a cui va il nostro più vivo ringraziamento, è un impegno perché si riconsideri un modo sbagliato di concepire il governo delle nostre aree. E cioè quello di pensare che si possono realizzare impianti industriali, di funzione pubblica sovracomunale, con bandi a chiamata o soluzioni tecnico burocratiche, che non tengono conto delle peculiarità dei territori e delle volontà delle popolazioni. Moralmente, politicamente, quanto accaduto è grave. Chiediamo che venga restituita all’assemblea dei sindaci la responsabilità di delineare la programmazione: non si possono riservare scelte così importanti a cinque fogli di algoritmi messi giù da una commissione tecnica che nulla ha a che vedere con il territorio».

In piazza fanno capolino anche moltissimi dei candidati alle elezioni regionali di tutti gli schieramenti (leggi qui l’attacco dell’Ato ai candidati), dal centro destra al centro sinistra, passando per Movimento cinque stelle e Terra. Ma sono gli imprenditori vitivinicoli i veri protagonisti della giornata che uno ad uno sfilano per lasciare simbolicamente le chiavi delle proprie aziende in un cesto posizionato sui cubi di cemento rovente della piazza. «E’ una vicenda che interessa tutta la comunità, inserita in una logica di sistema territorio – spiega Piero Mastroberardino, docente di Economia all’Università di Foggia, a capo dell’omonima storica azienda vitivinicola irpina conosciuta in tutto il mondo– abbiamo una provincia con risorse limitate, in un’area del Paese già svantaggiata, quindi ogni volta che si fa una scelta di insediamento di qualsiasi infrastruttura, bisogna stare attenti a non distruggere quel po’ di valore accumulato. Se abbiamo l’ambizione di qualificare alcuni territori a vocazione turistico ricettiva, naturalistico paesaggistica, in una provincia grande come l’Irpinia non credo non ci siano zone più adatte dell’area del Greco di Tufo per immaginare un biodigestore. Quella individuata è un’area che non risponde ai requisiti della normativa regionale. Al di là delle considerazioni tecniche e di pareri di esperti, è di tutta evidenza che una strada stretta e franosa, dove circolano le auto a senso unico alternato, è improponibile immaginare un flusso di grossi automezzi. Vedere mezzi in colonna che trasportano rifiuti, disincentiva qualsiasi forma di turismo. Siamo tutti consapevoli che già gli odori sono un fattore di inquinamento, vivo ad Atripalda e lo so bene essendo a due passi dallo Stir. Non vogliamo contrapporci a nessuno, ma chiamare tutti ad una riflessione collettiva: è pervicace e masochista insistere in una direzione opposta a quella della tutela e della valorizzazione delle risorse esistenti».

Un attacco insensato al territorio, secondo Stefano Di Marzo presidente del Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia. «L’Irpinia deve tornare alla sua antica vocazione che è quella di un’agricoltura di pregio, la viticoltura e la capacità attrattiva dal punto di vista enoturistico. Invece di riunirci e capire come spendere bene le risorse comunitarie, ci ritroviamo a dover parlare di come e dove mettere un impianto per lo smaltimento rifiuti. Chianche è una scelta inopportuna, poco visionaria di una politica che non ascolta i territori e cala le scelte dall’alto. Il presidente dell’Ato è in una situazione di chiara difficoltà perché, nel momento in cui associazioni, imprenditori, cittadini, amministratori, si sono schierati tutti dalla parte della ragione, dovrebbe avere il coraggio di fare un passo indietro. Rinunciare alla collocazione di Chianche, e trovare tutti insieme un sito alternativo al biodigestore».

Al fianco della piazza la parlamentare del Movimento cinque stelle Maria Pallini: «la scelta di localizzare un biodigestore nel Comune di Chianche penalizza fortemente un territorio che produce il rinomato Greco di Tufo, vino apprezzato in tutta Italia e non solo. L’Irpinia ha bisogno di essere valorizzata. Non si possono più accettare scelte calate dall’alto non rispondenti alle peculiarità e alle esigenze delle comunità».

Una battaglia che i sindaci della Valle del Sabato sposano e che, assicurano, porteranno avanti in tutte le sedi. Al sindaco del capoluogo Gianluca Festa, il compito di convocare le fasce tricolori dell’Ato. «Non ci stiamo a scelte imposte. L’assemblea dei sindaci è l’unico luogo deputato a prendere decisioni così importanti. Siamo noi – tuona Festa -che abbiamo ricevuto il mandato popolare per difendere, rappresentare e valorizzare le nostre comunità. Le questioni ambientali non hanno colore politico, convocheremo l’assemblea dei sindaci perché è giusto così e proveremo anche a riconvocare il cda dell’Ato rifiuti. Metteremo in campo tutte le azioni amministrative necessarie affinché la scelta di Chianche venga rivista e cambiata. Non è la battaglia contro qualcuno, l’ho spiegato a Tropeano, ma la sacrosanta richiesta di rivedere una scelta inopportuna. Oggi, a differenza del poco coraggio del passato, abbiamo colleghi sindaci che hanno individuato siti alternativi per ospitare il biodigestore. La Valle del Sabato ha già pagato il suo dazio ambientale, abbiamo già un sovraccarico di presenze industriali a volte anche inquinanti, e per i rifiuti abbiamo già dato con lo Stir. E’ importante chiudere il ciclo integrato dei rifiuti, ma altrettanto importante è cancellare la previsione del biodigestore a Chianche».

«L’Ato rifiuti deve comprendere che non si può amministrare un ente pubblico senza ascoltare i territori – rincara la dose il sindaco di Altavilla Mario Vanni– Chiediamo di essere coinvolti. Il ciclo dei rifiuti si può chiudere anche con le compostiere di comunità, il mio comune ha ottenuto un finanziamento regionale e a breve avremo due mini impianti. Un biodigestore, cioè un impianto di tipo industriale, va collocato in una zona idonea, non dove c’è un corridoio agricolo ecologico di primaria importanza per la produzione del Greco».

 



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