Il terremoto, il generale e i politici irpini

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Di Lello Venezia

“Anatema, anatema ti colga” inveiva Totò nel ruolo dello iettatore Rosario Chiarchiaro nel film “Questa è la vita” del 1954 promettendo sfortune a destra e a manca. La scena mi è ritornata in mente dopo aver letto il coro di improperi che i politici irpini hanno riservato al generale Francesco Paolo Figliuolo che ha avuto l’ardire, secondo loro, di commentare negativamente la gestione del dopoterremoto in Irpinia. “La Romagna non sarà un’altra Irpinia. Bisogna fare in maniera veloce, ma non affrettata – ha detto Figliuolo nel corso della sua audizione a Montecitorio alla Commissione Ambiente – In Romagna bisogna essere sicuri di dare a chi effettivamente ha avuto il danno. Io vengo dalla Basilicata e purtroppo nel terremoto che colpì negli anni 80 la Basilicata e l’Irpinia si assistette e fenomeni che qui sicuramente non capiteranno”. Apriti cielo. I politici irpini, alcuni dei quali 40 anni fa portavano ancora i calzoncini corti, si sono sentiti in dovere di intervenire per una sorta di “Lesa Maestà”. C’è chi ha parlato di “incauto paragone”, chi di “parole inopportune e fuori luogo”, chi di “uscita strampalata” e chi di “parole inaccettabili” per poi concludere, all’unisono, “Figliuolo chieda scusa all’Irpinia”. Ma mi chiedo: non è forse vero che nell’80 l’area del cratere fu incredibilmente allargata facendovi rientrare addirittura Napoli che subì il crollo di un solo palazzo (in via Stadera) già fatiscente? Non ha quindi ragione Figliuolo quando afferma che gli aiuti debbano raggiungere solo chi ha effettivamente subito il danno? E i prefabbricati leggeri diventati definitivi? E i Piani regolatori che hanno stravolto i paesi dell’Alta Irpinia? E i “buchi neri” ancora presenti in città e in altri centri della nostra Provincia. E, infine, le scuole ancora alle prese, dopo oltre 40 anni, con i problemi di sicurezza sismica? Come non essere allora d’accordo con il generale quando afferma che in Romagna non devono verificarsi queste storture. Invece di scagliare “anatemi” a Figliuolo, una simile levata di scudi e una solidarietà trasversale tra le forze politiche irpine sarebbe auspicabile, chessò, per la mancata inclusione dell’Irpinia nell’Alta Velocità, oppure per il mancato risarcimento per lo sfruttamento idrico delle nostre fonti: insomma per problemi seri e non certo per delle evidenze, se vogliamo anche banali, sui guasti del nostro dopoterremoto. L’impressione è che i nostri politici (oramai definitivamente fuori dal dibattito nazionale e regionale, ancora di più, fuori dalla stanza dei bottoni) testimonino e giustifichino la loro presenza intervenendo, anche fuori luogo, non appena qualcuno pronunci la parola “Irpinia”. Dobbiamo purtroppo rassegnarci perché, citando ancora una volta Totò, “democrazia significa che ognuno può dire tutte le fesserie che vuole”.


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