Il Pd e il congresso che verrà: l’area Petracca c’è e si vede, ma non è detto che sia un male – IL CIRIACO

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Eppur si muove, ma questa volta Galileo Galilei non c’entra nulla. Ciò che si sta muovendo, invece, sono pezzi del Pd che si preparano a celebrare, in un tempo certo non breve ma neanche destinato all’infinito, il congresso provinciale. Ed in vista di questo appuntamento, si spera finalmente celebrato senza tensioni pre e post voto, i posizionamenti cominciano a intravedersi in un orizzonte che resta ancora da definire completamente visto che si potrebbe anche passare da un nuovo tesseramento. In ogni caso ciò che prima era paragonabile ad un fiume carsico oggi comincia a venire pian piano in superficie come ha dimostrato il forum, svoltosi da remoto, sull’agricoltura. Dell’argomento si è discusso certo, ma non c’è stato intervento che non abbia sottolineato lo stato in cui si trova il partito e la necessità di voltare pagina. A questa insoddisfazione espressa in maniera così evidente ha contribuito certamente anche l’assenza, per un concomitante impegno, del commissario Aldo Cennamo, che in molti hanno letto come una fuga dal confronto. L’altro aspetto emerso con chiarezza è che, per quanto l’interessato continui a negare, un pezzo piuttosto considerevole del partito ha chiesto al consigliere regionale Maurizio Petracca di farsi carico di guidare il percorso che dovrebbe portare al nascita di un Pd nuovo, nei metodi e nel modo di rapportarsi al territorio oltre che nella proposta politica. L’invito a Petracca è arrivato più o meno da tutti, ma c’è stato anche chi, come il capogruppo dell’opposizione al comune capoluogo Luca Cipriano e soprattutto il sindaco di Montella, Rino Buonopane si è spinto anche oltre esortandolo a “rompere gli indugi”. In sostanza che gli piaccia o no adesso l’area Petracca c’è (magari preferisce chiamarla “movimento dei cento” come l’ha definito Cipriano) e non è detto che si la debba per forza catalogare come l’ennesima deriva personalistica. Nei partiti, infatti, correnti, aree e sensibilità, formatesi attorno ad un riferimento istituzionale sono sempre esistite e certo sono state finanche una ricchezza quando (poche volte a dire il vero) si sono contrapposte sulla strategia politica e su una piattaforma programmatica invece che mostrare i muscoli per conquistare la segreteria. Non è uno scandalo, dunque, parlare di area Petracca, il punto è piuttosto in che modo questo pezzo considerevole del Pd, che Petracca ha saputo aggregare con pazienza dalla nascita dell’associazione “Campania 2020”, passando per l’ingresso nel Pd con tanto di foto assieme a Zingaretti fino al plebiscito alle ultime regionali, intenda lavorare per costruire un partito autenticamente nuovo. Pur non sbilanciandosi più di tanto lo stesso consigliere regionale, il primo a sapere di non potersi tirare indietro rispetto a questo ruolo di riferimento, ha fatto capire che occorrerà muoversi tutti insieme e con la massima apertura possibile. Se infatti l’unico punto senza trattativa è rispetto delle regole, tutto il resto è possibile, a cominciare dal dialogo con quella parte del partito oggi più distante. Non si tratta di arrivare ad una finta unità, che peraltro non servirebbe a nulla se non a danneggiare ancor di più la credibilità del partito, quanto piuttosto di avviare un confronto sulla prospettiva di rilancio dell’azione politica del Pd, rendendolo attrattivo e, soprattutto, facendone un riferimento per le comunità dell’Irpinia. E’ qui che si misurerà l’effettiva capacità di riferimenti e aspiranti tali sapendo inoltre che lungo questo percorso ci saranno dei passaggi, il primo dei quali dovrebbe essere quello delle provinciali di marzo, ai quali il Pd non può permettersi di arrivare diviso o, peggio, lacerato. E sono questi passaggi, a Petracca non sfugge di certo, a determinare se l’area di questo o quel riferimento è qualcosa che può essere utile al partito o invece dare il colpo di grazia alla sua credibilità.



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