I due competitor occulti della campagna elettorale: il partito dei soldi e quello degli astensionisti

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AVELLINO – Per il momento il piatto che si offre agli elettori avellinesi è a tre portate: la squadra di Gianluca Festa; un centrodestra unito ma acefalo; un centrosinistra troppo parcellizzato dal cui campo largo, al momento, è uscito fuori solo un nome, Antonio Gengaro.

Il fronte degli amministratori uscenti ha imbracciato a piene mani l’orgoglio di quanto fatto negli ultimi cinque anni e ha annunciato di volersi ripresentare alle urne nonostante l’inchiesta che la magistratura ha avviato per verificare la corretta gestione degli appalti pubblici assegnati nell’ultimo anno (o giù di lì).

Poi c’è il fronte del centrodestra, che in maniera sorniona sta baloccandosi nell’idea che Festa e il centrosinistra si azzoppano da soli. Ma da qui, al momento, sono usciti solo nomi a vanvera, gettati sul tavolo e poi abbandonati a loro stessi: dal giornalista Rino Genovese al candidato sindaco di Primavera Meridionale Lazzaro Iandolo.

E infine il fronte ‘largo’ del centrosinistra, che si crogiola al sole del dibattito interno: ne fa un vanto di democraticità senza accorgersi che in realtà non partorisce un’idea programmatica abbastanza forte attorno alla quale compattare la coalizione.

E se stessimo sbagliando tutto? Siamo davvero sicuri che le Amministrative di giugno siano una battaglia tra questi tre fronti? Vuoi vedere che anche questa volta, dietro al fumoso affannarsi dei partiti, a decidere saranno altre due forze che agiscono dietro le quinte? Stiamo parlando di quelle forze che anno dopo anno stanno diventando sempre più sostanziose: da una parte ci sono i detentori del potere economico-finanziario e dall’altra gli astensionisti.

Soldi e sfiducia: in questo solco diabolico si consuma ormai inesorabilmente il percorso tra una consiliatura e l’altra.

Chi possiede aziende e liquidità si è ormai stabilmente insediato nel posto che prima apparteneva ai politici: ora sono questi ultimi a mettersi in fila per chiedere il sostegno necessario per essere eletti. E parallelamente, dall’estremo opposto della barricata, si ingrossano le fila di coloro che sono fuori dal sistema e che si sono ormai convinti che il proprio voto non serve a nulla. L’unico segnale visibile che questi “outsider” pensano di dare all’opinione pubblica è far salire ancora di più quell’orribile asticella che è la “percentuale dei non votanti”. Ma chiamarsi fuori dai giochi e lasciare il campo libero ai poteri forti è comunque e sempre una sconfitta.

Del resto come dargli torto? Come si può immaginare di scardinare i giochi dei potentati economico-finanziari della città se nemmeno il vento rivoluzionario dei primi Cinque Stelle riuscì a scalfire il loro peso? Come votare di nuovo le stesse persone che ci fanno divertire con gli eventi e poi finiscono sotto inchiesta? Come dare credito a chi, da destra e da sinistra, nemmeno di fronte ad un sindaco dimissionario riesce a proporre qualcosa di serio?

Quale mitica figura di eroe postmoderno dovrebbe affacciarsi sulla scena politica avellinese per contrastare efficacemente queste due forze ‘occulte’ che minacciano di fagocitare l’imminente voto avellinese di giugno 2024?

Tolto il metodo rivoluzionario, fallito, dei Cinque Stelle, e tolto il metodo ‘enjoy’, resta da vedere se qualcuno, tra destra e sinistra, si ergerà a portatore di una visione sana della missione politica. Perché è fuor di dubbio: nei partiti cittadini, liste civiche comprese, c’è sicuramente qualcuno che vorrebbe impegnarsi senza dare conto a questo o a quell’imprenditore. C’è sicuramente chi ha in mente una propria ideologia e una propria visione della città da ricostruire. C’è qualcuno che magari ci sta provando da tempo a far prevalere la buona politica, ma che fino ad oggi si è dovuto puntualmente scontrare contro il muro di gomma del ‘sistema’. Se a questi uomini-eroi arrivasse il sostegno del maggioritario partito degli astensionisti, la battaglia potrebbe cominciare…


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