Giovanni Terzi, quali gravi accuse portarono al suo arresto e alla detenzione in isolamento

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Giovanni Terzi è stato in carcere per tre mesi, ma quali furono le accuse che lo portarono all’arresto? Le parole lasciano di stucco.

Giovanni Terzi è al momento uno dei concorrenti di Ballando con le stelle, percorso che sta facendo in coppia con Giada Lini, lo stesso che sta portando avanti con il benestare del pubblico a casa, che settimana dopo settimana non manca mai di fare sentire il suo appoggio.

Giovanni Terzi foto Raiplay -ilciriaco.it

Ebbene, proprio nella puntata scorsa ha parlato del periodo più buio della sua vita, quello legato all’arresto e al trasferimento in carcere, luogo in cui è rimasto per tre mesi con una grave accusa che poi è stata completamente ribaltata in Cassazione, facendolo uscire pulito.

“Io non ho da dimostrare nulla riguardo al mio temperamento. Ho superato prove che mai avrei pensato di trovarmi ad affrontare. A trent’anni ho scoperto che tra la luce e l’ombra passa un istante” ha rivelato il giornalista. Ma quali furono i motivi che portarono all’arresto?

Giovanni Terzi: “Alle sei di mattina bussarono i Carabinieri per arrestarmi”

Per capire bene di che cosa stiamo parlando dobbiamo seguire il racconto di Giovanni Terzi che ci fa tornare indietro nel tempo a quel 13 Ottobre del 1998 quando il giornalista era Consigliere al Comune di Milano. Il suo arresto arrivò a seguito dell’accusa da parte della Procura di avere intascato una tangente da 250 milioni di lire, quando tre anni prima ricopriva il ruolo di Assessore ai lavori pubblico di Bresso.

Giovanni Terzi ricorda i giorni in carcere: il racconto spiazza
Giovanni Terzi foto Raiplay -ilciriaco.it

“Alle sei di mattina mi vennero a bussare i carabinieri a casa e mi arrestarono. Mi misero in isolamento giudiziario in questa cella piccola con uno spioncino. Non avevo nemmeno l’ora d’aria in comunità” ha raccontato nella clip di Ballando con le stelle e ancora: “Dopo 30 giorni la mattina presto vennero a prendermi, pensavo di essere liberato, invece mi trasferirono. Mi misero le manette a mani e piedi, scoppiai in un pianto pazzesco”.

In carcere rimase per un totale di settantacinque giorni fino al giorno della sentenza della Cassazione che riuscì a ribaltare in modo netto quello che era stato il giudizio della Procura che è stata poi accusata di avere agito in preda al delirio di onnipotenza. Una situazione che seppure passata ha sempre lasciato grande dolore per se stesso e per la sua famiglia che ha vissuto tutto insieme a lui.

“Penso ai miei genitori, o a mio figlio Ludovico che da allora si nascondeva sotto al letto ogni volta che suonava il campanello” ha confessato tra le lacrime.



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