Cassese: il vero pericolo non è il fascismo ma la scarsa partecipazione dei cittadini. Europa, garanzia di democrazia

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Dalle nuove sfide dell’Europa all’autonomia differenziata, dallo sviluppo del Mezzogiorno ai pericoli che vive oggi la politica di fronte alla sempre minore partecipazione dei cittadini. E’ uno sguardo sempre lucidissimo, capace di andare al di là dei luoghi comuni, quello di Sabino Cassese, professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa e Giudice emerito della Corte Costituzionale, ospite questa mattina del Centro di ricerca Guido Dorso, nella nuova sede della Casina del Principe, dove si è confrontato con gli studenti sull’idea di Europa. A introdurre l’incontro il presidente del Centro Dorso Luigi Fiorentino. A portare i propri saluti la dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Fiorella Pagliuca

L’Unione Europea, ricorda Cassese, è “l’esempio di un grande successo che ha presentato numerosi motivi di crisi ma è sempre riuscita a fare tesoro di queste crisi, facendone il punto di partenza del proprio sviluppo. Ecco perché l’Europa è stata paragonata a una bicicletta, per non cadere c’è bisogno di continuare a pedalare”. Non ha dubbi Cassese “I benefici sono di gran lunga superiori agli svantaggi, quanto conterebbe la nostra voce se non facessimo parte di un’unità più vasta? L’Europa ci consente di fare massa critica e tutelare meglio i nostri diritti così come di realizzare obiettivi più alti nel segno di istruzione e ricerca”. Di qui la necessità di rafforzare nelle nuove generazioni l’idea di Europa “incoraggiandoli a partecipare in maniera attiva alle opportunità che offre, dalla progettualità Erasmus alla formazione post universitaria garantita dall’Istituto Universitario Europeo”. Cassese non nasconde le contraddizioni che ancora caratterizzano l’Unione “dalla mancanza di politiche economiche coerenti alla difficoltà di definire strategie nella difesa comuni. Si continua a investire male e non congiuntamente e alcuni stati non vogliono rinunciare all’atomica. Fino alla difficoltà di conciliare le due teste dell’Europa, quella legata ai governi nazionali e ai rappresentanti eletti in Parlamento. I primi devono rispondere ai secondi o viceversa?”. Sottolinea con amarezza come “non esista ancora un sistema di comunicazione ad alta velocità che colleghi le capitali”. Ricorda come “l’Europa ha giocato un ruolo centrale nell’emergenza pandemica consentendoci di acquistare i vaccini, è un gigante sul piano regolatore ma è ancora un nano sul piano finanziario. Eppure, proprio indebitandosi, ha aperto una nuova strada, svolgendo una funzione redistributiva delle risorse a sostegno di chi deve fare i conti con difficoltà legate allo sviluppo”

Sull’autonomia differenziata sottolinea come potrebbe rappresentare un’opportunità ma nel rispetto della Costituzione “Se si realizza, come recita la Costituzione, una parificazione dei 237 livelli di prestazione individuati dal Comitato, garantendone il rispetto in maniera uniforme su tutto il territorio, si può immaginare una differenziazione dell’autonomia. Del resto, abbiamo già 5 regioni con statuti speciali, di qui la possibilità dell’affermarsi di best practice e dunque che qualcuno vada più avanti degli altri. Se oggi non ci sono le risorse dovranno esserci domani ma è chiaro che dobbiamo garantire il rispetto dell’articolo 81 della Costituzione relativo al bilancio”

Inevitabile, alla vigilia del 25 aprile, il riferimento ai valori di libertà e democrazia e ai presunti pericoli di nuove forme di fascismo sbandierate da tanti “E’ chiaro che il caso è stato enfatizzato troppo. Tutti dovrebbero leggere il libretto di Scurati ‘Populismo e fascismo” per comprendere meglio il senso delle sue parole. Scurati non parla di pericolo di fascismo, ricorda che il primo fascismo legato alla conquista del potere di Mussolini aveva una componente populistica, caratterizzata da violenza e seduzione. Il riferimento non è dunque alla riproduzione del fascismo come sistema autoritario ma alla sua componente populistica”. E sulla necessità da parte del presidente del Consiglio Meloni di dichiararsi antifascista “L’articolo 1 della legge 400 del 1988 impone al presidente del Consiglio e ai ministri di giurare sulla Costituzione, impegnandosi a rispettare le leggi dello stato. E’ la cosa più solenne che si possa fare. Non credete possa bastare?” chiede Cassese

“Il fascismo è un fatto storico finito – chiarisce – si tratta di capire la nuova realtà che caratterizza il presente, invece di pensare alla storia di 70 anni fa. Il rischio è che questa enfasi sulla lotta antifascista finisca per essere una cortina fumogena che impedisca di capire i veri pericoli del nostro tempo, come la tendenza alla verticalizzazione del potere e la decrescente partecipazione alle urne. Abbiamo cominciato la storia della Repubblica con una partecipazione del 93%, nelle ultime elezioni siamo scesi sotto il 50%. Ci troviamo di fronte ad una esigua partecipazione dei cittadini che si spiega con una carenza dell’offerta politica, con l’incapacità dei partiti di rispondere ai bisogni della collettività”

Spiega come “E’ chiaro che il Sud può ripartire da Europa e in parte si sta già avvalendo dei fondi speciali. La parola Mezzogiorno è stata cancellata dalla Costituzione dalla riforma del 2001, il compito dello sviluppo meridionale è, oggi, affidato alle Regioni e all’unione europea, a fondi speciale di coesione. Se non li utilizziamo bene è colpa nostra, non certo di altri”

E sulla questione morale “E’ un prerequisito, è come dire che uomini e donne devono avere due gambe, poi ci sono le questioni politiche, la questione morale non deve oscurare quelle politiche”.

Ad ascoltarlo, insieme agli studenti dei licei di Atripalda e Lacedonia, una folta platea, dal vicepresidente del Centro Dorso Nunzio Cignarella al coordinatore delle attività scientifiche Berardino Zoina, da Elisa Dorso, figlia del meridionalista al presidente del Cimarosa Achille Mottola, dal presidente Arpa Campania Stefano Sorvino al candidato sindaco del centrosinistra Antonio Gengaro.

 


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