Quel 30 per cento conteso tra destra e sinistra

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Proviamo a fare due calcoli. Alle scorse Amministrative, nel 2019, le 4 liste di Festa gli fecero registrare al primo turno un 28 per cento di preferenze. Meglio di Festa, fece la coalizione di centrosinistra, senza il campo largo, che racimolò oltre il 30 per cento. Sommando a questi voti quelli presi dalle altre formazioni che compongono, oggi, il cosiddetto campo largo, si potrebbe prefigurare addirittura una vittoria al primo turno: mettendo insieme le percentuali di Pd, Si, e M5S si supera infatti il 50 per cento.

Ma la politica non è matematica, tant’è vero che oggi nessuno crede che si potrà evitare il ballottaggio. La novità, rispetto a cinque anni fa, è Fratelli d’Italia, che nel frattempo è diventato partito di governo e che per di più è il partito che esprime il presidente del Consiglio. Una “spinta” che ha infatti portato Fdi a costruire una lista propria e ad annunciare di volersi presentare addirittura da sola. Molti dei voti che nel 2019 andarono a Festa potrebbero confluire ora nell’alveo del resto del centrodestra.

A partire dai due portatori di voti che cinque anni fa contribuirono, anche se in maniera minore, alla vittoria di Festa: Livio Petitto e, soprattutto, Angelo Antonio D’Agostino. Una bella fetta di quel 28 per cento che prese Festa al primo turno si sposterebbe quindi da quest’altra parte, probabilmente verso Rino Genovese che in quota civica mette insieme diverse associazioni. I Fratelli d’Italia di Ines Fruncillo e l’Udc di Gennaro Romei scelgono invece la corsa in solitaria.

Anche qui, a destra, non è immaginabile il raggiungimento del 50 per cento più uno: resta da capire chi riuscirà a guadagnarsi sul campo il diritto di competere per la fascia tricolore al secondo turno. Un discorso che, fino a questo punto, tiene fuori le aspirazioni degli amministratori uscenti: aspirazioni esplicitate con l’annuncio di voler ripresentare le due liste che furono di Festa, Davvero e Viva la Libertà, e con una lista che ha annunciato di voler fare la vicesindaca uscente, Laura Nargi. Tutto però pesantemente legato agli sviluppi della maxi inchiesta sugli appalti che ha causato lo scioglimento anticipato del consiglio comunale: proprio in queste ore, mentre scriviamo, il Riesame deciderà se attenuare o meno la misura cautelare che sta tenendo l’ex sindaco Festa ai domiciliari dal 18 aprile scorso. In molti sono pronti a scommettere che, in caso di scarcerazione, potrebbe addirittura decidere di ricandidarsi. O quantomeno potrebbe scendere in campo in prima persona per sostenere un progetto di “continuità amministrativa”, magari sostenendo la stessa Nargi o qualche altro nome meno coinvolto nella maxi inchiesta, come ad esempio quello dell’ex assessora Marianna Mazza.
Riepilogando: l’ago della bilancia resta quel 30 per cento di voti che portò Festa alla vittoria cinque anni fa. Un bottino pesante e ingombrante che nessuno, né a destra né a sinistra, rivendica, ma che è fondamentale per vincere. L’arte della persuasione, tanto cara al fu De Mita, starà tutta qui: convincere gli elettori di Festa a rinnegare il voto dato nel 2019 e a fare ammenda spostandosi sui due poli classici di centrodestra e centrosinistra. Tornare al classico perché il nuovo ha deluso. Come accadde con l’esplosione del Movimento Cinque Stelle: a livello nazionale prese il 33 per cento, conquistò la presidenza del Consiglio, ma poi naufragò.


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