Campanello, da 30 anni senza giustizia. La vedova: noi non ci arrendiamo e andiamo avanti.

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“Ci indigna profondamente che da oltre 30 anni ancora non siano stati assicurati alla giustizia gli assassini di Pasquale. Ma noi non ci fermiamo, andiamo avanti”. Lo sottolinea Antonietta Oliva, moglie di Pasquale Campanello, il sovrintendente della polizia petenziaria ucciso l’8 febbraio del 1993. Ricorda come “Libera ci sia stata vicina sin dall’inizio, quando tutti sembravano essersi dimenticati di Pasquale, un uomo che aveva dedicato la propria vita ai valori di inestà e giustizia, che aveva sacrificato la vita per il bene comune. Ogni giorno mi ripeto che se anche solo uno dei ragazzi che abbiamo incontrato nelle scuole ha scelto da che parte stare, se anche solo uno dei giovani agenti che entrano nel carcere di Ariano e leggono il suo nome continua a compiere il suo dovere abbiamo fatto memoria. Oggi esiste maggiore consapevolezza della presenza della mafie, sappiamo che le mafie uccidono meno ma non dobbiamo abbassare la guardia, la corruzione si è infiltrata nel tessuto socio-economico. Dobbiamo unire le forze per combatterla”. E’ quindi Mariano De Palma, referente regionale di Libera, a prendere la parola sottolineando come la ricerca di verità e giustizia riguardi la storia di tante vittime innocenti. Si è combattuta una guerra di camorra in territori troppo spesso silenti e conniventi ma in tanti hanno mantenuto la schiena diritta. Oggi dobbiamo fare i conti con i pericoli legati alle infiltrazioni e alla corruzione, la presenza dei clan è ormai consolidata non solo nel Vallo dei Lauro ma anche nella città di Avellino, ci sono piazze di spaccio, esiste il pericolo racket. Il nostro impegno è fare sì che le giovani generazioni agiscano per modificare la realtà delle cose. E’ un segnale importante che il processo al clan Partenio si svolga in città, significa essere coscienti dei traffici che ci sono e sui quali non si può abbassare la guardia”. A ricevere i riconoscimenti nel nome di Campanello Rosa Volpe Procuratrice ff DDA di Napoli, Anna Motta e Giuseppe Paciolla genitori di Mario Paciolla – funzionario ONU morto in Colombia, Luciana Delle Donne Made in Carcere, Michele Tartaglia Coordinatore Emporio solidale ECORE Atripalda (Ass. Don Tonino Bello). Sono i genitori di Mario Paciolla a sottolineare come “Vogliamo ridare dignità al nostro ragazzo anche se sappiamo che si tratta di un percorso difficile. Vogliamo verità e giustizia. Ecco perchè chiediamo alla collettività di restare al nostro fianco, di sostenerci, a partire dalla firma della petizione. Vogliamo creare una memoria collettiva. Non possiamo dimenticare che la sua morte è stata immediatamente derubricata come suicidio e tanti sono i nodi irrisolti”. Mentre Tartaglia, premiato per l’impegno instancabile al servizio degli ultimi, dal progetto “Diamoci una mano” portato avanti durante la pandemia alla sfida del primo emporio solidale, sottolinea la necessità di mettere in atto azioni che rispondano ai bisogni del territorio in continua evoluzione. A concludere l’incontro la proiezione del docufilm “Un giorno come tanti” di Giovanni Centrella presso il Circolo Arci Avionica.

Domani doppio appuntamento nelle scuole prima presso l’istituto agrario, scuola frequentata da Pasquale Campanello, e a seguire un incontro con gli studenti e le studentesse di Mercogliano.

A concludere la due giorni alle 12.30 a Torrette di Mercogliano ci sarà l’apposizione di una targa commemorativa nei pressi del luogo dell’omicidio.



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