Ambra Angiolini, il racconto del ricovero che l’ha salvata: da sola non poteva uscirne

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Un racconto a cuore aperto quello di Ambra Angiolini, che rivela come quel ricovero ospedaliero le abbia salvato davvero la vita

Classe 1977, Ambra Angiolini è oggi uno dei volti di X-Factor e, nel corso della sua vita, è stata attrice, cantante e anche conduttrice. Emersa ancora adolescente in Bulli e Pupe, un programma di Canale 5,  nel corso del tempo si è fatta conoscere soprattutto grazie a Non è la Rai, dove presenta anche la sua famosissima T’Appartengo, canzone cantata ancora oggi da intere generazioni. Nella sua vita, però, ha conosciuto anche il dolore: ecco le sue parole.

Ambra Angiolini, il racconto del ricovero: così si è salvata (ilciriaco.it / ansafoto)

Forte, sicura di sé e oggi finalmente felice e sana. Nella sua vita, però, Ambra Angiolini ha conosciuto anche il dolore e la difficoltà, che l’hanno messa a dura prova sia come donna che come professionista. Non ne ha mai avuto vergogna e ne ha sempre parlato: ecco con cosa ha combattuto per molti anni e come ne è uscita.

Ambra Angiolini, il racconto della sua lotta e il ricovero

Il mostro con il quale ha dovuto fare i conti Ambra Angiolini è quello della bulimia. Nel corso di un’intervista per Leggo, l’attrice ha parlato di questa malattia e di quanto ha dovuto lottare per uscirne. “Ho sofferto di bulimia. Ne sono uscita grazie alla radio, ma un po’ si resta bulimici per tutta la vita” ha ammesso, anche nel corso del programma radiofonico I Lunatici su Rai Radio 2. Per uscirne è stata fondamentale la vicinanza della sua famiglia, soprattutto del suo ex marito e dei suoi figli: è stata proprio la nascita di Jolanda, la primogenita avuta con Renga, a darle la forza di cambiare rotta.

Ambra Angiolini, il racconto del ricovero
Ambra Angiolini, il racconto del ricovero: l’ha davvero salvata, ecco perché (ilciriaco.it / ansafoto)

Nel percorso di riabilitazione, però, non è mancato un ricovero avvenuto nel 2010 per via di un crollo psicofisico importante, dovuto sia alla sua malattia che al lavoro incessante. Indispensabile, quindi, l’aderenza alla terapia consigliatole dai medici e l’impegno quotidiano, anche attraverso la vicinanza dei suoi affetti più cari.

La notte della rinascita, a suo dire, è stata quella nella quale sua figlia Jolanda per la prima volta ha dormito otto ore di fila. Non dormivo da 8 mesi. Quella notte non ho dormito perché non credevo al fatto che lei dormisse ha detto a Leggo, rivelando che da lì tutto è cambiato, anche in riferimento a sé stessa.



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