Al via la rassegna “Una boccata d’arte” curata da Ornaghi e Prestinari – IL CIRIACO

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L’incontro con gli artisti Valentina Ornaghi e Claudio Prestinari in occasione del sopralluogo per il progetto “Una boccata d’arte”, è avvenuto in una calda giornata di luglio. Il centro storico di Sant’Agata de’Goti si articola in una serie di strade secondarie che spesso conducono a piccole piazze con chiese, pur preservando la fisionomia urbanistica medievale. Via Roma è come il tronco degli aranci che incorniciano la scultura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e il Palazzo Vescovile in piazza Umberto I, da cui si diramano tutte le strade: le case, i palazzi, gli slarghi e le chiese costituiscono la sintesi di tutte le culture e i diversi periodi storici che hanno forgiato il borgo millenario.

Da piazza Trieste, dove si trovano i resti del Castello con l’affresco di Tommaso Giaquinto e la chiesa di San Menna, con il preziosissimo pavimento in opus sectile, si giunge fino alla finestra in stile catalano-aragonese del XV secolo, passando per il Duomo dedicato all’Assunta, con il pulpito ligneo di Domenico Tange e Iacomo Bonavita e le aiuole municipali. Il confine naturale, scavato con pazienza di millenni dal bulino sottile dei due affluenti dell’Isclero, il Riello e il Martorano, si alterna, in alcuni tratti, con fortificazioni artificiali in tufo grigio dell’ignimbrite campana.

Valentina e Claudio cercavano un luogo custodito, silenzioso, raccolto e raggiungibile solo dai visitatori più attenti, ai quali certo non potranno sfuggire le insegne originali di attività storiche trasformatesi negli anni e i materiali di reimpiego presenti un po’ ovunque. Un luogo in cui trovano significato e significante le parole dello storico dell’arte Cesare De Seta: «Io non m’auguro che carovane di turisti assaltino Sant’Agata, m’auguro solo che siano molti gli uomini che amano le cose belle, che sanno rispettare il silenzio, che hanno voglia di riposare e godere di un ozio balsamico. Posso dire che essi non saranno delusi».

Su piazza Municipio si affaccia, maestoso, palazzo San Francesco, sede della Casa Comunale e parte integrante, con la adiacente chiesa, di un antico complesso conventuale; a pochi passi, in via Asilo Infantile, l’ingresso secondario della sala ex cinema Italia di Sant’Agata de’Goti, oggi completamente ristrutturata e utilizzata come auditorium, e il cui ingresso principale si trova su via Roma, di fronte a Piazza Umberto I. A indicarlo restano l’insegna a rilievo CINEMA e una bacheca dove veniva pubblicata la programmazione. Il portone si apre su un raccolto chiostro a luce naturale, con al centro una palma, dal quale si accede alle sale interne.

È questo silenzioso e appartato luogo, invisibile ai più, che si offre a Valentina e Claudio per creare un legame, unico e collettivo, tra lo spazio, l’opera d’arte e il pubblico. Sant’Agata de’Goti, nel cuore del Sannio, in provincia di Benevento, è lieta di dare il benvenuto a “Una boccata d’arte” progetto d’arte  contemporanea, diffuso e corale, realizzato da Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua.

“Ho conosciuto Valentina e Claudio nel 2018, in occasione della loro mostra personale a San Gimignano, in uno degli spazi di Galleria Continua”, spiega Serena Guarino, Referente del progetto Una boccata d’arte 2020 per il Comune di Sant’Agata de’Goti

“Quando ci siamo rivisti a Sant’Agata de’ Goti per il progetto Una boccata d’arte, siamo
stati subito pervasi da un senso di disorientamento e attesa – prosegue Guarino. In alto, embrici maiolicati giallo-grano e verde-prato sulle cupole luccicanti; per strada, anelli a muro in ferro battuto e bocche di lupo che si affacciano su antiche cisterne e cantine tufacee in profondità. La vista dal Ponte Romano rivela sia il fossato naturale che accoglie il letto del Martorano, sia il livello sotterraneo del borgo. Il Duomo intitolato all’Assunta oggi conserva un repertorio di materiali di recupero, o di fortuna, come i capitelli della cripta, di maestranza romanica normanna. Uno diverso dall’altro per motivi decorativi, epoca e dimensioni, il capitello distinto dai motivi geometrici a chiasma, è ripreso nel suo gioco chiaroscurale anche sulla base della scultura Eclisse”.

“Il chiostro dell’ex cinema storico di Sant’Agata sembra essere incolume dagli eventi esterni, anche se una volta doveva essere il cuore pulsante dell’attività cittadina, trovandosi al centro di uffici postali attivi di giorno, e il cinema, frequentato di notte -aggiunge Guarino. La palma che erge robusta, eppure arida, al centro, ci riporta in un tempo in cui le persone, distratte, solevano sostare o transitarvi intorno. L’intreccio di relazioni tra Vittoria, la protagonista del film L’eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni, prima col compagno architetto, poi con Piero, un agente di cambio, è smaltato da un’apparente carenza di interesse e coinvolgimento reciproco. L’architettura imponente e severa che funge da scenografia del film, caratteristica del quartiere EUR, lascia riecheggiare
la difficoltà di intesa, la barriera invalicabile dell’incomunicabilità tra i personaggi”.

“Una barriera fredda, eppure sottile, fragile, trasparente come il vetro attraverso cui
Vittoria e Piero si scambiano un bacio. L’altra qualità del vetro è data dal fatto di essere
riflettente: i due busti sulla sommità del piedistallo, in Eclisse, altro non sono che l’uno il
risvolto, la proiezione tangibile dell’altro – spiega Guarino. Come in un ballo a due, l’equilibrio vige tra i due ballerini, invisibile, in un dialogo, in un andirivieni teso a chiarificarsi sempre più. Il testo per la colonna sonora composta da Giovanni Fusco, musicista nativo di Sant’Agata, cantata da Mina, è del regista stesso il quale usa lo pseudonimo di Ammonio:

Le nuvole e la luna
Ispirano gli amanti
Sì, ma per tanti,
Compreso me,
è ti – p – i – o – logico
Il vero amore
è zo – o – ologico
Fin dentro il cuor.
La radioattività
Un brivido mi dà
Ma tu, ma tu
Di più, di più.
E’ ti – p – i – o – logico
Il vero amore
è zo – o – ologico
Fin dentro il cuor.
La radioattività
Un brivido mi dà
Ma tu, ma tu
Di più, di più.



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