Vetrano, l’impegno per il Cile dopo il golpe di Pinochet

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di Paolo Speranza

Nel cinquantesimo anniversario del colpo di stato militare in Cile che l’11 settembre 1973 pose fine tragicamente alla presidenza democratica di Salvador Allende e avviò la brutale dittatura di Augusto Pinochet è doveroso ricordare il ruolo importante di due intellettuali irpini a favore del Cile antifascista: il direttore di “CinemaSud” Camillo Marino (di cui parleremo in una prossima iniziativa pubblica sulla cultura e il cinema cileno) e Stefano Vetrano, due volte deputato e poi sindaco di Baiano dopo una lunga militanza ai vertici del Pci e della Cgil in provincia di Avellino e due legislature in Consiglio Provinciale.

Sull’impegno per il Cile democratico, come esponente della Commissione Esteri del Pci, Vetrano si sofferma ampiamente nel libro L’azione delle idee, edito nel 2003 da Mephite a cura di chi scrive. Ecco i passi salienti di quel capitolo della lunga intervista che costituisce il filo conduttore del volume:

 La dimensione internazionale del suo impegno, però, si è concretizzata soprattutto negli anni ’70, dopo le due legislature da deputato, quando passò da Montecitorio a Botteghe Oscure. Come descrivere quel periodo?

 Come il più intenso e gratificante, unitamente alle lotte sindacali, di tutta la mia vita politica. Cominciò nel ’76, quando il partito mi chiamò come collaboratore politico presso la direzione nazionale, alla sezione Esteri, al primo piano di via delle Botteghe Oscure, diretta da Sergio Segre e poi da Antonio Rubbi, dove rimasi fino al dicembre del ’79. Per me, ripeto, forse sono stati gli anni migliori del mio lavoro politico. Il mio compito era quello di coordinare le associazioni di amicizia (già sperimentato alla presidenza di Italia-Romania) e successivamente i rapporti con i partiti “fratelli” dell’America Latina. Di questa attività riferivo a Sergio Segre, che a sua volta rispondeva a Giancarlo Pajetta, e inoltre stilavo i verbali delle nostre iniziative e partecipavo ai frequenti incontri ufficiali tra i dirigenti comunisti dell’America centro-meridionale ed Enrico Berlinguer.

Questa attività politica mi ha consentito anche di conoscere e frequentare personalità di rilievo della sinistra sudamericana, ma anche della cultura e dell’arte. Con qualcuno di loro ho avuto rapporti di cordiale e sincera amicizia: primo fra tutti Luis Corvalan, l’autorevolissimo segretario del partito comunista cileno, famoso in tutto il mondo come sostenitore di Salvator Allende e tenace oppositore del dittatore Pinochet. Il Pci usava nei suoi confronti un trattamento di riguardo: mentre agli altri capi comunisti stranieri (uruguayani, argentini, brasiliani o messicani) era riservata una stanza d’albergo in via dei Gracchi, nell’hotel dei costruttori “rossi” Alfio e Alvaro Marchini, per Corvalan si aprirono le porte della celebre scuola di formazione politica alle Frattocchie, a Genzano, nella cosiddetta “villa Togliatti”. Io l’ho accompagnato nelle sue frequenti visite nel nostro paese e sono rimasto a lungo in contatto con lui. Sempre a proposito del Cile, avevo rapporti assidui e amichevoli anche con gli Inti Illimani, e mi fu affidato il coordinamento organizzativo di un’importante manifestazione in memoria di Pablo Neruda.

Ce ne parli…

 Con lo scrittore e poeta cileno Volodia Teitelboin e con il responsabile del partito comunista cileno, Luis Guastavino, che era in rapporti settimanali con me, concordammo, nell’autunno del 1977, di tenere alcune manifestazioni di solidarietà con il Cile. A queste iniziative associammo l’attività dell’Associazione Italia-Cile che era presieduta dal prof. Ignazio Delogu.

Il piano di lavoro prevedeva una manifestazione a Firenze presso Palazzo Vecchio sul tema: “Le città del mondo per il Cile”, e quindi una grande manifestazione di massa per esprimere la solidarietà del popolo italiano per il Cile. A Firenze la manifestazione si svolse nei giorni 21 e 22 gennaio nella Sala dei Cinquecento e vi parteciparono Sindaci ed amministratori comunali di alcune città francesi ed inglesi, i sindaci di Salonicco, Amsterdam, Sofia, Budapest, Vienna, Praga e di alcune città americane come Detroit e Los Angeles; parteciparono anche amministratori comunali delle città italiane medaglie d’oro della Resistenza.

A Napoli, in un pomeriggio di metà marzo, ebbe luogo presso il Palazzetto dello Sport una imponente manifestazione di massa con la piena partecipazione dell’Amministrazione Comunale cittadina e del Sindaco Maurizio Valenzi, delle forze politiche democratiche e di migliaia di giovani e ragazze che applaudirono lo spettacolo offerto dal gruppo musicale degli Inti Illimani, che in quel periodo risiedevano a Genzano, in provincia di Roma.

Il successo di queste manifestazioni di solidarietà indusse me, il prof. Delogu e i compagni cileni Guastavino e Teitelboin a programmare un incontro internazionale di scrittori e letterati latino-americani, italiani ed europei per ricordare nel quarto anniversario della morte Pablo Neruda. Parlai di questa iniziativa al Sindaco di Napoli e ad alcuni professori dell’Università, in particolare con la prof.ssa Alessandra Riccio. Il prof. Delogu, a sua volta, ebbe incontri con docenti universitari italiani e con il prof. Dario Puccini, illustre ispanista, e lo stesso fece il Maestro Luigi Nono. Si decise di onorare il grande poeta cileno con l’apposizione di una lapide recante la bella poesia A Matilde del Canto d’amore su di un muretto di via Tragara a Capri e di tenere un convegno letterario sull’opera e la poesia di Neruda nella Certosa dell’isola, dove aveva vissuto alcuni anni in esilio.

 


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