una storia di scelte incompresibili, emblema dell’industria in Irpinia – Corriere dell’Irpinia

0
12


La Novolegno è lì, non se ne è mai andata. Un colosso di ferro e lamiere. L’impianto di lavorazione del legno, produttore dei pannelli mdf, è ormai una cattedrale nel deserto e il Gruppo Fantoni un lontano ricordo. Eppure dall’addio all’Irpinia sono passati solo 4 anni. Una fuga rocambolesca nonostante un legame con il territorio risalente al 1980.

Ascesa e declino di un gruppo imprenditoriale che in quegli anni sbarca a Montefredane facendo della Novolegno uno dei più importanti poli della lavorazione del legname. L’azienda ha operato sul territorio irpino fino al 2019 quando, a seguito di un periodo di crisi occupazionale, i vertici friulani optarono per la scelta peggiore: chiudere lo stabilimento. “Il mercato era in peggioramento e la chiusura necessaria e impronosticabile”, questa la motivazione fornita all’epoca dal consigliere di amministrazione Giorgio Barzazi.

Si apre la vertenza, la battaglia sindacale parte, ma l’arrivo della pandemia da Covid-19 mette definitivamente la parola fine all’esperienza della fabbrica friulana in Irpinia.

105 operai restano senza lavoro e senza risposte. Ad oggi molti di loro hanno trovato un’altra occupazione, la Novolegno è dismessa. Ma come se la passa il Gruppo Fantoni?

Il 2022, uno degli anni più duri per l’economia europea a causa della guerra in Ucraina, è un anno alquanto positivo per gli imprenditori friulani. Il fatturato consolidato fa registrare un +524 milioni di euro, un incremento del 25% rispetto all’anno precedente.

Ma c’è di più. Nonostante una decisa spinta inflattiva, e i tassi svantaggiosi decisi dalla Bce, Giovanni Fantoni, che insieme a Paolo Fantoni guida l’azienda di famiglia, conferma il piano di investimenti che nei prossimi due anni – 2024 e 2025 – prevede interventi per 35 milioni di euro, che si vanno ad aggiungere ai 250 milioni già impegnati negli ultimi sei anni. Un gruppo imprenditoriale in salute e in costante crescita.

Per la riconversione dello stabilimento erano state formulate numerose ipotesi. Dall’industria irpina del legno a un rilancio ecosostenibile di Pianodardine e dell’area industriale della Valle del Sabato. Ipotesi, per l’appunto.

Quello che resta è solo un memento mori di scelte imprenditoriali incomprensibili di un gruppo imprenditoriale che ha sì lasciato, ma raddoppiato. Nel torpore generale di una politica locale che non incide più, agitandosi in slanci di recupero fuori tempo massimo.



Source link

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here