Trevico rende omaggio a Ettore Scola nell’anniversario della nascita

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Rende omaggio al regista Ettore Scola nell’anniversario della nascita, in occasione del VII Ciak, l’associazione IrpiniaMia. La comunità di Trevico si confronterà a palazzo Scola, sua casa natale, con Rossano Vittori, poeta, scrittore e regista livornese che ha frequentato Ettore Scola durante la lavorazione del film “La famiglia”. Insieme a Pier Marco De Santi, Vittori è autore del primo libro su Scola intitolato “I film di Ettore Scola”.

A prendere parte al confronto Silvia Scola, figlia del grande regista e Presidente Onoraria di IrpiniaMia e Paolo Speranza, storico del cinema, da sempre amico e sostenitore dell’Associazione.  Sarà l’occasione per ribadire il legame forte di Ettore Scola, uno degli ultimi maestri del cinema italiano con il paese natale Trevico. Con i suoi capolavori, da “C’eravamo tanti amati” a “Una giornata particolare” a “La terrazza”, ha raccontato l’Italia che si riscattava dal fascismo e cercava di dimenticare la guerra.

Era lo stesso regista a raccontare come fosse scolpita nella sua memoria l’immagine del primo film visto nella piazza di Trevico “Sono nato in un piccolo paese di montagna di seicento abitanti dove ogni anno un camion portava il cinema. La prima volta avevo solo quattro anni ed ero impaziente di arrivare in piazza con lo sgabello dove sedere per assistere allo spettacolo. Soffiava un vento forte e freddo, il telone issato nel centro del paese sbatteva come una vela. Il movimento si estendeva dallo schermo al film, ma non dava fastidio, era un elemento in più. Si proiettava “Fra’ Diavolo” con Laurel e Hardy nelle parti di Stanlio e Olio. Nessuno rideva, tale era la sacralità della cerimonia, tutti se ne stvano protesi, attenti, quasi preoccupati, ridere sarebbe sembrato un dileggio. Il primo spettacolo cinematografico al quale ho assistito è stato un film comico con spettatori seri, che poi è anche la cifra del mio cinema: satirico, umoristico, ma nel fondo serio”. Un legame forte, quello con Trevico, dove cercava sempre di tornare. A ricordare quel legame è oggi Palazzo Scola, diventato un vero centro culturale

 


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