Trapanese: la diversa abilità diventi un’opportunità. In una città come Avellino è ancora possibile prendersi cura gli uni degli altri

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“La diversa abilità continua ad essere considerata un problema e non un’opportunità. Mentre è chiaro che c’è bisogno di un cambio di prospettiva, di aprire le menti delle persone, vincere pregiudizi e continuare a parlarne”. Lo sottolinea con forza Luca Trapanese, assessore al welfare di Napoli, papà della piccola Alba, dolcissima bimba down che ha scelto di adottare, unico genitore single in Italia, ospite questo pomeriggio al Circolo della stampa.  Un incontro salutato da un bagno di folla promosso da Sara Spiniello nel segno dell’inclusione. Punto di partenza la presentazione del libro di Trapanese “Non chiedermi chi sono” che affronta il tema del disagio mentale “E’ un romanzo – spiega Luca – che nasce da una storia vera, quella di un ragazzo con problemi mentali che ho incontrato alla fine del liceo. Volevo fare volontariato. Dopo essere stato a Lourdes e in India, il mio parroco mi propose di prendermi cura di un ragazzo caduto in una forte depressione dopo essere stato lasciato dalla fidanzata e la dura prova di un concorso in magistratura. Apparteneva ad una famiglia bene di Napoli che vedeva quel figlio come un male da nascondere, come un marchio di cui vergognarsi. Nel romanzo, nel momento in cui Livio si confronta con Vittorio, il ragazzo che vive il disagio, cerca di vedere la persona, al di là della disabilità, di entrare nel suo mondo. Un disagio, quello mentale, che si fa ancora fatica ad affrontare, bisogna fare i conti con la solitudine delle famiglie troppo spesso impreparate, non ci sono servizi, non ci sono centri di accompagnamento. Diventa difficilissimo favorire l’inserimento di queste persone nella società”.

A chi gli ripete che è un supereroe replica che “Non c’è nulla di straordinario nella mia adozione di Alba, se non il superamento di quegli ostacoli che non garantiscono a tutti la possibilità di adottare. Ci troviamo di fronte ad una legge ferma al 1983. Gli stessi bambini diversamente abili fanno fatica ad essere considerati una possibilità rispetto alle adozioni. E’chiaro che è un problema culturale. Facciamo fatica a relazionarci con chi è diversamente abile, perchè siamo diseducati a farlo, c’è bisogno di una presa in carico diversa. Considero la mia una famiglia come tante perchè al centro c’è l’amore, straordinaria come è quella di tutti. Ho voluto raccontare la storia mia e di Alba per sfatare i troppi luoghi comuni che l’avevano accompagnata, dall’idea che fosse stata abbandonata dalla madre quando invece era stata affidata alle cure dell’ospedale alle famiglie che l’avevano rifiutata semplicemente, perchè non si sentivano pronte ad accoglierla”.

Racconta il suo legame forte con Monteverde “Stiamo portando avanti un progetto di inclusione con la nostra onlus anche perchè lì c’è un nostro immobile. Io e Alba amiamo moltissimo Monteverde. E’ un’esperienza di inclusione incredibile, nel segno dell’abbattimento delle barriere. Il sindaco ha portato avanti un lavoro bellissimo, raccontando Monteverde come il paese dell’accoglienza”. Sull’esperienza portata avanti al Comune di Napoli spiega come “Stiamo ricostruendo una visione del welfare, stiamo promuovendo tantissimi progetti utilizzando tutti i fondi inimmaginabili. Napoli è una città bellissima, ha un milione di abitanti ed il lavoro enorme. Una città fortemente legata all’Irpinia se è vero che la segretaria comunale è un’avellinese, Monica Cinque”.

Ribadisce l’importanza di aprire un centro per l’autismo in città “L’autismo continua ad essere un tema poco trattato, anche a Napoli le strutture per i pazienti autistici sono poche, ecco perchè bisogna lavorare a questo progetto e aprire quanto prima questo centro”. Sottolinea come la battaglia sul piano dei diritti è ancora lunga “Dobbiamo difendere il diritto di tutti di essere padre o di poter scegliere di non essere madre. Sento ancora parlare di famiglia tradizionale da parte di esponenti politici che incarnano l’esatto opposto di quella che intendono per famiglia tradizionale”. Spiega come “in una piccola città come Avellino esiste ancora la dimensione del villaggio in cui c’è l’idea del prendersi cura gli uni degli altri, cosa che non c’è più a Napoli”. Ricorda il rapporto forte con la fede “Quando ho detto alla mia famiglia di essere omosessuale, mi hanno risposto che a loro bastava che fossi sincero e fossi me stesso. Anche il mio parroco mi ha detto che non c’era nulla di sbagliato in ciò che ero, io ero a immagine e somiglianza di Dio, ognuno è perfetto così come è, ma troppi giovani continuano a vivere la dimensione del rifiuto e fanno fatica ad accettarsi”

A portare il proprio contributo la Senatrice Alessandra Maiorino, in collegamento, che si sofferma sullo “scarso sostegno che arriva dal governo a chi soffre di una patologia mentale, con investimenti pari al 3% della spesa sanitaria in una società in cui il disturbo mentale è in forte crescita a causa dell’impossibilità di confrontarsi con modelli irraggiungibili. Penso all’importanza di un presidio psicologico in ogni istituto”.  E ricorda la battaglia da portare avanti perchè le adozioni siano aperte a tutti, non solo alle coppie sposate. Antonella Valente, pedagogista, sottolinea come il problema mentale non può ricadere solo sulle spalle della famiglia, c’è bisogno di portare avanti con le amministrazioni comunali progetti di vita indipendente, legati al dopo di noi e spiega come la relazione terapeutica può nascere solo dall’incontro umana. Adriana Guerriero pone l’accento sulla sua esperienza di attivista che l’ha condotta ad entrare in politica.  L’avvocato Gerardo Di Martino, Consigliere Ordine degli Avvocati di Avellino sottolinea la capacità dell’autore di sviscerare con acume un problema come quello legato alla salute mentale.


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