Tra missili e nuove povertà

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L’ Italia è una straordinaria nazione con una mediocre classe dirigente. Marisa De Silva ha 87 anni, vive da sola con i suoi ricordi. E’ in povertà. In un cassetto di un vecchio armadio ha custodito pochi risparmi dopo anni di dura fatica. Ne prende una parte, li infila in una busta e corre dal parroco perché possa mandarli al popolo ucraino. Sono tante le vicende come questa. Dal Nord al Sud. Nelle metropoli e nei più piccoli Comuni. Ed è questa l’Italia dei cittadini dal grande cuore, della solidarietà che unisce. L’Italia dei migranti in mezzo al mare, dei rifugiati, dei profughi che oggi fuggono dall’Ucraina contro la mania di grandezza di un irriducibile guerrafondaio. Ed è l’Italia nella quale la sofferenza economica non è assolutamente assente. Lo si capisce in questi giorni dall’indiscriminato aumento dei prezzi. L’angoscia della guerra spinge le persone a svuotare i negozi alimentari. La benzina è oggetto di un rincaro speculativo senza controlli. Dietro l’angolo c’è chi soffia sul fuoco per anticipare quella che potrebbe essere, augurandoci che non sia così, un’economia di guerra con il proliferare del mercato nero. Da questo punto di vista la classe politica italiana sconta ritardi e perplessità. Un intervento deciso per affrontare questa ennesima emergenza viene richiesto dalle folle che scendono in piazza, che pur testimoniando vicinanza al popolo ucraino, chiedono al governo Draghi più attenzione per il ceto medio e le fasce di nuova povertà. Nella complessità dei problemi irrisolti restano le immagini della crudeltà e del genocidio che giungono da Kiev e dintorni. Bambini massacrati, ospedali bombardati, città distrutte, famiglie spezzate, persone che alimentano un esodo di sconvolgenti proporzioni. Le grandi fatiche per conquistare democrazia e libertà soppiantate dalla follia lucida del terrorista del XXI secolo: Vladimir Putin.

di Gianni Festa



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