Tra Australia e Irpinia: Nicola Charlesworth e Kim Stanek alla Dutch Design Week di Eindhoven – IL CIRIACO

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Si sono appena chiusi i battenti della Dutch Design Week, l’annuale e importantissimo salone del design che si svolge ogni anno nella città di Eindhoven; tra le tante meravigliose opere esposte in quella che è una delle più importanti manifestazioni del settore in Europa, c’è stato anche spazio per un talento di origine irpina.

Nicola Charlesworth e Kim Stanek di Object Density con Lens Luminaire

Grande successo ha infatti riscosso l’installazione dal titolo “Lens Luminaire” realizzata dalla giovane designer Nicola Charlesworth in tandem con il suo compagno di vita e di lavoro Kim Stanek. Australiani, entrambi ventisettenni, Nicola e Kim hanno studiato entrambi presso lo UTS University of Technology di Sydney, Nicola ha poi proseguito per un anno a Londra al College of Royal Arts, mentre Kim metteva a punto la passione per la fotografia (rigorosamente su pellicola) e per il surf, sport per il quale ama disegnare tavole e accessori.

Mentre la passione per il design cresceva e con essa l’impegno ambientalista, i due infatti usano molto spesso materiali di recupero o sostenibili, i due giovani australiani hanno deciso di venire a respirare l’aria dell’Italia, terra natale della famiglia di Nicola che, infatti, è per parte di padre di origine inglese e per parte di madre, Antonietta Russoniello, originaria di Sant’Andrea di Conza. Scopo della missione, ovviamente, era anche conoscere da vicino le capacità degli artigiani italiani, la loro sapienza, le tecniche di un mondo antico capace di creare pezzi unici, vere opere d’arte, anche per gli oggetti di uso quotidiano. 

In questo loro viaggio, dopo le canoniche tappe a Milano, la patria italiana del design d’autore, Firenze e subito prima di stabilirsi a Eindhoven, approdo finale del loro viaggio in Europa, Nicola e Kim hanno trascorso un periodo in Irpinia, a Sant’Andrea e ad Avellino dove hanno conosciuto un artista che è per loro stato fonte di ispirazione: Giuseppe Rubicco, il maestro del vetro.

“L’opera “Lens Luminaire” è nata osservando il laboratorio di un oculista olandese – spiegano Nicola e Kim –  e dalla scoperta di tante lenti ottiche che erano ormai prodotti di scarto. Abbiamo perciò contestualizzato quelle lenti, quel prodotto, nella storia dell’edificio che era il quartier generale della società di elettronica Phillips. Questa ricerca si è combinata in modo tale da influenzare la forma complessiva dell’opera, lo stile di costruzione e i dettagli della luce finale. Il lavoro è realizzato con una combinazione di ottone tagliato al laser e grezzo, che abbiamo lavorato, rifinito e laccato a mano. Ogni lente è stata anche tagliata da noi per fornire le fessure per il montaggio sull’ottone. Per adesso immaginiamo “Lens Luminaire” collocato in una galleria d’arte o in qualche luogo pubblico, per il suo messaggio che parla di riciclo e riuso creativo ma anche di ricerca di forme inedite di bellezza, in futuro speriamo di realizzare versioni più piccole tali da poter essere anche ospitate nelle case delle persone”. 

Il M° Rubicco con Nicola Charlesworth e Kim Stanek

Se l’Olanda è il luogo che hanno scelto per motivi di lavoro, l’Italia resta nel cuore della giovane italo-australiana che infatti ricorda: “Prima di arrivare a Eindhoven da Sidney, siamo stati a visitare la famiglia a Sant’Andrea, abbiamo visitato l’Irpinia con i suoi paesi e la campagna intorno. Nel corso di questo periodo l’incontro con il M° Giuseppe Rubicco è stato speciale, ci ha mostrato il suo lavoro e raccontato i suoi segreti del mestiere nel suo atelier vicino al Duomo di Avellino. Noi siamo molto affascinanti dal vetro e lo usiamo moltissimo nei nostri lavori, vedere tanto amore ed esperienza con questo materiale ci ha veramente ispirato ed incoraggiato a condividere con lui l’idea di usare le lenti ottiche per la loro capacità di interagire in modo particolare con la luce. Speriamo davvero di poterlo incontrare di nuovo in futuro e scoprire così nuovi angoli dell’Irpinia e della Campania”. 



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