Sull’Irpinia Express alla scoperta di Cairano tra paesaggi mozzafiato e tipicità. Prossima tappa Montemiletto

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Le “Aln 668” restaurate e destinate all’ Irpinia Express sono dei gioiellini che predispongono al meglio chi sale su di esse ed intraprende quest’avventura.

Quelle del 4 giugno erano brulicanti di vita, piene di storie da ascoltare e da vivere, da sciogliere ed intrecciare con persone conosciute e volti nuovi e, per quanto mi riguarda, riprendere confidenza con un’attività che mi sta molto a cuore. C’è da essere semplicemente orgogliosi nel rimembrare il ruolo attivo nella vicenda dell’associazione In_Loco_Motivi che dal 2010 si è “s-battuta” nel portare avanti una guerra che sembrava essere persa in partenza, che ha visto battaglie vinte e perse e che oggi vive di treni che viaggiano, qualche volta sold out, ogni fine settimana per far giungere i viaggiatori nei luoghi remoti dell’Irpinia lontani, ingiustamente, dai circuiti turistici regionali. Il discorso sarebbe ampio e complesso e non è questa la sede quindi largo a quanto accaduto ieri.

L’arrivo di buon ora in stazione è sempre qualcosa di bello. Saltare giù dal letto di domenica mattina non è cosa da poco ma quando hai le giuste motivazioni e l’entusiasmo diventa quasi naturale. Già dalle 8.00 i primi viaggiatori si sono affacciati sulla banchina del binario 3 con volti assonnati di genitori con passeggini e tanti ragazzi dagli occhi luminosi. Le persone più “grandi” arrivano con calma ed hanno l’aspetto di chi ha solo voglia di accomodarsi e rilassarsi sotto il lento incedere delle due carrozze. Oggi siamo pieni e chi questa linea la conosce sa bene che sarebbe complicato allungare il convoglio per trasportare più persone, meglio prenotarsi per un’altra domenica.

Alle 8.30 il fischio impetuoso del capotreno (che aspetta giusto altri due minuti) saluta la partenza. Faccio un andirivieni tra i vagoni per vedere se c’è qualche altro amico oltre quelli che hanno deciso di seguirmi oggi e per incrociare gli occhi sorridenti degli altri che ancora sono intenti a sistemarsi alla meglio per godersi la tratta. Indosso la pettorina di Fondazione Fs quindi sono esposto alla raffica di domande di ogni genere da parte di grandi e piccini che vogliono sapere di tutto.

Con grande piacere a bordo c’è anche Pietro Mitrione che, come di consueto, illustra nei minimi dettagli il territorio che stiamo attraversando condito da informazioni tecniche sulla linea ferroviaria tra lunghezze, pendenze, date di apertura e quant’altro possa contribuire a far capire che stiamo viaggiando su una ferrovia monumentale, bene culturale tutelato dal Ministero. Per la giornata odierna era prevista una degustazione a bordo che ha visto aderire tante persone ma io, per tradizione, ho preferito procedere con “mezzi nostri” portando un survivor kit di salumi e formaggi accompagnato dal vino dell’amico Peppino che fortunatamente si è limitato a fornire due sole bottiglie per non farci arrivare già ubriachi alla mèta.

La convivialità della nostra piccola combriccola non passa inosservata e riusciamo a coinvolgere il mezzo vagone in cui ci troviamo facendo sciogliere le remore di qualcuno che faticava a capire che un salamino è più saporito se condiviso. Così tra un sorso di rosso e un morso di caciocavallo procediamo “spediti” lungo la tratta in una giornata baciata dal sole tra i piccoli inconvenienti di chi si lascia cadere lo smartphone dal treno (prontamente recuperato grazie alla sinergia con chi sul treno non c’era ma segue comunque il viaggio) per l’entusiasmo di immortalare il paesaggio, chi dorme perdendosi il meglio del viaggio, chi va a caccia di un posto per sedersi perché salito a Lioni e noi che, ebbri di felicità, continuiamo a fare sempre più caciara avendo anche l’apprezzamento del capotreno che però, ligio al suo ruolo, non si fa corrompere dall’offerta di un mezzo bicchiere di vino. Giungiamo in perfetto orario alla stazione di Conza/Andretta/Cairano, i tre paesi da nominare come un mantra, punto di partenza di altre esperienze epiche vissute in passato dove ci aspettano ben tre autobus per trasportare questa varia umanità lassù, dove osa solo chi veramente ha capito e a voglia di arrivarci.

Giunti in paese non resta altro che farsi trasportare dalla curiosità sostando dall’inossidabile “ngiulino” he accoglie sempre tutti con un sorriso e perdendosi nei vicoletti del paese che oggi, grazie all’amministrazione e alla Pro Loco, ha le sue piccole chiesette aperte per un momento di riposo o di preghiera e riflessione. Immancabile la tappa sulla rupe dove sempre mi stupisco io per primo di ciò che si può ammirare da lassù e dove sempre c’è qualcuno che ci arriva per la prima volta e non crede ai suoi occhi. Difficile pensare di spostarsi da quella posizione privilegiata ma oggi ci attende qualcosa di particolare ed è la degustazione da “Skapte handcraft beer , “microbirrifico in uno dei paesi più piccoli della Campania” un connubio da non perdersi per rendere omaggio a questi ragazzi che rincorrono i loro sogni da questo sperone roccioso che si affaccia sull’Ofanto.

Francesco narra con calma ed entusiasmo la sua storia mentre la combriccola di avventori continua a far stappare e spillare tanto che ho l’impressione che di li a qualche istante verrà annunciato che non c’è più nulla da bere visto che il frigo e i fusti si svuotano a vista d’occhio. Ma non c’è più tempo, i clacson degli autobus che ci aspettano risuonano in lontananza e risvegliano tutti noi dal languido torpore in cui ci siamo ritrovati ebbri di luppolo. Il trasferimento verso Lioni e Avellino procede tranquillo lungo l’Ofantina e giunti in stazione non resta che ringraziare, salutare ed augurarsi di rivedersi presto sui binari dell’Avellino Rocchetta o, perché no da qualche altra parte per una chiacchiera, un sorriso, un nuovo momento condiviso.



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