“Senza una riforma di ammortizzatori sociali e un welfare rafforzato, l’effetto della crisi sarà devastante” – IL CIRIACO

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«Dalla crisi non si esce senza una riforma degli ammortizzatori sociali e un welfare rafforzato. Gli interventi spot non porteranno a nulla». E’ questa la linea di Cgil, Cisl e Uil all’indomani del Dpcm che mette mezzo Paese in lockdown alle 18 e alla vigilia dell’incontro che, domani, vedrà i segretari nazionali confrontarsi con il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che ha annunciato un piano di aiuti alle imprese e di cassa integrazione da 4,5 miliardi e ipotizzato la proroga del blocco dei licenziamenti al 31 gennaio prossimo.

«Siamo di fronte a problemi atavici che l’emergenza sanitaria ha solo acuito, e dai quali non se ne esce senza una visione di insieme. Bisogna iniziare a ragionare seriamente sul tipo di riforma generalizzata che si vuole mettere in campo per gli ammortizzatori sociali, allargare il discorso al reddito di base generale, e capire in che modo dare risposte complessive e non più a bonus spot» è il commento di Franco Fiordellisi, segretario provinciale della Cgil. All’orizzonte poi lo sblocco dei licenziamenti che, per il numero uno della Camera del Lavoro «rischia di creare un’altra enorme sacca di precariato e di incertezza sociale in un corpo già devastato, che è quello dei lavoratori meno tutelati. Il discorso sugli ammortizzatori sociali si lega inevitabilmente sia alle vicende nazionali che regionali: se si arriva ad una chiusura generalizzata che riguarda attività commerciali e culturali, senza prevedere prima sostentamenti economici, significa non far crescere il welfare a copertura anche di precari, partite iva e di quei lavoratori assunti a tempo indeterminato con falsi part time. Non si può proseguire con bonus o contributi una tantum, così il Paese va a rotoli». Una situazione che rischia, come già avvenuto nei giorni scorsi a Napoli, di diventare esplosiva in Campania dove «non si può continuare a far finta di non vedere l’esistenza di un’economia informale. Lo dicono i dati di aggiornamento del documento economico finanziario: le criticità esistono in tutti i settori, particolarmente in edilizia e artigianato diffuso, che rappresentano la spina dorsale dell’economia del Mezzogiorno. Invece Regione e Governo continuano ad affrontare la crisi con risposte a spot, né può bastare la proroga del parziale blocco dei licenziamenti- già nel decreto di agosto era prevista la possibilità di licenziare con singoli accordi- lo Stato che non ha saputo dare risposte sufficienti per scuola, ospedali, carceri, cioè i luoghi pubblici per eccellenza, non può fare orecchie da mercante rispetto alla necessità non più rinviabile di una riforma del welfare generalizzato e rafforzato». Durissimo l’attacco al Governo da parte di Doriana Buonavita, segretaria regionale della Cisl e reggente dell’organizzazione in Irpinia: «se ci troviamo di fronte alla seconda recrudescenza del Covid è perché c’è stato un fallimento rispetto alle inefficienze della prima fase che a quest’ora dovevano essere colmate. Potenziamento della medicina territoriale, degli organici degli ospedali, misure adeguate alla tracciabilità dei contagi, tutto questo è letteralmente sfuggito di mano per responsabilità nazionale e regionale. La situazione ora è fuori controllo». Per la sindacalista «dpcm e ordinanze regionali, che intervengono a macchia di leopardo su scuola, palestre, ristorazione, sono provvedimenti del tutto anomali perché dovrebbe essere certificato che in questi luoghi che ora si vanno a chiudere, si sono sviluppate le più alte forme di contagio. Ma né l’Unità di Crisi regionale né la Protezione civile hanno mai confermato tale dato. La scelta dovrebbe essere tra un nuovo lockdown totale, come a marzo e aprile, ipotesi che ci vede contrari perché rappresenterebbe un disastro per l’intero sistema produttivo, e una presa di coscienza del fallimento di quel progetto politico istituzionale che, durante l’estate, avrebbe dovuto mettere in sicurezza sanità e trasporti. E’ assurdo non aver aumentato di un solo autobus le reti del trasporto pubblico locale. Non c’è alcuna possibilità di rispettare il distanziamento fisico sui mezzi, che viaggiano stracolmi di persone sedute e in piedi e nessuno controlla. Bisogna dire con chiarezza quali sono state le negligenze, e lavorare per porvi rimedio». Buonavita si dice scettica anche rispetto alle nuove misure di annunciate dal Ministro Gualtieri: «è puro assistenzialismo. Ancora non si parla, ed è gravissimo, di cosa accadrà quando finiranno i soldi della cassa Covid e sarà reintrodotta la possibilità di licenziare. Non c’è una misura di sostegno alle imprese, di rilancio del sistema produttivo e di presa in carico dei bisogni delle persone più fragili. Non si può pensare di chiudere alcune attività e poi di fare assistenza. Le proroghe delle cartelle esattoriali, delle accise fiscali, dei fitti e dei mutui non sono risolutive: le imprese quelle tasse prima o poi dovranno pagarle e non avranno i soldi per farlo. Visto che i precedenti dpcm avevano indicato protocolli di sicurezza per la riapertura di ogni attività, chi si è adeguato investendo non pochi soldi oggi, con la nuova chiusura, si ritroverà in ginocchio. Molti non riapriranno più, e il rischio è che la camorra faccia man bassa di queste attività produttive. Al netto delle analisi frettolose sui fatti di Napoli, la camorra non scende in piazza a protestare perché vuole il lockdown in modo da potersi infiltrare con le sue misure di sostegno illegali».

Uno scenario più che cupo quello che dipinge Luigi Simeone, segretario generale della Uil irpina. «l’effetto della crisi sarà devastante, ci sarà un’ulteriore contrazione della già difficile situazione soprattutto per i destinatari delle ulteriori restrizioni adottate. La domanda è se dpcm e ordinanze regionali siano direttamente proporzionali alla risoluzione del problema sanitario, oppure se invece non si stanno strozzando semplicemente sempre le stesse categorie». E Simeone va all’attacco di Confindustria: «assistiamo ancora ad uno scontro tra parti: Confindustria continua a tirare calci negli stinchi in modo inusitato. Da Bonomi che continua a dire che vuole libertà di manovra per i licenziamenti ma nel frattempo non vuole rinnovare i contratti, fino a Bruno che dice che i lavoratori dipendenti privati sono alle strette. Confindustria forse deve capire che, se ad essere in ginocchio è il privato e la cassa integrazione non basta più, bisogna rimettere mano ai contratti come fatto per il settore agroalimentare. Se è vero come è vero che ci sono filiere che sono in difficoltà ma stanno trainando il Paese in questo momento durissimo, allora vanno sostenute. Il popolo delle Partite Iva che è stato quello che ha pagato il prezzo più caro della crisi, ricevendo come premio meno attenzioni di altre, torna ad essere l’obiettivo principale anche delle nuove restrizioni. E questo senza pensare alla grandissima quota di lavoro nero, che pure mantiene l’economia, e che non rientrerà in nessuno dei benefici previsti. La situazione è drammatica ed esplosiva. Bisognerebbe fare una grande operazione di verità e onestà intellettuale, nessuno di noi in questo momento può rappresentare interessi di parte. Non lo può fare Confindustria, né il sindacato, né il Governo». Poi una stilettata anche al Presidente della Regione Vincenzo De Luca: «l’ampio consenso ottenuto alle elezioni regionali dovrebbe consigliare un’ottica di partecipazione molto più ampia. E’ evidente che alcune iniziative restrittive che vengono adottate possono andare bene per l’area metropolitana di Napoli, ma non hanno alcun senso nelle aree interne e in quei piccoli comuni dove la densità abitativa è bassissima. Ma per comprenderlo, ci vorrebbe una capacità di ascolto e confronto reale, non la smania degli editti».



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