Rsa e centri di riabilitazione si blindano: stop a visite esterne e screening a tappeto – IL CIRIACO

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I contagi aumentano e residente per anziani e centri di riabilitazione si blindano. Dopo aver chiuso alle visite esterne già a marzo quando in Lombardia il virus iniziava a fare strage tra gli anziani ospitati nelle rsa, le strutture avellinesi vogliono continuare ad essere Covid free. Alla Villa dei Pini Casa di Cura di Contrada Pennini, racconta il direttore sanitario Giuseppe Rosato, è iniziato lo screening sui dipendenti. «Tutto il personale, circa cento persone, è stato sottoposto a tampone naso faringeo come da protocollo e lo faremo ogni mese. Fino ad ora siamo stati Covid free e vogliamo continuare ad esserlo. Purtroppo con l’aumento dei contagi abbiamo dovuto sospendere anche le visite dei parenti dei nostri pazienti, che comunque si stavano svolgendo in maniera distanziata e all’aperto.  Ma non possiamo rischiare, d’altronde il decreto regionale ne fa espresso divieto sia per i centri di riabilitazione che per le residenze per anziani. I nostri sono tutti pazienti fragili, anziani per la maggior parte o cardio operati e dobbiamo tutelarli. Avevamo anche programmato due postazioni nella hall, a distanza di sette metri l’una dall’altra, con una sorta di front office tra il paziente e il familiare per un colloquio di massimo un quarto d’ora, per permettere a tutti di poter vedere i propri cari nell’arco della giornata. Purtroppo l’andamento dei contagi, non lo consente». Rosato, che nella struttura di Contrada Pennini ospita attualmente 96 persone impegnate nei percorsi di riabilitazione psichiatrica, estensiva ed intensiva, 46 per la riabilitazione multidisciplinare per cardiopatici, neurologici e ortopedici, non nasconde i timori rispetto alla recrudescenza del Covid: «nel nostro centro non c’è un ricambio frequente dei pazienti, perché i percorsi riabilitativi durano anche un mese. Quindi bloccando anche l’ingresso dei parenti, e adottando tutte le misure di precauzione, a partire dal corretto utilizzo dei dispositivi di sicurezza, e monitorando il personale di frequente, riusciamo a tenere il virus fuori dalla porta. Ma dobbiamo in qualche modo costruire le barricate contro il Covid: se si dovesse registrare un contagio all’interno di strutture come la nostra, che ospitano pazienti fragili, sarebbe una sciagura». Un appello alla solidarietà e all’Asl, arriva da Aldo Nargi, presidente del cda della Casa di Riposo “Alfonso Rubilli” che ha due sedi, una a Viale Italia ed una a San Tommaso. «Non abbiamo mai smesso di organizzarci, dopo il lockdown avevamo riaperto leggermente alle visite dei parenti facendoli venire uno per volta, con la mascherina e con tutte le dovute accortezze, ma ora abbiamo ristretto di nuovo. In pratica possono venire parenti solo quando c’è un caso di emergenza. Ci vorrebbe un po’ più di collaborazione dall’Asl per sottoporre a test sierologici tutti i nostri ospiti, visto che sono comunque categorie a rischio, stesso discorso per il nostro personale che viene sottoposto a controlli e, qualora capita che un parente o un conoscente di un nostro dipendente risulta positivo al Covid, questo viene subito messo in isolamento e sottoposto a tampone.  Anche ingresso e uscita sono differenziati. Spesso l’Asl ci promette che viene e poi non lo fa, ma soprattutto vorremmo fare uno screening con i tamponi su tutti i nostri ospiti (48 a Viale Italia, 20 a San Tommaso), e per il nostro personale, in totale 23 persone. La preoccupazione c’è sempre, ma noi facciamo di tutto per preservare i nostri anziani. Rivolgo però un appello alla solidarietà: abbiamo sempre bisogno di mascherine, guanti, igienizzante perché non riceviamo finanziamenti. Durante i mesi di marzo e aprile abbiamo ricevuto tante donazioni di dispositivi di sicurezza, poi forse si è abbassato il livello di attenzione della società civile rispetto all’emergenza sanitaria, e anche la solidarietà è venuta un po’ meno. Ora mi auguro che, di fronte all’aumento dei contagi, qualcuno si ricordo ancora del Rubilli».



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