Ritorno a Basaglia? Il confronto a cento anni dalla nascita dell’uomo che cambiò il destino dei “matti”

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Una riflessione sull’eredità di Franco Basaglia. E’ il senso dell’incontro “Ritorno a Basaglia? A cento anni dalla nascita dell’uomo che cambiò il destino dei matti” in programma il 17 aprile, alle 17, al Circolo della stampa. Mario Novello e Giovanna Gallio presenteranno il volume “Franco Basaglia e la fenomenlogia psichiatrica”. Ne discuterano con Antonio Tomasetti, psichiatra, Francesco Sellitto, presidente dell’Ordine dei medici, e il giornalista Gianni Festa, direttore del Corriere dell’Irpinia.

Il confronto nasce dalla volontà di interrogarsi su ciò che resta della lezione di Basaglia, innovatore nel campo della salute mentale, riformatore della disciplina psichiatrica in Italia, fondatore di Psichiatria Democratica e ispiratore della Legge 180/1978 che introdusse la revisione ordinamentale degli ospedali psichiatrici in Italia promuovendo radicali trasformazioni nel trattamento sul territorio dei pazienti con problemi psichiatrici. L’obiettivo è quello di comprendere le tante contraddizioni che ancora caratterizzano il trattamento dei pazienti psichiatrici.

Al centro del volume di Novello e Gallio il rapporto tra Franco Basaglia, di cui ricorre il centenario dalla nascita, e la filosofia fenomenologica ed esistenzialista. Novello passa in rassegna lavori di Basaglia degli anni ’50 che affrontano dal punto di vista fenomenologico questioni fondamentali: la coscienza, il corpo, l’incontro, il delirio, a partire dalla consapevolezza del valore della fenomenologiache significa «tornare al soggetto, a noi stessi, a me stesso. Svegliarsi continuamente nello stupore del paesaggio del mondo». Di qui la centralità del malato più che della malattia nell’analisi di Basaglia  e il prezioso contributo che arriva dalla fenomenologia per combattere la deriva dell’ospedale psichiatrico, uno strumento che continua ad essere utile anche nell’attuale psichiatria

E’ Novello a ricordarci che «Come abbiamo potuto vedere, [Basaglia] non ha mai smesso di mettere in discussione le sue “conquiste”, i risultati positivi del suo lavoro, in una dimensione etica assoluta. Perciò si pone oggi per noi il problema di continuare a sostenere il suo gesto fenomenologico anche di fronte ai nostri giudizi e pregiudizi, che rischiano ogni volta di porsi come verità ultime, al di fuori di ogni contraddizione dialettica, per continuare a scoprire la realtà ogni giorno».

Giovanna Gallio si interroga, invece, sul rapporto di Basaglia con Sartre, un rapporto certo citato in tutte le biografie, ma più raramente approfondito, a partire dalla scelta come elemento esistenziale, etico e politico caratterizzante ogni vita autentica. Il rischio, ci ricorda Gallio, è che i ruoli del malato e del paziente finiscano per mettere in discussione la possibilità di stabilire una relazione con l’altro, di qui l’importanza di decostruire i ruoli di curante e curato per dare ad entrambi la possibilità di un incontro che fosse autenticamente umano.


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