Ricomincia la favola del campionato

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Di Andrea Covotta

Riparte il campionato di serie C, orfani da tre mesi, ora finalmente riprende a giocare il “nostro” Avellino. L’obiettivo è la promozione in serie B. Non è facile, nel girone ci sono squadre blasonate come il Catania, tanti derby campani e il più atteso e sentito è quello con il Benevento. Non solo serie C, è ripartita anche la corsa allo scudetto con la caccia al Napoli campione in carica, una città che si è stretta intorno alla sua squadra come ai tempi di Maradona che nella capitale del Sud aveva trovato il genio e la forza per vincere due campionati. Maradona resta ancora popolarissimo almeno come Totò o Eduardo e questa la dice lunga su come una comunità, un popolo si identifica in una passione. Pier Paolo Pasolini aveva scritto anni prima che i “napoletani sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto e nella savana come i Tuareg o i Boja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso di estinguersi rifiutando il nuovo potere, ossia quello che chiamano la storia, o altrimenti la modernità. La stessa cosa che hanno fatto nel deserto i Tuareg e nella savana i Boja; è un rifiuto sorto nel cuore della collettività, una negazione fatale contro cui non c’è niente da fare”. Maradona e quella squadra capovolgono questa impostazione malinconica, gridano all’Italia e al mondo che si può vincere, che si può spezzare il potere costituito. Quel Napoli di Maradona e quello di questi anni costruito da presidente De Laurentis sono diventati il simbolo di un riscatto possibile, di un Mezzogiorno vincente e non eternamente perdente. Ripetersi non sarà facile. Le concorrenti non mancano a partire dalle milanesi e dall’eterna Juventus e poi una possibile sorpresa come del resto lo era stato anche l’anno scorso il Napoli che ha fatto conoscere al mondo il nigeriano Osimhen o il georgiano Kvaratskhelia. Il campionato è, insomma, una favola che continua a far sognare e innamorare milioni di appassionati. La stessa passione che anima i tifosi dell’Avellino; solo il tempo ci potrà dire se questa nuova stagione sarà quella della svolta, al momento la prudenza è d’obbligo ma l’entusiasmo è tornato. La C è una categoria che non può appartenere all’Avellino che ha giocato per dieci anni consecutivi in serie A. E’ un’illusione immaginare che quei tempi possano tornare a breve, sognare però non è vietato. Quel calcio romantico fatto di stadi stracolmi e radioline appiccate all’orecchio non tornerà più. Chi quelle stagioni le ha vissute resterà per sempre affezionato a capitan Lombardi, alla grinta di Cattaneo e Di Somma, alla capigliatura di Barbadillo, alla classe di Vignola e Dirceu, alla velocità di Juary, alle parate di Piotti e Tacconi o alla generosità di Mario Piga che ci regalò il gol della promozione in serie A. Oggi quella “A” è profondamente diversa, le partite, per esigenze televisive, si giocano ad orari sfalsati e in giorni diversi, la passione però resta la stessa.


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