Regionali, Petracca: “il mio Pd è quello che ascolta la base. In cinque anni ho prodotto risultati, i numeri non sono opinioni” – IL CIRIACO

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«Ho aderito al Pd mentre altri scappavano, l’ho fatto nel momento di maggiore difficoltà del partito, altro che scelta di opportunismo. De Mita? Non sono io che ho cambiato opinione: da uomo di centro sinistra, quando l’Udc è passata a destra sono rimasto orfano di partito».  Maurizio Petracca sceglie la sede del Partito democratico per l’ultima conferenza stampa prima dello scoccare del silenzio elettorale. Nella sede del partito, a cui ha aderito nell’autunno 2019, ci sono gli amici e compagni di viaggio Enza Ambrosone, Ettore Iacovacci, Modestino Verrengia, Nicola Giordano. Ed è insieme a loro che Petracca, eletto consigliere regionale nel 2015 tra le fila dell’Udc di Ciriaco De Mita, ripercorre il suo percorso di adesione al Pd. «Cinque anni fa ero candidato con l’Unione di Centro e non lo rinnego, poi però quel partito alle politiche è andato a destra. Ma io sono uomo del centro sinistra e non potevo seguirli. Avevo due possibilità: scegliere il civismo o un partito. Ho scelto il centro sinistra quindi il Pd che, al di là di quello che dice qualcuno, è il perno di questa cultura politica e cardine dell’ampia coalizione che oggi sostiene De Luca. Quando ho aderito al Pd non c’era una sola persona pronta a scommettere sulla vittoria del centro sinistra in Campania.  Ho aderito però con grande coerenza, nel momento più difficile del partito alle prese all’epoca con la scissione di Renzi e e l’abbandono di senatori e deputati. La mia non è stata una scelta di convenienza ma convita perché volevo, voglio e vorrò fare politica. E questa si fa nei partiti».

Poi un commento sulla lista e, seppur implicitamente, a tutte le polemiche e gli strappi che ne hanno accompagnato la composizione «la lista del Pd è composta da chi ha sempre votato per il Pd ed è una scelta netta perchè nei partiti non si milita per forma ma per sostanza. Non basta avere in tasca una tessera per dirsi del Pd, bisogna esserlo realmente». Un partito nel quale, dice Petracca, c’è bisogno di una rifondazione a cui darà il proprio contributo. «Non ho aderito a nessuna area interna, perchè la mia iscrizione nasce dalla volontà di formare un Pd che torni a parlare con la gente. Non esistono i petracchiani- dice-, perché le aree servono per prove muscolari, noi invece vogliamo generare idee per il territorio. Da martedì, comunque vada, la discussione nel Pd e del Pd, deve essere sui temi, sulle proposte, sulle soluzioni. Mai più parlare di gruppi, tessere, divisioni. A Zingaretti lo dissi chiaramente: entro nel Pd per dare un contributo, senza prevaricare nessuno, ma per cambiare lo schema. I capibanda non servono, bisogna ricostruire dal basso, riscoprire il ruolo delle sezioni, senza interferenze tra livello istituzionale e parte politica. L’idea del partito gerarchico è superata. Il mio invito è di votare per la politica, di votare per il Pd». Infine una risposta a Ciriaco De Mita che ieri, per l’ennesima volta, ha detto di non aver compreso i motivi reali dell’allontanamento di Petracca dall’area Popolare. «sono lo stesso del 2004, se qualcuno ha modificato il giudizio su di me, non è responsabilità mia. L’unico partito a cui sono stato iscritto è l’Udc, ma quando  è andato a destra sono rimasto orfano. Opportunismo? Mi fa sorridere, se fosse vero invece di iscrivermi al Pd nel momento più difficile, sarei passato a destra o ad una realtà civica».

Un voto quello che Petracca chiede oggi, anche alla luce del bilancio di cinque anni di lavoro a capo della commissione regionale agricoltura: «abbiamo svolto un lavoro incredibile ed assolutamente appassionante. Sono entrato in un mondo che non era il mio, quando fui eletto presidente della commissione, non nominato come dice qualcuno, ho sostenuto l’onere e l’onore di portare avanti le istanze dei territori rispetto al mondo agricolo. La situazione era disastrosa: il programma di sviluppo rurale era stato scritto dalla burocrazia, forse da funzionari di Capri, Ischia o Positano visto che tutto era calibrato sulla fascia costiera. Con De Luca, che mai mi ha fatto mancare la sua assoluta disponibilità rispetto alle istanze dei territori e dell’Irpinia e sempre attento alle mie proposte, abbiamo modificato tutto e lo abbiamo fatto nel primo anno di lavoro. Una vera scommessa che abbiamo affrontato con coraggio. Nelle istituzioni i fatti si consumano sui numeri: la commissione è risultata la più produttiva delle otto commissioni, al netto di quelle bilancio e trasparenza da cui pasa ogni atto, per leggi licenziate, quindi approvate, e io primo consigliere per . relazioni in aula. Insomma credo di aver accumulato un curriculum di tutto rispetto. Il lavoro svolto ha portato risultati importanti anche qui: l’ultimo atto licenziato riguarda il finanziamento di 2500 richieste idonee per la realizzazione di nuove aziende agricole. Un fatto importantissimo per l’Irpinia e le aree interne».



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