Regionali, Areadem sceglie Ciarcia. Lui: devo riflettere, ma non lascio Alto Calore – IL CIRIACO

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Il dado è tratto nel suggestivo scenario di un castello medievale in una serata di inizio estate, in una frazione dal nome evocativo: Sant’Elena. È qui che Areadem passa al contrattacco per evitare l’esilio politico della componente “che è il Pd”. Per riuscire nell’impresa l’ex senatore De Luca si affida all’uomo delle sfide più difficili, uno dei suoi fedelissimi: Michelangelo Ciarcia. È l’attuale numero uno di Alto Calore Servizi, infatti, il candidato che la componente proporrà al commissario Cennamo perché lo porti alla direzione regionale tra i quattro che rappresenteranno il Pd nella partita elettorale. Un gesto forte, un atto di sfida verso via Tagliamento che le parole di Ida Grella, coordinatrice dell’area, esplicitano meglio di qualsiasi passaggio in politichese: noi non siamo dei riempitivi di lista – ha detto – noi abbiamo il diritto di proporre per primi il nome  del candidato. Un messaggio chiaro come tanti che nel corso delle oltre tre ore di assemblea al Castello-Torre Pietra di Pietradefusi arrivano al commissario ed agli altri esponenti del Pd, fugando i pochi, residui, dubbi che c’erano: anche questa tornata elettorale sarà una sfida tutta interna al Pd. E Areadem vuole giocarsela da protagonista contro “quelli che hanno sposato la causa del partito solo per avere un posto in lista”, “che sono candidati per la quarta volta” o coloro “per cui non c’è differenza tra il Pd e Caldoro”. Sono le stoccate che arrivano, a Rosetta D’Amelio, Maurizio Petracca e Livio Petitto, durante gli interventi da tutti i riferimenti della componente, compresi i candidati in pectore, quelli che, insieme a Ciarcia, erano in corsa: oltre alla Grella, Maria Luisa Guacci, Nancy Palladino e Michele Vignola che, in maniera accalorata, spara ad alzo zero verso il commissario provinciale: lo dico a titolo personale – dice il sindaco di Solofra – sapendo che non tutti potrebbero essere d’accordo, ma per me Cennamo ha fallito e non mi rappresenta più, non mi sento più garantito”. Il clima, insomma, è quello da vero e proprio showdown, l’inizio di una resa dei conti che in molti ritenevano ci sarebbe stata al congresso, ma che, a quanto pare, avverrà prima se non si troverà (magari con l’intervento dei livelli superiori) una soluzione. E Ciarcia? Ascolta inorgoglito ma quando arriva il suo turno non scioglie ancora  la riserva: debbo pensarci-  spiega  – non è una decisione che si può prendere facilmente adesso, anche perché c’è in ballo il futuro di Alto Calore che comunque lui non ha intenzione di lasciare e che oggi, con un gruppo di dipendenti, era lì a testimoniargli tutto il sostegno. “Sono una persona equilibrata e dunque farò una riflessione anche per non mettere in difficoltà il partito. E poi c’è Acs che non ha ancora superato tutti i problemi. Voglio fare dei passaggi con i sindaci, del resto solo stasera sono stato investito, non mi sono mai mosso in questa direzione, anzi speravo che ci sarebbe stato un altro esito. Vediamo se il mio nome riscuote consensi sul territorio potrei anche pensarci, vedremo. In quel caso chi dovrà decidere si assumerà la responsabilità di farlo rispetto alla rappresentanza del partito, chi lo rappresenta meglio  o comunque di equilibrare la lista dal punto di vista territoriale. Si parte oggi tutti dallo stesso livello anche se Cennamo si è spinto oltre dicendo che si parte dagli uscenti. E’ un metodo giusto ma se gli uscenti fossero stati quattro allora non ci sarebbe stata discussione?”. Anche Ciarcia è convinto che la questione finirà sui tavoli napoletani e romani, quelli dove Petracca è andato a fars legittimare, “la cosa ci ha fatto piacere ma si poteva anche condividere”. Ma la decisione di proporlo quale candidato mette Ciarcia in una posizione molto scomoda. Da oggi, infatti, ci saranno reazioni a catena e anche in base a queste forse che il numero uno di Corso Europa deciderà il da farsi. “Si, ho il timore che possa accadere e non voglio mandare a carte quarantotto il lavoro fatto fino ad ora. Se poi altri vorranno farlo (la sfiducia ndr) sappiano che commettono un errore. Sono cosciente che può accadere ma ce la metterò tutta per tenere le due cose distinte e separate. Se mi dimetterò da candidato? Assolutamente no, farei un danno: lo dico in anticipo non è previsto che mi dimetta, porterò a termine il mandato. Debbo chiudere il bilancio 2020 se non me lo consentiranno si assumeranno le responsabilità”. I giochi, dunque, si aprono ufficialmente nel Pd in quella che è una partita che andrà avanti fino alla metà di luglio (il Governatore non vorrebbe andare oltre per chiudere le liste) sull’asse Avellino-Napoli-Roma. Tocca agli altri rispondere ad Areadem che è sembrata compatta. Ma sarà davvero così?



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