“Questione morale, battaglia cruciale per il PD da Bari ad Avellino”, parla Picierno

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Foto: eunews.it

Discorsi interni, riconferme, profili civici. Sono solo alcuni temi che stanno affollando la segreteria del Partito Democratico in vista delle elezioni europee di giugno. Uno dei profili più discussi è senza dubbio quello della vicepresidente uscente del parlamento europeo Pina Picierno.

La storica esponente dem si accingerebbe a una nuova candidatura per uno scranno a Bruxelles, ma le trattative romane sono tutt’altro che chiuse. Il panorama politico italiano offre molti temi caldi, che abbiamo affrontati con lei in una lunga intervista.

Picierno, da diverse settimane è partito il toto-nomi per le elezioni europee all’interno del PD. Da uscente, la candidatura le spetta di diritto, giusto?

Non la metterei in termini di diritto, ma di opportunità. Nella legislatura ormai al termine la delegazione del Pd al Parlamento europeo ha lavorato in condizioni difficili, affrontando crisi inedite, con la schiena dritta. La pandemia, l’aggressione russa ai danni del popolo ucraino, la conseguente crisi energetica hanno definito il nostro profilo istituzionale che è stato segnato da responsabilità, visione e coraggio. È un patrimonio di esperienza e di lavoro che mettiamo a disposizione della nostra comunità politica e delle nostre comunità territoriali.

Il codice etico del Partito Democratico potrebbe essere sufficiente a dirimere questa sorta di “questione morale” che si è aperta in Puglia?

Non bisogna sottovalutare o non riconoscere che vi sono distorsioni che vanno rigorosamente e con fermezza isolate e punite, in qualunque parte d’Italia avvengano. Ma non mi fermo a questo, non è sufficiente. La questione morale riguarda tutto il paese, riguarda la fiducia tra cittadini, istituzioni e politica che va esaurendosi in ragione di queste distorsioni in maniera preoccupante. È un fenomeno politico profondo e come tale va affrontato, quotidianamente. Abbiamo già tutti gli strumenti per vigilare e intervenire, non ne servono altri. Serve semmai la politica, serve sostenere e promuovere la stragrande maggioranza degli amministratori onesti e capaci, serve ridurre la distanza tra Roma e il territorio.

Cacicchi e capibastoni ne ha visti in giro nel partito in Campania? La questione si risolve con un congresso regionale?

Bisogna innanzitutto chiarirsi sui termini. Il consenso è il cuore della democrazia, non può essere criminalizzato. È un valore, anche contro certe rendite di posizione conquistate ai danni del territorio. Quello che va combattuto con fermezza è il consenso raccolto sui bisogni della povera gente, sulla negazione dei diritti che diventa perversa concessione di privilegi, sulla commistione tra interessi pubblici, corruzione e organizzazioni mafiose, sul trasformismo e sul depotenziamento dei partiti e della loro democrazia interna.

Il Campo Largo si propone come modello nazionale per il rilancio della sinistra. Ad Avellino, ha avuto un suo punto di arrivo. Pensa sia la strada giusta?

Stiamo offrendo diffusamente, come ad Avellino, una proposta politica amministrativa capace di raccogliere e unire le migliori energie del territorio, per il territorio. È un cimento prezioso, che va perseguito con tenacia. Da qui a farne modelli utili per tutte le competizioni elettorali, ne corre. Bisogna innanzitutto chiarirsi le idee sulla nostra idea di Europa, sulla nostra visione di paese, senza escludere nessuno ma non partendo dal perimetro. L’ambizione originaria del pd, unire tutte le migliori culture repubblicane – socialdemocratiche, liberali, cattolico-democratiche – in chiave riformatrice, resta il primo e centrale impegno per costruire un’alternativa credibile.


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