Processo Aste Ok, i difensori: “Nessun monopolio delle aste. Esiste solo per provare l’associazione mafiosa”

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Aste Ok, si è celebrata oggi una nuova udienza del processo nato dall’inchiesta “Aste ok”del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d’illeciti il Clan Partenio. Davanti  al Collegio presieduto dal giudice Roberto Melone, a latere Vicenza Cozzino e Gilda Zarrella,   dopo la requisitoria tenuta, lo scorso 3 aprile, dal  pm antimafia Henry John Woodcock, oggi sono iniziate le discussioni dei difensori degli imputati. I primi a prendere la parola sono stati i difensori delle parti civili. Francesco Pugliese SOS Impresa, Roberto Vetrone, Francesco De Cicco, Raffaele Tecce,  Francesco Maria Confessore, Nicolina Muccio, Antonella Zotti e Vincenzo Capoluogo.

“Voglio  sottolineare la vicinanza e sintonia di questa difesa alle richieste formulate dalla pubblica accusa nei confronti di alcuni imputati”, ha dichiarato l’avvocato Roberto Vetrone, difensore di fiducia di una coppia di esecutati e  pertanto, alla luce dell’istruttoria dibattimentale, a mio parere è emerso che  Forte Modestino – deceduto nel corso del processo N.d.R, .Nicolagaldieri, Carlo Dello Russo  e Gianluca  Formisano non hanno avuto alcun ruolo diretto nei confronti delle persone offese che rappresento e si revoca la costituzione di parte civile. Mentre sussistono elementi sufficienti per ritenere la responsabilità penale di armando aprile, Livia Forte e Mario Gisolfi per i reati loro ascritti. I fatti di reato hanno cagionato, danni patrimoniali e non. L’imputato Aprile Armando Pompeo, socio della Forte attraverso la società di comodo “Rinascimento Italiano Srl”, in concorso tra loro e con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, mediante le violenze e le minacce poste in essere, ottenevano quanto richiesto; non patrimoniali, consistenti in pregiudizi subiti dalle vittime e dai loro familiari che non sono suscettibili di valutazione economica, ma che riguardano interessi inerenti alla persona. Così, in particolare, il danno biologico, quello morale, quello esistenziale e la lesione dei diritti costituzionali. Difatti, i miei assistiti hanno subito pressioni e minacce dal sodalizio criminale  costituito da Aprile Forte e Gisolfi. Si chiede al Tribunale, quindi, il risarcimento dei danni”.

Dopo è stato il turno della discussione degli avvocati Rosaria Vietri per l’ imputato Mario Gisolfi e l’avvocato Gaetano Aufiero per Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo e Beniamino Pagano.

Poi ha preso la parola l’avvocato Rosaria Vietri, difensore di fiducia di Gisolfi, per cui chiede l’assoluzione con formula piena del suo assistito. “Le prove raccolte non dimostrano in nessun modo il coinvolgimento del Gisolfi con il Clan Partenio. Non ci sono contatti diretti, messaggi o pedinamenti che dimostrino un’associazione con i membri del clan. Nel contesto dell’asta relativa al complesso turistico “Il Cigno”, gli esecutati hanno accusato il Gisolfi di minacce. Tuttavia, le prove raccolte indicano che la turbativa dell’asta è stata organizzata da altri, non dal Gisolfi. In sintesi, le prove raccolte non dimostrano il coinvolgimento del Gisolfi nelle attività mafiose o nella turbativa dell’asta. Le accuse si basano su testimonianze non attendibili e la sua non partecipazione è supportata dalle intercettazioni telefoniche e dalle testimonianze fornite nel processo”.



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