Preziosi a muso duro: “Avellino resterà senza mercato per almeno un anno e la responsabilità è di Festa” – IL CIRIACO

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Avellino- «Come può essere un buon sindaco Festa se da vice, assessore all’ambiente e presidente di commissione non si è mi accorto che la città svolgeva il suo mercato bisettimanale in un’area non idonea? E l’Asl, come ha fatto a non saperlo per anni e anni, tanto da non intervenire con poteri ispettivi?» Sono gli interrogativi retorici che il capogruppo de “La Svolta” Costantino Preziosi pone all’amministrazione comunale. Dopo la nota con cui l’Asl, in attesa di fornire un parere ufficiale, ha comunicato che Piazzale degli Irpini non è idoneo ad ospitare il mercato bisettimanale, l’esponente dell’opposizione ricostruisce la storia amministrativa recente che ha riguardato la zona.

«Con delibera del 2010 il Comune ottenne un contributo regionale di 700mila euro, a cui affiancarne uno da 200mila di fondi comunali, nell’ambito di un bando per i centri commerciali naturali. E devo dare atto, pur essendo all’epoca all’opposizione, all’allora assessore Modestino Verrengia di aver sfruttato quella opportunità tanto che Avellino fu il primo capoluogo di provincia a classificarsi e ad ottenere il contributo. Un progetto, quello presentato, che era di grande prestigio prevedeva fontanini per gli standisti di alimentari, punti luce, sistema fognario, dissuasori a scomparsa, impianti di videosorveglianza. Fu anche avviata una conferenza dei servizi per discutere dell’adeguamento di Piazzale degli Irpini che, però, non fu portata a termine. Riunioni- ricorda Preziosi- a cui partecipò anche l’Asl che oggi dice di non essere mai stata interpellata dal Comune. Approvato il progetto, ci fu il cambio di guardia a Palazzo di Città e la realizzazione dello stesso passò in testa all’amministrazione Foti che, nel 2015, realizzò la rotatoria alla fine di via De Gasperi, i marciapiedi, l’asfalto sul piazzale. Parliamo degli anni in cui Festa era prima vicesindaco con delega all’ambiente con il sindaco Galasso, poi consigliere di maggioranza con Foti e presidente della commissione ambiente e lavori pubblici. Insomma non poteva non sapere all’epoca che il più importante mercato bisettimanale della Campania, si svolgeva su un’area priva dei pareri Asl. Si era distratto? Così come forse si è distratta l’Asl che oggi dice di non essere mai stata chiamata in causa dal Comune quando invece partecipava alle conferenze dei servizi?». Una procedura rispetto alla quale oggi, secondo il consigliere, sorgono altri dubbi «la pratica del progetto di riqualificazione con i fondi regionali, come è stata rendicontata se non c’erano i pareri previsti? E ancora, se questo è accaduto per Piazzale degli Irpini, siamo sicuri che tutti gli altri mercatini alimentari che si svolgono in città siano ubicati su aree a norma? E se non lo sono, li chiudiamo tutti?»

Il risultato però è che da gennaio, quando fu firmata l’ordinanza di trasferimento a Campo Genova, Avellino si ritrova senza mercato.

«A Campo Genova, dove secondo il sindaco dovrebbe andare il mercato, ci sono solo tre bagni, di cui due chimici e uno per persone diversamente abili, mentre a Piazzale Degli Irpini ci sono i servizi igienici realizzati per il mercato, quelli della Tribuna Montevergine sempre aperti per gli acquirenti così come quelli del Palazzetto dello Sport. Se l’inidoneità riguarda la vendita di alimentari, l’Asl avrebbe potuto rilasciare al Comune specifiche prescrizioni a cui ottemperare e, nel frattempo, quantomeno i commercianti di abbigliamento e artigianato avrebbero potuto riprendere a lavorare. Non escludiamo come opposizione di inviare una diffida all’Asl perché, tra le funzioni dell’azienda sanitaria, c’è quella ispettiva- dice Preziosi- Dunque, come ha fatto l’Asl in tutti questi anni a non accorgersi dell’esistenza del mercato allo Stadio e, dunque, a non svolgere un’ispezione per capire se era o meno a norma?»

Una situazione che, secondo il capogruppo de La Svolta espone oggi il Comune al rischio di una serie di danni erariali. «Gli ambulanti, tacciati da Festa di essere morosi, oggi dovrebbero chiedere la restituzione dei tributi versati visto che l’ente li avrebbe fatti operare su un’area non a norma. Tributi- continua- che oggi pretende, da sindaco, lo stesso Festa, prima vicesindaco e poi presidente della commissione ambiente e lavori pubblici, in entrambi i casi evidentemente distratto. Dovrebbero inoltre chiedergli i danni per mancati introiti visto che il sindaco li aveva trasferiti su un’area non ancora adeguata e priva di permessi quindi dove non avrebbero potuto comunque esporre la propria merce. Anche a Campo Genova infatti mancavano i requisiti, ma lì l’Asl ha provveduto a fare le sue osservazioni e a prescrivere al Comune gli interventi da realizzare. La verità è che il mercato non riaprirà, né a Piazzale degli Irpini ma neanche a Campo Genova dove devono farsi carotaggi su ventimila metri di superficie e, se sarà confermata dai Noe dei Carabinieri la presenza di berillio, bisognerà fare una vera e propria caratterizzazione. Passerà almeno un anno, e la responsabilità è tutta di Festa. D’altronde i cittadini ricorderanno che, prima di scatenare la guerra contro gli ambulanti, il sindaco motivava il trasferimento del Piazzale con la necessità di far traslocare lì il terminal bus e ridurre l’inquinamento dal centro città. Anche questa motivazione è crollata quando, il lockdown, ha dimostrato che a fronte di pullman e auto praticamente fermi, le centraline hanno comunque fatto registrare aumento di pm10 hanno. Gli stessi consiglieri della maggioranza, in commissione ambiente, lo hanno ammesso. Quindi le sue ordinanze non avevano e non hanno alcun valore contingibile e urgente». Poi l’accusa a Festa: «un sindaco che lavora per aggregare la sua comunità, prima di usare il pugno duro che non ha portato altro che la sospensione del mercato, sarebbe andato dall’Asl a chiedere il parere igienico sanitario e se c’erano delle prescrizioni, le realizzava. Non vorrei che dietro tutto questo ci fosse un risvolto politico, quello di un sindaco a cui piace fregiarsi di aver ragione quando ragione non ha con buona pace della sua comunità. Il risultato è che oggi ci sono 300 famiglie di altrettanti operatori commerciali che non lavorano da gennaio, e cittadini che, soprattutto in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo, non hanno neanche un posto dove poter fare acquisti a prezzi più convenienti. A Festa dico di arrivare fino alla fine di via Francesco Tedesco e affacciarsi un attimo ad Atripalda per vedere cosa significa per una città avere il suo mercato».

 

 



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