Pillole di iodio per la tiroide: servono contro le radiazioni?

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Il timore di un disastro nucleare ha fatto scattare la corsa all’acquisto delle pillole di iodio nelle farmacie, per prevenire i danni di eventuali radiazioni. Ma si tratta di una misura ingiustificata e inutile. Ecco perché

La presa delle centrali nucleari ucraine di Chernobyl e Zaporizhzhia da parte delle truppe russe, la paura di un disastro nucleare, di una degenerazione del conflitto con l’uso dell’arsenale atomico, ha fatto scattare una corsa nelle farmacie a caccia delle pastiglie di ioduro di potassio (KI), un composto utilizzato come farmaco contro l’ipertiroidismo e come fattore di protezione in caso di emissioni di radiazioni. L’idea è che assumendo le compresse, anche preventivamente, ci si possa difendere dallo iodio radioattivo che colpisce la tiroide e aumenta il rischio di cancro, in caso di incidente nucleare. Ma secondo gli esperti è una corsa non solo ingiustificata ma anche inutile e inopportuna.

La Federazione degli ordini dei farmacisti italiani e la comunità scientifica sono intervenuti sottolinea che il fai-da-te è assolutamente inutile. «Non vi è alcun allarme che giustifichi la richiesta in farmacia di compresse di iodio, da assumere per prevenire o per arginare possibili danni provocati da emissioni radioattive. Da parte delle autorità competenti non vi è alcuna indicazione all’approvvigionamento di iodio per un’eventuale minaccia nucleare. Pertanto, la richiesta di medicinali a base di questa sostanza è del tutto ingiustificata», precisa la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani.

Perché si parla dello iodio?

Lo iodio è un elemento chimico che si concentra nella tiroide e ha un ruolo centrale per la crescita e l’equilibrio del metabolismo. Il collegamento con il disastro nucleare di Chernobyl è legato al fatto che nell’incidente fu rilasciato lo iodio-131, una forma radioattiva che, come lo iodio stabile, si accumula nella tiroide e aumenta il rischio di cancro. Siccome questo elemento viene accumulato nella tiroide, l’idea è che riempiendo l’organo con lo iodio non radioattivo la tiroide si saturi e non assorba così l’isotopo dannoso. Abbiamo chiesto all’endocrinologo Alessandro Antonelli, direttore di Medicina Interna a indirizzo Immuno-Endocrino dell’Università di Pisa, di fare chiarezza sul tema. Antonelli ha studiato a lungo gli effetti provocati daI disastro di Chernobyl avvenuto nel 1986, il più grave incidente nucleare della storia, l’unico al livello 7 (il massimo) della scala INES dell’IAEA.

Possono essere utili le pillole di iodio come prevenzione contro il rischio di contaminazione nucleare?

La terapia con lo iodio serve a bloccare l’ingresso dello iodio radioattivo nella tiroide in soggetti che sono venuti a contatto con le radiazioni. È una somministrazione che va effettuata secondo specifici protocolli indicati dalle istituzioni sanitarie, a distanza di 6-8 ore dall’incidente nucleare. La corsa a procurarsi pillole contenenti iodio non ha però alcun senso. Quelli in commercio sono integratori alimentari, utili per sopperire a una carenza di iodio ma non contengono una quantità sufficiente di prodotto per bloccare lo iodio radioattivo. I farmaci contro le radiazioni nucleari contengono una quantità di iodio di gran lunga superiori agli integratori e devono essere somministrati solo con autorizzazione dei medici e delle autorità sanitarie. In caso di incidenti nucleari le istituzioni avvierebbero la somministrazione e la vendita di iodio».

Quali sono le persone più a rischio in caso di incidenti nucleari?

Sono le donne in gravidanza per il rischio di danni che le radiazioni possono creare al feto, i bambini e i giovani sotto i 18 anni. Ma ora è inutile fare scorte di queste pillole allo iodio pensando di fare prevenzione.

In caso di attacco a qualche centrale nucleare, l’Italia sarebbe distante dall’obiettivo. Ci sarebbero comunque rischi?

È vero che saremmo distanti, ma dipende dalle condizioni climatiche, dal vento. La nube radioattiva potrebbe arrivare anche a distanza, in forma diluita.

Una dieta alimentare specifica può aiutare a tutelarsi dalle radiazioni?

Una dieta alimentare variata e con sale iodato può servire a normalizzare la quantità di iodio ma di certo non a prevenire l’effetto delle radiazioni. Ma c’è anche un altro problema. Se ci fosse un incidente nucleare, verrebbero liberate anche altre sostanze radioattive come uranio, plutonio, che non potrebbero essere ostacolate dallo iodio. Per proteggersi dalle altre radiazioni e dalle nubi radioattive ci sono una serie di protocolli. Non si può pensare di risolvere il problema semplicemente andando in farmacia e acquistando le pillole con lo iodio.

Se si dovesse presentare uno scenario disastroso e di pericolo, in cui servisse assumere le compresse, queste verrebbero fornite nelle dosi e nella formula opportuna e l’operazione sarebbe a carico della Protezione civile e dalle Regioni. In Italia la Protezione civile e il ministero della Salute, insieme ad alcune regioni, hanno già avviato una ricognizione a livello precauzionale sul livello di scorte di iodio.

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