Pensioni vecchiaia, invalidità, reversibilità: attenzione al ricalcolo INPS, ecco le cifre (vere) che avrai

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L’Inps vuole ricalcolare tutte le pensioni-(Ansa foto)- Ilciriaco.it

L’Inps si appresta a cambiare i meccanismi di ricalcolo delle pensioni e milioni di italiani potrebbero rimetterci davvero tanti soldi.

Sul fronte delle pensioni non è mai detta l’ultima parola. L’Inps vuole cambiare il meccanismo del ricalcolo degli assegni: prepariamoci a pesanti tagli. Vediamo insieme cosa cambierà.

Le pensioni continuano ad essere il tema più scottante del 2023. Le promesse fatte da Giorgia Meloni in campagna elettorale potranno essere soddisfatte solo in parte. Sicuramente anche per il 2024 eviteremo il ritorno alla legge Fornero per tutti ma non sarà, tuttavia, ancora possibile una riforma previdenziale completa. Infatti l’Esecutivo per il prossimo  anno potrà destinare solo 2 miliardi di euro alle pensioni: troppo pochi per abolire la Fornero ed estendere a tutti Quota 41 come vorrebbe la Lega di Matteo Salvini.

Troppo pochi anche per portare le pensioni minime a 1000 euro come chiede Forza Italia. Quasi certa è la proroga di Quota 103 e di Ape sociale che potrebbe venire addirittura rafforzata ampliando la platea dei beneficiari. In questo contesto già parecchio incerto, l’Inps avanza una proposta: cambiare il meccanismo con cui vengono calcolati gli assegni previdenziali. In particolare l’istituto di previdenza sociale vorrebbe cambiare i coefficienti di trasformazione, un fattore decisivo per calcolare l’importo delle pensioni.

Pensioni: ecco cosa cambierà

L’istituto nazionale di previdenza sociale, nei giorni scorsi, ha avanzato una proposta che sembrava uno scherzo. Ma uno scherzo non è. L’Inps vuole cambiare i coefficienti di trasformazione producendo ingenti perdite a milioni di pensionati.

Pensioni proposta dell'Inps
Nuovi coefficienti di trasformazione/ Ilciriaco.it

Tutto è cominciato da uno studio secondo cui – statisticamente- le fasce reddituali più basse vivono meno di chi ricopre incarichi più prestigiosi e guadagna di più. Senza tenere conto di eventuali malattie, incidenti o incognite varie si è stimato che, in media, un operaio vive fino a 5 anni in meno di un dirigente. La colpa, naturalmente, non può essere attribuita ai dirigenti ma l’Inps ha deciso che tutto questo è iniquo e, quindi, chi vive di più deve avere una pensione più bassa.

Da qui l’idea di cambiare il sistema di calcolo degli assegni pensionistici cambiando i coefficienti di trasformazione in base al lavoro che una persona svolge. Dalla riforma Dini del 1995 in avanti, con l’introduzione del sistema di calcolo contributivo puro, per calcolare l’importo delle pensioni, bisogna moltiplicare la somma dei contributi versati per un coefficiente di trasformazione che cambia in base all’età.

In pratica più una persona è anziana e più alto è il coefficiente di trasformazione e, di conseguenza, più alta sarà la sua pensione. L’Inps ora ha proposto di modificare i coefficienti di trasformazione per le pensioni di vecchiaia, invalidità e reversibilità in modo che chi vive più a lungo riceva assegni più bassi di chi, invece, secondo le statistiche, ha un’aspettativa di vita più bassa.



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