“Non ci ritiriamo sull’Aventino, non lasciamo il Comune nelle loro mani”: l’opposizione all’attacco – IL CIRIACO

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Avellino – L’opposizione non ha nessuna intenzione di ritirarsi sull’Aventino perché «non daremo la possibilità all’amministrazione di fare quel che vuole», ma nel frattempo denuncia quanto accade a Palazzo di Città nel corso di una conferenza stampa convocata sul piazzale del Comune, in contemporanea allo svolgimento del Consiglio Comunale. Proprio l’Assise convocata con modalità streaming dal Presidente Maggio ha rappresentato il punto di rottura. «Una cosa sono le riunioni della Pubblica Amministrazione e altra cosa sono quelle degli organi elettivi. I consigli comunali di Salerno o Ariano e quelli regionali si fanno in presenza, da noi ci viene negato» spiega Dino Preziosi prima di affrontare i punti all’ordine del giorno del Consiglio tra cui uno che riguarda Acs dove «il Presidente occupa un posto contrario a quanto dice lo statuto», oppure l’esternalizzazione del servizio tributi «già presente nel piano pluriennale legato al dissesto, ma oggi presentano un nuovo ordine del giorno che serve solo a giustificare la perdita tempo per non aver fatto la gara finora». E poi c’è il momento particolare che attraversa la città a causa dell’emergenza Covid: «Abbiamo lanciato l’idea di fare un tavolo unico di concertazione, che è cosa ben diversa da un governo unitario, in modo che maggioranza e opposizione possano dialogare tra loro, ma l’amministrazione se n’è fregata».

Sulla condizione epidemiologica interviene Franco Russo, consigliere Pd, che se da un lato invoca uno screening di massa tramite i tamponi rapidi, dall’altro sottolinea i ritardi e gli errori che si stanno ripetendo: «Continuiamo ad isolare i positivi a casa loro in mezzo ai propri familiari. Bisogna trovare strutture in cui isolare queste persone ed evitare che possano contagiare famiglie intere». Le iniziative da mettere in campo per contrastare il Covid sono varie, ma «bisogna ragionare insieme sulle cose da fare», sottolinea Russo. La conferenza stampa in contemporanea al Consiglio Comunale «non è una provocazione», spiega Amalio Santoro, capogruppo “Si può”. «Vorremmo solo svolgere al meglio il nostro dovere di consiglieri. Dalle difficoltà non si esce riducendo gli spazi di confronto – sottolinea. All’improvviso ci siamo ritrovati con la porta chiusa il che è doppiamente grave se invece il sindaco ci ricorda che si può evitare il lockdown in città e si possono riaprire le scuole. Poi, però, il momento del confronto ci viene impedito». Santoro ricorda come, negli ultimi mesi, l’opposizione abbia avanzato una serie di proposte all’amministrazione per fronteggiare questa fase delicata, invece «continuiamo a scontare dei tremendi ritardi». La mancata partecipazione al Consiglio non farà da preludio a un ritiro sull’Aventino da parte dell’opposizione perché «le questioni da affrontare sono tante – annuncia Santoro. Questa amministrazione si sta trasformando, con atti amministrativi, in una sorta di appendice di altri centri di potere e noi non lo lo possiamo consentire. Faremo in modo che il Comune non diventi un ramo di azienda, ma resti la casa di tutti i cittadini».

L’esponente dei 5 Stelle, Ferdinando Picariello ribadisce: «Quando gli spazi di democrazia e partecipazione si riducono, bisogna essere più che preoccupati. Non siamo qui per una protesta sterile nei confronti della maggioranza, ma perché vogliamo un tavolo di lavoro per affrontare la crisi». L’opposizione, inoltre, sottolinea come il sindaco sia più interessato ad affrontare altri argomenti che i problemi della gente, come sottolinea Nicola Giordano, capogruppo di “Laboratorio Avellino”: «Vorremmo ragionare su cose che interessano alla gente, invece il sindaco in Aula sta eliminando la commissione edilizia che svolge ruolo di controllo importante. Nel frattempo si porta avanti una procedura da 20 milioni di euro in cui qualcuno cede alloggi che non sono ancora di sua proprietà».

In questa fase delicata non dovrebbe venir meno il confronto, come spiega Marietta Giordano (Mai più): «Il momento che stiamo vivendo è molto grave e non può consentire al sindaco di toglierci il diritto di partecipare. Quando abbiamo fatto i consigli online spesso siamo stati silenziati. Il sindaco opera in maniera autonoma». E la situazione che si è venuta a determinare viene definita come «imbarazzante» dal capogruppo di “Mai più”, Luca Cipriano: «Siamo stati cacciati da Palazzo di Città. È la prosecuzione della deriva autoritaria che qualcuno porta avanti nel comune di Avellino. Il nostro, però, non è un Aventino, noi saremo presenti – annuncia. Offriamo collaborazione nell’interesse della città, ma pretendiamo il rispetto delle regole. Non c’è alcuna norma che impedisce le riunioni in presenza, siamo di fronte a una chiara forzatura da parte di Festa e Maggio, nel tentativo di mettere un bavaglio alla democrazia». Anche Cipriano si sofferma sulla discussione in atto in Aula: «Tra gli ordini del giorno non c’è un provvedimento collegabile all’emergenza Covid, solo esternalizzazioni di servizi a privati. Non c’è nemmeno traccia delle detassazioni annunciate a marzo. Questo tentativo di spegnere le luci a Palazzo di Città non consentirà a nessuno di far passare nell’ombra alcune operazioni».

Il capogruppo del Pd, Ettore Iacovacci, ricorda tutti gli annunci del primo cittadino nell’ultimo periodo: «Aveva creato un team di esperti per affrontare la pandemia, ma nessuno li ha mai visti. Per gli alloggi di via Tedesco è trascorso un anno, ma la consegna non c’è mai stata. Invece di completare quelle case, siamo pronti a spendere 20 milioni per acquistare altri alloggi. Intanto, sotto Piazzale Degli Irpini qualcuno sta mettendo già radici per costruire – spiega. Forse l’anno scorso avevamo ragione a dire che temevamo interessi edilizi dietro allo spostamento del mercato. La cosa che mi meraviglia è che la Procura non interviene su nulla». Anche il capogruppo di “App”, Francesco Iandolo, sottolinea il tempo perso finora dall’amministrazione: «Abbiamo avuto sei mesi per trovare uno spazio più ampio per le sedute in presenza, ma alla fine hanno chiuso tutto. Ci sono commissioni, come la Settima, che non si riuniscono da mesi». La richiesta di questa protesta simbolica dell’opposizione è chiara: «Non vogliamo solo il nostro diritto a partecipare, ma anche che all’interno del Consiglio si discuta delle pratiche che proponiamo noi e non solo di quelle dell’amministrazione – sottolinea Iandolo. Ci sono stati ordini del giorno che per quasi un anno non sono stati portati in Aula».



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