Nello studio di Bascetta le storie dei 29 paesi beneventani distrutti dal sisma del 1348

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Sono 29 i paesi del Partenio omonimi a quelli longobardi delle carte beneventane distrutti dal sisma del 1348 fra Molise e Puglia, nell’ex Principato federiciano della Capitanata. Da Pietrastornina a Rotondi, da Altavilla a Prata, che si chiamava Tocco, furono tutti rifondati come oppidi, cioè castrum senza castello antico, fondando un rione in ogni Terra di Civitate Beneventana Nova e divenendo il cuore della neonata arcidiocesi a Urbe Benevento che la casa editrice ABE presenterà  a Francoforte (D).
Bascetta sottolinea come il monte Vergene era abitato da feudi capuani. “Solo che Rotondi si chiamava Campora con la Madonna di Costantinopoli più vecchia del Monte Vergene; discorso già affrontato con altri giovani studiosi come Claudio Rovito. Pietrastornina era Pietra Castagnara, Ciardelli era Campanaro di Civitate San Paolo; Prata era Tocco della Montagna; S.Angelo a Scala era S.Silvestro fondata dall’abate di S.Spirito di Benevento, e così via. Non a caso a breve presentiamo anche il volume di Oscar Ciriello che mostra come l’Incoronata, ricostruita in 3d, proprio quella sopra ai monti, sembra una città, con centinaia di case. Basti pensare che l’altare principale, smontato e rimontato, oggi è il gioiello principale del Duomo di Avellino. I paesi del passato erano diversi da quelli di oggi.
Lo scrive il Papa da Avignone nel 1349, ordinando al suo inviato Bernardo Deucio, di ricollocare i migranti nella medesima provincia beneventana e nella nuova arcidiocesi in Urbe Benevento, ma anche di fondare anche le arcidiocesi di Napoli (staccata da Nola), Castellammare (staccata da Salerno), etc”
Chiarisce come “Noidi ABE Napoli sono 36 anni che riscriviamo storie cercando di spiegare ai lettori che i paesi che l’Irpinia è un’invenzione dell’Italia sabauda di De Sanctis, mentre Imbriani ben spiegava i confini del Sannio nel 1863, e non fu ascoltato. Documenti dell’archivio segreto vaticano dimostrano che un’Abellinum romana era a Marsico Vetere, che il Monte vicino Caiazzo si chiamava Monte Virgo, che quello di Napoli è Virgiliano, e che quindi siamo di fronte a una infinità di toponimi le cui pergamene stanno tutte a Montevergine, ma che riguardano toponimi anche lontani, da Ascoli che è Satriano, ad Ascoli che è Piceno. E quindi a Lapige che è Lapio, ad Apice che era provincia ecclesiastica di Ariano città del Papa con «viri» e «siri» attestati dai notai del 1400.  30 anni fa ho scritto la storia di Santa Maria Capua Vetere solo sulle pergamene che parlavano del Monte «Virgo» col tempio di cibele casertano distrutto da S.Vitaliano sull’Appia di Caiazzo e non di «Vergene», sua dipendenza.
Fa chiarezza sul toponimo di Principato Ultra “E’ Ulteriore proprio perché non è il Principato Apulia, ma il bello è che non è neppure l’Ultra Citra avellinese di Sanseverino. La vicaria del Principato Ulteriore di Montefusco (il carcere), la Vicaria del Principato Ultra Citra di Sanseverino, e la Capitanata di Foggia erano unite in una sola provincia aragonese sede del viceregno napoletano in Principato di Salerno. Montefusco fu vicaria del Principato Ulteriore, dopo l’assorbimento in Viceregno Spagnolo nel 1503 per conquista del Prorex Consalvo di Cordova, ponendovi il seggio chiamato San Matteo, perché soggetta, alla stregua della vicaria di Capitanata (ex Principato Apulia), a un solo Principato Regio riunito in Salerno. Alla stessa Salerno fu accorpato il Principato Ultra Citra (così chiamato perché era oltre quello salernitano detto citra) ma con Vicaria in Sanseverino. Quindi Montefusco fu il capoluogo giudiziario al posto di Benevento (quando rientrò nei beni del Papa), impadronendosi gli Spagnoli della Valle Beneventana di Atripalda, mentre Mercato Sanseverino dei paesi della Valle serinese di Avellino. E’ tutto nei libri sul Regno di Napoli tradotti in inglese, formato cartonato, che stiamo esportando in America”. Spiega quindi che “I confini della nuova Serra angioina di Montoro e della vecchia Serra di Castellammare del Principato Salernitano e i confini della nuova Serra angioina di San Bartolomeo in Galdo e della vecchia Serra di Prata P.U. appartengono a periodi storici diversi e precedenti.
Perciò lei dice che la nostra Ariano era città del Papa e non del Principato antico?
Esattamente. Nel 1400, Ariano e Apice risultano provincia della Chiesa di Roma, mentre Benevento è la capitale del Principato Ultra e dei 29 paesi rifondati post sisma del 1349”. L’ipotesi che delinea Bascetta è che “Avellinesi e Beneventani furono accorpati solo nel 1503 a Montefusco perché era feudo di proprietà di Consalvo di Cordova, conquistatore Spagnolo, che costruì il carcere a casa sua, quando i Francesi scipparono la Dogana di Atripalda agli Aragonesi. La guerra scoppiò infatti nell’ex Vicaria aragonese della Dogana di Atripalda”. E annuncia il prossimo libro “uno sorpresa del preside Virgilio Iandiorio dedicata a Venosa, in collaborazione con l’Associazione Maranta del presidente Donato Bellasalma, dopo il grande successo del volume sui 30 casi criminali del Rinascimento di cui si sono interessati i TG3 di Campania e Lucania”.


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