“L’Irpinia è una vertenza nazionale. Al Governo chiediamo una task force per le aree interne”: il grido d’allarme di Cgil, Cisl e Uil – IL CIRIACO

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«L’Irpinia è una vertenza nazionale, altro che le favole della Regione. Il Governo deve accorgersene, istituisca una task force per le aree interne ora, senza attendere l’autunno caldo». Cgil, Cisl e Uil lanciano il grido d’allarme per una provincia già provata da crisi endemiche e spopolamento, e che oggi appare totalmente piegata dall’emergenza Covid 19.

«Tra vertenze metalmeccaniche, Asidep, Irpiniambiente che non paga gli stipendi, siamo di fronte all’emblema delle bugie raccontate per anni. Si parla di una Campania ripartita negli ultimi cinque anni eppure alle nostre spalle abbiamo una stazione ferroviaria praticamente chiusa, non a caso ieri non siamo stati invitati a Grottaminarda alla cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria all’ad di Ferrovie dello Stato al quale avremmo chiesto perché Trenitalia ha chiuso i servizi ad Avellino» dichiara Luigi Simeone segretario generale Uil. «C’è un tizio che cammina sulle acque- dice Simeone riferendosi al Governatore De Luca- andando a dispensare di tutto e di più per le aree interne in termini di promesse, eppure basterebbe guardare alle risorse stanziate per gli eventi per vedere che il 65% riguardano Salerno, città al centro della politica regionale. Abbiamo provato ad alzare il livello di attenzione della politica, delle istituzioni e del Governo centrale. Al Prefetto abbiamo spiegato che siamo in una condizione drammatica, dai dati del centro studi Uil tra aprile e maggio sono stati decurtati per stipendi, 278 milioni di euro. Il 12% di quelli campani riguarda l’Irpinia, ciò vuol dire che ogni mese a livello provinciale perdiamo 12 milioni di euro. Se continua ancora la fandonia della ripartenza in queste condizioni, il taglio di stipendi nelle tasche dei lavoratori di questa provincia sarà pari a 200 milioni di euro per il 2020. Non servono provvedimenti ad effetto, ma bisognerebbe vedere gli effetti dei provvedimenti che, al momento, sono pari allo zero. Il nostro è un grido d’allarme che non si fermerà. L’Irpinia è una vertenza nazionale, al Governo chiediamo una task force per la provincia di Avellino e per le aree interne che pagano la crisi più degli altri». Un canovaccio che va avanti da anni, come sottolinea Salvatore Bonavita, segretario Cisl Scuola: «siamo costretti a ripetere le stesse cose da anni, le aree interne moriranno di emorragia. I dati Istat lo dicono chiaramente, l’esodo dei giovani da questa provincia prosegue inarrestabile. L’unico antidoto efficace e necessario è il lavoro». Tra i problemi principali da affrontare immediatamente, il rientro tra i banchi: «un’incognita enorme che riguarda tutta la società. Come si tornerà a scuola a settembre, ancora non è chiaro. Si parla di classi dimezzate, orari di ingresso e di uscita differenziati. Ma nessuno si pone il problema dei trasporti, come andranno i nostri ragazzi a scuola con una stazione ferroviaria chiusa e il trasporto su gomma ridotto all’osso? C’è un piano scuola che presuppone un raddoppio degli organici, che non si sa quando avverrà. Settembre ormai è dietro l’angolo- conclude Bonavita- serve un 40% in più di docenti, un 50% in più di personale Ata». Emblema della crisi irpina, ricorda il segretario Cgil Franco Fiordellisi, è la chiusura Novolegno. «Un esempio concreto, abbiamo visto sindaci, parlamentari, consiglieri regionali che si erano detti disponibili ad aprire una riflessione e alla fine quel che resta sono 117 licenziamenti. Avevamo chiesto una serie di tavoli e verifiche, la risposta è stata nulla. Questo è il modello di classe politica che abbiamo. Lanciamo un appello accorato alle amministrazioni locali, regionali e nazionali, ma è difficile vivendo in una perenne campagna elettorale che, invece di risolvere i problemi, li accentua. Oggi De Luca lancia il grido d’allarme sull’acqua, ma dove è stato in questi cinque anni se solo adesso si rende conto che servono investimenti per potenziare reti idriche e depuratori? Siamo in un mondo distopico, noi sappiamo bene chi deve fare cosa- incalza Fiordellisi- Lavoratori e cittadini sono ormai sfiduciati. Lo diciamo chiaramente: la politica dei bonus si rivolgerà contro come un boomerang. Arriverà l’autunno e se non ci saranno risposte, difficilmente i sindacati potranno fungere da calmieri sociali». Una provincia nel limbo, proprio come la sua stazione ferroviaria: «ci sono risorse per l’elettrificazione, ma non ci sono quelle per l’interscambio con il resto della provincia. Avellino era già un ingorgo, immaginiamo cosa potrà accadere a settembre con la ripresa delle scuole e non solo. Non c’è alcuna programmazione, dal sindaco alla Regione al Governo nessuno interviene. Tra poco vedremo oltre alla Novolegno, cosa accadrà alla Fca, alla Whirlpool, situazioni che necessitano di una risposta qui ed ora. Così come tutte le partecipate: acqua, rifiuti, energia, trasporti. Cosa si vuole fare, attendere che qualche prenditore si improvvisi imprenditore per inserirsi nei servizi pubblici? E’ qui che manca la risposta della classe politica e istituzionale».



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