La vendita del Patria e Lavoro finisce in Procura. Preziosi presenta un esposto – IL CIRIACO

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«La manifestazione di interesse per le ragioni innanzi indicate va immediatamente ritirata», è questa la conclusione a cui giunge il consigliere di opposizione, Costantino Preziosi, in un esposto sul tentativo di vendita dell’ex Asilo Patria e Lavoro da parte del Comune. La decisione dell’amministrazione venne già duramente contestata in Aula dal capogruppo di opposizione con una serie di pregiudiziali, ma senza successo. Nei giorni scorsi, il Comune ha pubblicato l’avviso per la cessione dell’immobile. Preziosi, però, passa al contrattacco e presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Avellino, alla Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania, alla sezione di controllo della Corte dei Conti della Regione Campania.

Nel documento, l’esponente di opposizione elenca quelle che secondo lui sarebbero le violazioni dietro alla messa in vendita del Patria e Lavoro. Sarebbero stati violati due limiti importanti, uno di sostanza e l’altro di forma inteso da un punto di vista procedurale.
Il limite sostanziale parte dalla pregiudiziale presentata dall’opposizione in Consiglio Comunale da Dino Preziosi sull’impossibilità di vendere la struttura perché non può essere cambiata la destinazione d’uso. L’esponente di opposizione, nel suo esposto, ripercorre la storia della struttura e lo statuto sottoscritto nel 1933 quando l’asilo entrò in funzione.

«Prevede all’articolo 1 che l’Asilo infantile ha per scopo di accogliere e custodire gratuitamente i bambini poveri di ambo i sessi con età non minore a tre anni, nè superiore a sei anni. Al successivo art. 10 è previsto “che il fondo patrimoniale è inalienabile”», si legge nell’esposto di Preziosi. Nel 1977 tali beni furono traferiti, con legge delega, alle Regioni e da queste, a seguito dell’ soppressione degli II.PP.AA.BB. ai Comuni, mentre una successiva legge regionale del 1978 «viene fatto divieto ai Comuni di variare la destinazione d’uso precisando che detti beni entrano a far parte del patrimonio non disponibile dei rispettivi Comuni», spiega Preziosi nel suo esposto.

Oltre agli aspetti legati alla destinazione d’uso, Preziosi mette in evidenza anche quelli economici. L’ex Asilo Patria e Lavoro è stato, poi, restaurato nel 2006 dopo essere stato pesantemente danneggiato dal terremoto. L’intervento venne finanziato dai fondi europei P.I.C.A. e messo a bando per circa 1,7 milioni di euro. «A fronte di tale costo per il restauro, al quale deve essere aggiunto l’attuale valore venale dell’immobile, è di chiara evidenza che l’attuale vendita, attraverso una manifestazione di interessi, con base d’asta per circa 400.00 , è molto sottostimata», sottolinea Preziosi nel suo esposto prima di aggiungere: «Tale base d’asta, è di circa il 77% in meno dei soldi investiti per il restauro, senza contare il prezzo del valore immobiliare, pertanto si ha la sensazione che sembra essere un regalo a chi vince, sia esso ente pubblico o ordini, configurando una mancata entrata in un ente in predissesto».

L’esponente di opposizione, inoltre, ricorda come nel 2009 il Consiglio Comunale deliberò l’utilizzo del Patria e Lavoro per accogliere bambini dai 13 mesi ai 6 anni e successivamente anche la Giunta confermò questo indirizzo «né poteva fare diversamente», precisa Preziosi nell’esposto. La struttura venne poi affidata in gestione tramite bando pubblico per svolgere attività legate al mondo dell’infanzia. «Da ciò si evidenzia l’impossibilità di vendere il bene, sia perché fa parte del patrimonio indisponibile del Comune, sia perché non può essere mutata la destinazione d’uso», spiega Preziosi nell’esposto. «Per tali motivi – prosegue l’esponente di opposizione – avevo chiesto di estrapolare tale vendita dai beni posti in vendita dal Comune di Avellino, perché non può essere mutata la destinazione, non può rientrare nei beni disponibili, e in ultimo, perché il bene è stato posto in vendita per un valore notevolmente inferiore ai costi sostenuti per la sua ristrutturazione, oltre al mancato adeguamento del costo al valore del bene immobile in sé. In tal caso l’unico a non fare l’affare è il Comune, mentre lo potrebbe fare chi è interessato all’acquisto. Il fatto che venga venduto a un ente, ordine professionale o a chiunque altro, ciò non esclude un evidente danno patrimoniale per minori entrate rispetto al valore reale del bene».

Oltre agli aspetti sostanziali della vicenda, Preziosi analizza anche quelli formali e procedurali legati alla messa in vendita del Patria e Lavoro e alla mancata approvazione di una variazione urbanistica. La manifestazione di interesse per la cessione della struttura «è stata avviata con un vizio di forma», spiega Preziosi nel suo esposto.

Il documento elaborato da Preziosi verrà consegnato oggi in Procura per la verifica della sussistenza di eventuali reati, alla Procura generale della Corte dei Conti regionale per eventuali danni erariali «anche in relazione al costo posto a base della manifestazione di interessi – spiega Preziosi nell’esposto notevolmente inferiore ai costi spesi per la ristrutturazione e per la valutazione dell’ intero bene». Inoltre verrà consegnato anche alla sezione di controllo della Corte dei Conti regionali per una verifica del piano di riequilibrio e del piano vendite. Lo stesso esposto, inoltre, viene consegnato anche al dirigente al Patrimonio del Comune affinchè annulli in autotutela la manifestazione di interesse.



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