La scuola ripresa con ansia

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Di Mino Mastromarino

Settembre, tempo di scuola ripresa. Non nel senso di riattivazione dell’attività scolastica, bensì in quello di dura reprimenda degli insegnanti, precipitati in una pericolosa crisi di nervi. Uno studente veneto è stato bocciato alla maturità. Aveva ottenuto una votazione insufficiente nella seconda prova scritta ed aveva risposto in maniera deficitaria alle domande sulle materie orali di indirizzo e di inglese. Ha fatto ricorso ai Giudici Amministrativi, i quali hanno rovesciato la decisione della Commissione, invitando l’Istituto a promuovere il maturando con il punteggio minimo di 60/100. Infatti: “La commissione non ha tenuto conto dell’oggettivo miglioramento che caratterizzando l’andamento scolastico avrebbe dovuto essere contrapposto agli esiti non sempre soddisfacenti della prova d’esame, peraltro inficiata dall ostato d’ansia che avrebbe pervaso il candidato”. Come a dire: gli incauti commissari non hanno capito che il criterio principale – se non unico – di valutazione della maturità del candidato è il grado di agitazione da cui questi risulti al momento delle prove. Quanto poi all’ esito del test Invalsi del 2023, per cui soltanto uno studente su due arriva alla maturità, dopo tredici anni di studio, con un livello sufficiente di preparazione in italiano e matematica, esso potrebbe sembrare allarmante. Invece, disponendo di molto più tempo, i docenti si sono scrupolosamente attenuti al canone valutativo dell’ansia dello studente, con cui – per definizione – sono incompatibili cattivi voti e, soprattutto, bocciature. E l’evidenza del fallimento didattico? Quisquilie da immaturi.


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