La lezione di Masullo: ripartire da comunità e democrazia per costruire una società più giusta

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E’ nell’idea di comunità, perno da cui ripartire per costruire una società più giusta, nella centralità della relazione con l’altro l’eredità più forte del filosofo Aldo Masullo. E’ quanto emerso dal confronto, tenutosi questo pomeriggio al Circolo della stampa, promosso dall’associazione Insieme per Avellino e per l’Irpinia, che ha voluto celebrarlo a quattro anni dalla morte. Ad alternarsi testimonianze e riflessioni sul magistero del filosofo che ha sempre conservato un legame forte con la città di Avellino in cui era nato. Moderati dalla giornalista Rosa Bianco, a offrire il proprio contributo al confronto Antonella Tucci e Vincenzo Fiore, docenti di filosofia, Giovanni Sasso, presidente della Società Filosofica Italiana, Pasquale Luca Nacca di Insieme per Avellino e per l’Irpinia, la dirigente scolastica Mirella Napodano, il direttore del Corriere dell’Irpinia Gianni Festa e il filosofo Luigi Anzalone.

E’ Antonella Tucci a ricordare come Masullo fosse convinto della necessità di costruire ogni giorno la propria felicità “Ci ricordava che dal dolore può nascere un nuovo equilibrio, poiché il dolore determina una reazione alle sollecitazioni che arrivano dall’esterno, ci costringe a mettere da parte la nostra passività e in questo scontro tra esterno e interno c’è la vita. E’, dunque, la volontà di potenza ad aiutarci ad affermare la nostra soggettività, a difenderci dal rischio della frammentazione, a incoraggiarci ad essere sempre presenti a noi stessi. Si fa strumento di salvezza insieme all’amore che è emblema della valenza positiva della differenza, della possibilità di riconoscere l’altro non come nemico. Poichè solo in questo modo è possibile ritrovare l’umanità in noi”.

A soffermarsi sulla centralità della democrazia nella riflessione di Masullo è Giovanni Sasso “Parte dall’analisi un filosofo come Bruno per giungere ad una riflessione sul tempo presente. Bruno è per lui compagno nostro, maestro di anarchia, anticipatore della modernità. Ci ricorda che se la ragione non ci guida verso un’ideale di pace, non dobbiamo obbedire ad essa. La libertà consiste, dunque, nell’usare la ragione, nel rispetto dei vincoli che legano gli uomini, vincoli rappresentati da diritti umani, che sono al di sopra di noi. Ecco perchè per lui la democrazia è vissuta come momento etico e non può non fondarsi sulla tolleranza e il confronto con culture diverse, sul superamento dell’individualità, sulla ricerca del bene di tutti”.

Luca Nacca consegna, invece, il ricordo dell’incontro avvenuto con Masullo dieci anni f alla Fiera del libro di Atripalda promossa dalla casa editrice ‘Il papavero’. “Era un uomo – spiega Nacca – capace di accompagnare alle parole i fatti, credeva nella forza dei giovani, convinto che in ogni fallimento si potesse nascondere una grande opportunità. Peccato che Avellino non lo abbia ricordato degnamente. Ricordo molto bene la riflessione che consegnò nel corso del suo intervento ad Atripalda, sottolineando il valore delle piccole comunità che nutrono grandi pensieri, incoraggiando tutti ad essere cospiratori, e a portare avanti piccole battaglie per costruire una società migliore”.

Napodano pone l’accento sulla capacità di Masullo di intercettare il bisogno di riflessione sull’idea di cittadinanza, incoraggiando buone pratiche di analisi e dialogo filosofico che potessero favorire un’autonomia di pensiero, a partire da un approccio relazionale e comunitario. “Ci ricorda – chiarisce Napodano – come la filosofia educhi a una visione di sistema ma si soffermi anche sulle piccole azioni quotidiane. Di qui la necessità di partire da una trasformazione del sè che passi per l’esercizio dei diritti di cittadinanza. La sua è un’etica della responsabilità che richiama a universali etici, quali la cooperazione interculturale e la ragionevolezza. Nella sua ricerca cerca sempre di rispondere  a domande radicali sull’esistenza per le quali ci chiede di trovare una risposta in noi stessi”.

Vincenzo Fiore sceglie di partire dall’omaggio in versi che Masullo dedicò ad uno dei bambini morti nel Mediterraneo “Mi colpì che in quella che fu una della sua ultime interviste il discorso cadesse sulla storia di questo bambino, la cui madre gli aveva cucito attorno al cuore una pagella. Era per lui il simbolo dell’importanza che riveste la scuola nei paesi in via di sviluppo, una funzione che sembra aver perso nei paesi occidentali. Con le sue parole Masullo ci metteva in guardia dal rischio di una lenta trasformazione in una società di automi, vinti dall’indifferenza”. E sulla nuova idea di scuola che si andava delineando “Era stato molto duro, lui che era stato pioniere in fatto di didattica, criticava con durezza le scimmiottature aziendalistiche del mondo dell’istruzione, convinto che non bastasse parlare di “Buona Scuola” per restituire centralità ad essa. Più volte aveva ricordato come la scuola non possa essere una bolla ma debba raccontare il tempo che viviamo, aiutando i ragazzi ad affrontare le vicissitudini della contemporaneità, insegnando il valore dell’anarchia che riesce a rompere l’ordine imposto dall’alto. Ecco perché per lui Bruno è un partigiano della verità”.

A soffermarsi sul rapporto di Masullo con la politica è il direttore Gianni Festa “La sua grande umanità e mitezza sono la lezione più bella che ci ha lasciato. Al centro della sua idea di politica ci sono sempre stati il suo essere comunista, la capacità di dialogare anche con le fasce sociali meno istruire, di farsi interprete di un umanesimo narrante che arrivava al cuore”. Ricorda come “Strenua è stata la sua difesa della Costituzione dai governanti che pretendevano di piegarla ai propri interessi personali, indebolendo la democrazia. Si è sempre battuto per la libertà degli altri, denunciando il tentativo di alcuni governanti di usurpare la sovranità del popolo, sottolineando come il ruolo dei partiti dovesse essere quello di favorire la democrazia. Partiti che avevano perso la loro funzione di raccordo tra cittadini e politica, riducendo la politica a lotta per il potere, schiacciata tra fondamentalismi e nichilismo. Oggi l’astensionismo dilagante ci restituisce la crisi del rapporto tra cittadino e politica”.

Festa evidenzia  la condanna di Masullo di ogni forma di trasformismo “più volte sottolinea la pochezza della classe dirigente del Sud, clientelare e pronta a tutelare esclusivamente i propri interessi” e la centralità da lui attribuita alla questione morale, poiché “è la rappresentanza parlamentare a dover garantire il controllo democratico”. Quindi l’attenzione rivolta alla questione meridionale “Masullo era convinto che il miracolo economico fosse il prezzo pagato dal Sud alla ricostruzione. Un prezzo evidente nell’emigrazione, nella vendita della forza lavoro, in una nuova forma di colonialismo.  Anche oggi il Sud continua ad essere vassallo. Sono convinto che farebbe sentire con forza la sua voce contro l’autonomia differenziata che rischia di accentuare il divario con il Nord”. E sul rapporto tra intellettuali e politico “Era consapevole di quanto fosse difficile conciliare il ruolo di intellettuale con quello di politico. Si rammaricava di aver perso lui stesso tempo a inseguire la politica, con il timore di diventare un cinico alla pura ricerca del potere”.

E sul legame con l’Irpinia “Mi raccontò che venire in Irpinia era sempre un’occasione di libertà perchè aveva modo di incontrare allievi e colleghi, toccando con mano la fame di vita dei giovani. Aveva ricordato come l’Irpinia avesse conosciuto fermenti importanti, sin dal Risorgimento insieme a vertici, solitari come i boschi d’Irpinia”. Di forte suggestione l’analisi di Anzalone che si sofferma sui concetti di comunità e libertà con i quali Masullo si opporrà al nichilismo dilagante “Il nichilismo non è questione metafisica ma modalità fondamentalista che contraddistingue la società contemporanea. Di fronte alla distruzione di ogni verità, in un tempo in cui tutto è ridotto a merce, in cui la società è folla solitaria, non si può non partire dall’essere comunitario. Una comunità da cui l’individuo emerge per interrogarsi sull’idea di libertà dell’altro che è anche libertà del sè. Di qui la centralità della democrazia, in cui il popolo è fatto da individualità che si sentono libere ma che resterebbero nella loro individualità se la democrazia non fosse un palpito accomunante di libertà”. Anzalone sottolinea l’importanza attribuita da Masullo al rapporto con l’altro “La potremmo definire internità dell’altro, secondo cui l’alterità dell’altro è medesimezza del sè, in un legame profondo tra l’io e l’altro. E’ chiaro il richiamo alla lezione marxiana e al cristianesimo. L’etica del ‘consentimento’, dell’incontro tra i miei sentimenti e quelli dell’altro può consentirci di costruire una società migliore”.

Di forte commozione il momento in cui sono state le cugine di Masullo Giulia e Pina Acone a prendere la parola, consegnando attraverso il racconto di alcuni aneddoti, il ritratto di un filosofo straordinario ma anche di un uomo con le sue debolezze.


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