Investimenti pubblici a vuoto | Corriere dell’Irpinia

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Di Mino Mastromarino 

Della paradossale questione del PNRR, quello che ci preoccupa di più non è tanto l’incapacità di spenderne i fondi, quanto l’italica abilità di sprecarli con opere incompiute e inutili. Nel primo caso viene semplicemente dissipata la più grande occasione di sviluppo della Storia; nel secondo, oltre alla gravissima perdita di chance i cittadini devono subire il beffardo danno di dover pagare anche i costi di lavori pubblici fallimentari, per mancata ultimazione e per assenza di utilizzo. Qualche anno fa, su Fanpage.it, si segnalarono ben <647 opere della vergogna>, quelle mai concluse da Nord a Sud del nostro Paese: autostrade che non portano da nessuna parte, ferrovie senza binari, dighe inservibili, ma anche residenze per anziani e impianti di depurazione ovvero scuole elementari e medie, sovente realizzate in territori carenti di bisogno didattico da conclamato calo demografico. Forse è arrivato il momento di dubitare del principio di utilità immanente dei lavori dello Stato e degli Enti Pubblici. Ossia della tesi per cui, di un’opera pubblica, si possono sindacare solo le modalità procedurali di approvazione e realizzazione ma non il merito (e l’opportunità), giacchè si è convenuto per legge di ritenerla sempre e comunque e rispondente all’interesse concreto dei cittadini. Si tratta di un’evidente distorsione della teoria keynesiana degli investimenti pubblici. Tanti sindaci si pavoneggiano a tagliare il fatidico nastro di un giardinetto o di una piazzetta insignificanti, per rimediare alla loro (in-)visibilità politica.


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