“Il Pd non è a porte girevoli. Candidatura Ciarcia è figlia di appartenenza e coerenza. Valori che altri non possono rivendicare” – IL CIRIACO

0
172


«Il Pd non può fare a meno della sua colonna portante. La candidatura di Area Dem nasce da un percorso condiviso, che fa riferimento a Zingaretti, e che è figlio di un’appartenenza vera. Il nostro non può essere un partito a porte girevoli, dove finanche i suoi parlamentari contribuiscono a relegarne il simbolo tra i banchi degli sconfitti». Ida Grella, dirigente nazionale del Pd e coordinatrice di Area Dem, difende la candidatura di Michelangelo Ciarcia e si appella al commissario Cennamo.

Tra meno di due mesi si vota, ma il Pd non ha ancora fatto sintesi sulle candidature. In ballo ci sono ancora Petracca, Petitto e Ciarcia.

«La sfida delle regionali è importantissima ma purtroppo il Partito democratico irpino si sta avvitando intorno al problema delle candidature, invece di proporre e sollecitare un dibattito che non può limitarsi ai soli nomi. Area Dem ha messo a disposizione del partito un nome, quello di Michelangelo Ciarcia, che rappresenta un’opzione importante, ma lavora anche sul fronte politico. Da giovedì inizieremo una serie di appuntamenti tematici sulle emergenze irpine, chiaramente rispettando le regole anti Covid. Il primo si terrà a Solofra e verterà su ambiente e ciclo integrato dei rifiuti. Riteniamo che il Pd debba far sentire forte la sua voce in merito alla chiusura del ciclo integrato dei rifiuti con la realizzazione del biodigestore a Chianche. Il sindaco Carlo Grillo ha dimostrato che si può raggiungere l’obiettivo, anche superando gli ostacoli di una politica miope che osteggia gli impianti senza proporre alternative. L’ambiente in generale, come tutela e valorizzazione, è la grande risorsa dell’Irpinia e può rappresentare il futuro delle nuove generazioni alle quali bisognerebbe che i partiti rivolgessero i loro programmi».

Però nella contesa delle candidature c’è anche Area Dem. Perché il partito dovrebbe scegliere il vostro candidato e non un altro?

«Essendo la colonna portante del Pd irpino, riteniamo di dover segnalare a tutti che c’è un potere, quello delle idee, che deve venire fuori. Altrimenti diamo ragione a chi ritiene che la nostra federazione sia un’accozzaglia di bande. Invece ci sono tante energie positive che però vengono soffocate. Il Pd, anche in occasione delle elezioni regionali, non può fare a meno di una sensibilità che rappresenta peraltro il segretario nazionale Nicola Zingaretti. Democraticamente siamo arrivati alla sintesi sul nome di Michelangelo Ciarcia, anche grazie al passo indietro di altri. Un passo indietro reale e non tattico come qualcuno nel partito vuol far passare. Continuiamo a rivendicare un processo di radicamento e cambiamento del partito».

L’unico parlamentare eletto nel collegio Irpinia Sannio, Umberto De Caro, però appoggia Petitto. Anche l’unico rappresentante istituzionale nazionale ha voce in capitolo.

«Credo che il dovere di un deputato sia quello di essere super partes, di lavorare per l’unità del partito non fosse altro che è stato votato da tutti noi. Alle ultime politiche, per spirito di appartenenza, abbiamo votato D’Agostino ad Avellino e De Mita junior in Alta Irpinia, ed è anche grazie a questo nostro sacrificio politico che lui è stato eletto. E poi non è giusto mentire sapendo di mentire quando i mandanti della sconfitta del simbolo del Partito democratico alle amministrative di Avellino, e per ben due volte alla Provincia, sono praticamente reo confessi. Il Pd è stato sconfitto da trasversalismi di alcuni andati finanche oltre il centro sinistra. Un partito che vuole perimetrare il bacino dei suoi dirigenti, la prima cosa che deve fare è premiare l’appartenenza vera. E quella non la dà una semplice tessera, neanche per un parlamentare. Lo stesso deputato che plaude all’endorsement del consigliere Montanile per il candidato Petitto, e lo definisce “un ritorno a casa”. Allora vuol dire che o si sente apolide o è confuso, perché la sua casa, il Pd che lo ha candidato al parlamento, nel consiglio comunale di Avellino sta all’opposizione. D’altronde il sindaco enjoy tutti i giorni ricorda ci ricorda di aver vinto le elezioni contro di noi».

Il Pd appunto, dov’è?

«L’elettore di centro sinistra che si sente vicino al Pd, non può che sentirsi smarrito di fronte a tanta confusione. Ecco perché mi appello al commissario Aldo Cennamo,  perché si sbrighi. Questa situazione danneggia il partito e la sua credibilità perché autorizza chiunque a parlare del Pd, anche chi lo ha usato per entrarvi ed uscirvi a piacimento. Il Partito deve essere difeso da chi lo usa a giorni alterni per crearsi una foglia di fico per coprire comportamenti di un individualismo spregiudicato».

Non crede che l’aver deciso di blindare i due uscenti, abbia contribuito a creare i presupposti per la guerra intestina sulle due caselle mancanti?

«Un partito serio valorizza le esperienze, specialmente quando queste sono positive. Quindi è ovvio, nel caso della presidente del consiglio regionale Rosa D’Amelio, che la sua ricandidatura non è mai stata messa in discussione. E’ una donna del Pd da sempre, senza se e senza ma. Diverso è il discorso per chi approda nel Pd come Maurizio Petracca. Perché se questo dovesse diventare un criterio, allora chiunque degli uscenti avrebbe potuto diventare un candidato del Pd bloccando di fatto la lista alla faccia del rinnovamento di cui tutti i giorni parla Zingaretti. La mia non è una questione personale nei confronti di Petracca, persona valida, ma bisogna evitare che il Pd diventi per decreto un partito a porte girevoli. Candidare gli uscenti può essere un criterio, ma almeno va ampliato stabilendo almeno un minimo di anni di appartenenza al partito. Chiudo poi con un interrogativo, c’è l’anagrafe certificata del Pd all’ultimo congresso? A me non risulta».

 



Source link

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here