Il Pd e la smania da congresso: rinviare è la scelta più saggia – IL CIRIACO

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«Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi». Il motto di Benjamin Franklin dovrebbe campeggiare, scolpito nel marmo, all’ingresso di via Tagliamento, sede del coordinamento provinciale del Pd. E dovrebbe stare in così bella mostra per ricordare, ad imperitura memoria, l’assurdo tira e molla che ha coinvolto tutto il partito, nessuno si senta escluso, da quasi cinque anni a questa parte. Dalle dimissioni di Carmine De Blasio (gennaio 2016) è trascorsa un’eternità politica ed il Pd è ancora alle prese con la caccia al segretario provinciale. A dire il vero uno lo aveva anche eletto, Giuseppe Di Guglielmo, ma la cosa deve essere apparsa talmente “inusuale” che si è pensato bene di chiedere aiuto al Tribunale ordinario per riportare tutto allo status quo che altro non è che una grande confusione sotto il cielo. Ma quella frase dovrebbe servire a far comprendere ai protagonisti quanto tempo si è inutilmente perso, anche per colpe dei livelli nazionali, rinviando di continuo l’appuntamento congressuale vuoi per una scadenza elettorale che incombeva, vuoi per un tesseramento contestato o semplicemente perché “non era il momento”. A turno le varie componenti si sono schierate a favore o contro il congresso più per calcolo che per sussistenza di una reale motivazione politica. E cosi, di rinvio in rinvio, di tesseramento in tesseramento, sembrava essere arrivato il momento di celebrare l’agognato congresso. La campagna adesioni era stata completata, la platea certificata e in più c’era l’abbrivio di un risultato elettorale decisamente incoraggiante alle regionali (qui in Irpinia meglio che in tutto il resto della Campania) che rendeva la cornice (la situazione politica interna è altra cosa) ideale per una discussione franca e seria senza vagheggiare di inutili orizzonti unitari, peraltro decisamente improbabili. Un congresso atteso da tempo, la cui celebrazione era auspicata da più parti, anche da noi, sul cui iter però si è abbattuta la recrudescenza dei contagi, la seconda ondata del Covid-19. Nel dibattito, già accidentato di suo, si è dovuto tener conto della necessità di evitare riunioni (e quindi il rischio di assembramenti) e questo ha reso la data ipotizzata, fine novembre, troppo vicina rispetto alla crescita della curva dei contagi. In buona sostanza adesso parlare di congresso sembra decisamente azzardato e non sarebbe male, vista la situazione, decidere per un rinvio, stavolta senza che nessuno abbia delle colpe specifiche. Qualcuno ci ha provato, ma pare, almeno fino ad ora, senza risultato: si va avanti con il percorso infischiandosene del resto. Sarebbe opportuno che qualche autorevole esponente del partito dicesse pubblicamente che questo non è il momento (anche perché sembra occorra fare una “riverniciata” al tesseramento) e che questa fregola da congresso è ingiustificata. I contagi in Campania sono aumentati in modo esponenziale e quella smania che oggi registriamo non l’abbiamo vista quando sarebbe servita a ricordare che bisognava potenziare la sanità territoriale e prepararsi per tempo con i posti letto (la vicenda Landolfi è emblematica), predisporre un piano trasporti che avrebbe potuto aiutare a non chiudere le scuole, rendere efficace, soprattutto nelle aree a maggiore densità abitativa, il sistema di tracciamento oggi saltato quasi del tutto. Si poteva e si doveva utilizzare l’estate per fare tutto questo, mettendosi nelle condizioni di non dover richiudere la Campania, e non sprecarla a scontrarsi per un posto in lista o in salamelecchi al Governatore perché tanto tutto andava bene madama la marchesa. Invece non andava affatto bene e lo scopriamo oggi tornando a fare i conti con la paura che cresce e con parole (coprifuoco, lockdown e autocertificazione) che speravamo, nonostante il virus non sia stato debellato, di non dover sentire più. Ecco perché questo non è il momento per pensare al congresso, ma quello per costruire una proposta politica che possa aiutare a colmare i ritardi accumulati durante l’estate, perché non si deve rimandare a domani ciò che si può (e si deve) fare oggi. Il Pd tutto non lo dimentichi.



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