Idee Resistenti. La playlist di Maria Teresa Rigione, tricologa ed influencer – IL CIRIACO

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Questo spazio quotidiano di creatività si chiama “Idee Resistenti” per due motivi: in quarantena è necessario resistere, esercitare la creatività e applicarsi a ciò che ci piace aiuta la mente a orientarsi in una direzione diversa: quella del futuro. Se avete voglia di inviarci le vostre Idee Resistenti scrivete a: eventi@ilciriaco.it

Maria Teresa Rigione

Conosciamo oggi Maria Teresa Rigione, chimico farmaceutico specializzata in tricologia, esperta di beauty e wellness e influencer su Instagram come @the_tricologist dove dimostra con eleganza, ironia e dolcezza che la parrucca è uno strumento di bellezza e di moda che si può indossare con leggerezza per mitigare o superare gli esiti di terapie che riportano in vita ma, a volte, si portano via per sempre i capelli.

“Whigblogger” o “whighunter”, cacciatrice di parrucche ma anche cacciatrice di bellezza, quella profonda che si cela in ogni donna, quella beltà indomita che rinasce dopo le battaglie della vita, e per la vita, e che merita di essere coltivata, riconquistata e goduta, nella consapevolezza che la vita è un dono e amarsi è il miglior modo di onorarla.

Maria Teresa è passata anche lei per una prova così dura; chi la conosce sa che ha combattuto silenziosa e concentrata come un ninja e che ora vuole combattere per le altre donne che sono ancora in lotta con il male, accompagnandole verso quella riconquista della bellezza che è anche funzionale a mantenere la propria identità, non facendola assorbire dallo status di persona ammalata.

Maria Teresa, come stai vivendo questo momento, fase 1 e 2?

“Ho vissuto e vivo entrambe le fasi con lo stesso spirito, quello di un osservatore neutro. Probabilmente per deformazione professionale, provenendo dal mondo scientifico, ho amplificato quella che era già una mia tendenza caratteriale: l’osservazione del fenomeno. Ovviamente anche solo osservandolo si partecipa comunque in qualche modo alla modifica del fenomeno stesso, ma l’attitudine, a mio avviso, è la parte determinante del processo. Se si osserva un qualsiasi fenomeno con un’attitudine costante di presenza e di attenzione, si colgono moltissimi dettagli utili per la crescita personale, sia nei momenti di crisi, che nella vita quotidiana. Si dovrebbe cercare di restare nel momento presente, di non farsi intrappolare dal riflesso nostalgico di un passato di libertà “fisica”, né farsi catapultare in un futuro di proiezione ansiosa, dove il nemico invisibile diventa una realtà invivibile. Restare nel presente ci fornisce strumenti utili a contestualizzare gli avvenimenti e le informazioni, a filtrare le notizie, abbracciando tutte le possibilità senza attaccarsi a nessuna e poter rispondere e non reagire alla situazione, optando per soluzioni pratiche che possano essere veramente funzionali al momento che stiamo vivendo”.

È cambiata la tua vita con la quarantena?

“Si, come per tutti, la vita ha subito un cambiamento importante. Nelle abitudini affettive, laddove la socialità è stata fortemente limitata, in quelle lavorative, perché facendo un lavoro a contatto col pubblico, costantemente in giro per l’Italia, ho dovuto annullare tutti i miei impegni, trovandomi in una sorta di stato di confusione e di indeterminazione, come smarrita, per il primo periodo. Inoltre ho dovuto affrontare un cambiamento di stile lavorativo, dovendo rinunciare al contatto sociale e abituarmi a nuove forme di comunicazione”.

Cosa pensi di aver imparato da questa esperienza così particolare?

“Ho colto questa situazione come un’opportunità di imparare nuove competenze e di mettermi alla prova con alcuni miei limiti nei confronti della digitalizzazione, scoprendo risorse che non pensavo di avere e riscoprendo il valore del raccoglimento interiore e del silenzio”.

Dopo aver lottato tanto contro la malattia, che significato ha per te oggi l’impegno a tutelare se stessi e gli altri con mascherine e distanziamento, perché alcune persone sembrano aver già dimenticato i giorni della grande paura e girano con la mascherina sotto al collo o senza?

“Avendo dovuto indossare la mascherina per molto tempo in passato, a causa delle difese immunitarie basse, le persone mi guardavano stranite, i più sorprendenti erano i bambini, mi chiedevano se fossi una dottoressa o un supereroe! La diversità fa paura o incuriosisce. All’epoca io tutelavo me stessa dal contagio influenzale generico, gli altri erano il pericolo. Oggi siamo tutti un pericolo potenziale per tutti, ma questa percezione purtroppo è di difficile interiorizzazione perché richiede una grossa responsabilità sociale. Se le misure di precauzione e di prevenzione sono l’unico strumento tangibile che abbiamo è inutile traslare la paura in negazione. Nella reclusione a casa eravamo tutti uguali, tutti accomunati dalla stessa preoccupazione. Abbiamo reagito quasi con una forma di “pensiero magico”, cantando sui balconi, facendo video e cucinando ossessivamente. Come per scacciare la presenza del pericolo ed è umano, ma è mancata la fase di metabolizzazione e di responsabilizzazione. Non tutti si sono resi conto che, mentre la maggiore parte restava a casa, operatori sanitari, pubblici e non solo, continuavano a lavorare per tutti noi. Sta prevalendo il forte egoismo e l’individualità dell’essere umano”.

Come pensi che cambierà il mondo adesso?

“Credo che non si possa prevedere come cambierà il mondo in generale, dipende molto da quello che accadrà nei prossimi mesi e da come saremo capaci di rispondere alla chiamata della responsabilità. Certamente i primi segnali, a mio avviso, non sono incoraggianti, ma non si può generalizzare”.

Come pensi che cambierà il mondo che frequenti per lavoro, l’estetica e il beauty?

“Il nostro mondo è fatto di contatto, di comunicazione non verbale, di scambio energetico, di cura per la persona e per il suo benessere psicofisico. Mi riesce molto difficile immaginare a breve il ritorno al passato. Il nostro settore ha subito un grave danno economico, che sconterà negli anni a venire. Dovremo lavorare il triplo ottimizzando le risorse, i tempi e le modalità. Molti dei nostri servizi si dovranno erogare online o con modalità del tutto particolari. Tuttavia trovo sia giusto riflettere sull’opportunità da cogliere anche in questo caso: avere una regolarità di afflusso della clientela ci consente di dedicare tutta la nostra attenzione alla persona, considerandola nella sua essenza globale e non solo come un passaggio cassa, come spesso accade nelle attività più redditizie e frequentate del settore wellness”.

Due mesi dentro e un po’ tutti si sono lasciati andare, che conseguenze ha questo “sbraco” a livello psicologico? Sarà il caso di rimettersi in carreggiata o forse essere “nature” ha pure qualche pregio?

“L’isolamento è una delle più violente forme di tortura che si possa fare a un essere sociale come l’uomo. Noi siamo completamente disabituati a stare con noi stessi e mettiamo in atto le più comuni forme di reazione istintiva, primordiale: l’attacco o la fuga. Non solo a livello fisico ma mentale. L’iperattività, la negazione del pericolo, la ribellione, sono tutte reazioni alla paura, non risposte, perché siamo disabituati all’osservazione di noi stessi, delle nostre percezioni corporee e della nostra interiorità. Non dobbiamo dimenticare di essere parte di una società, in cui la nostra libertà finisce dove inizia quella dell’altro e ci si aspetta che tutti imparino a fare questo ragionamento, a tutela del bene comune: la salute. La libertà è prima di tutto uno stato mentale, come ci insegna Nelson Mandela”.

Cos’è per te la bellezza?

“La bellezza per me è una forma di intelligenza cosmica. Bellezza è ovunque, è un collegamento tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. È il divino che si manifesta, in ogni fenomeno della vita, ma anche della morte, perché fa tutto parte di un disegno perfetto. Nelle persone la bellezza, a mio parere, è l’espansione della personalità. Io lavoro in un settore che apparentemente può sembrare frivolo, se si considerano solo i corpi, gli involucri esterni, ma se si accoglie tutta la persona, in senso olistico, si prova un’immensa gratitudine nella rivelazione della bellezza delle anime che fioriscono sotto la nostra cura. Io mi considero una “cercatrice di bellezza”, perché vado alla ricerca di qualcosa che va oltre l’aspetto esteriore, senza aspettative, ponendo tutta l’attenzione e la presenza che merita chi si rivolge a me”.

Ecco la playlist di Maria Teresa Rigione, 5 brani con le sue spiegazioni

  1. Lullaby for my insomniac di James Blake: perché il cantante ha scritto questa ninnananna per la sua fidanzata che soffriva di insonnia e in questo periodo molti di noi sanno cosa voglia dire.
  2. Cellophane di FKA Twigs: perché identifica il senso di separazione a cui siamo stati costretti.
  3. My world is empty without you di Diamanda Galas: perché molte persone che si amano sono state separate e il loro mondo ha assunto un vuoto finora inesplorato.
  4. They said I can’t escape myself di The Sound: perché quando sei nato non puoi più nasconderti, non puoi evitare per sempre di guardarti dentro.
  5. Have a little faith in me di John Hiatt: perché, nei periodi più duri, è dal profondo di noi stessi che dobbiamo trovare la forza di “ricominciarci” oltre che di ricominciare. Avere fiducia, prima di tutto in noi stessi.https://www.youtube.com/watch?v=o_IjFskbl-g&list=RDo_IjFskbl-g&start_radio=1

 

 

 

 

 

 

 





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