I Cinque Stelle e la “doppia” campagna elettorale: si al referendum e ..no alle regionali – IL CIRIACO

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Sembra passato un secolo e sono solo due anni. Pochi mesi dopo il trionfo elettorale alle politiche il Movimento Cinque Stelle lanciava la sua sfida al governo della città “precettando” ministri e deputati a venire in Irpinia per sostenere il candidato sindaco (nel 2018 Vincenzo Ciampi, l’anno successivo Ferdinando Picariello). Era in sostanza un partito che si mobilitava per ottenere a livello locale lo stesso successo conseguito qualche mese prima al Parlamento nazionale. Da quel momento sono cambiate molte cose: il Parlamento da aprire come una scatola di tonno è diventato un confortevole rifiugio da frequentare oltre i due mandati, i No “categorici” (Tap, Tav e una parte anche No Vax e No 5G) sono diventati Si in nome della ragion di Stato (e di governo). Certo, qualche battaglia identitaria il Movimento l’ha portata avanti e il 20 e 21 settembre “rischia” (si fa per dire ovviamente) di raggiungere uno degli obiettivi per i quali è nato: la riduzione del numero dei parlamentari. Il taglio delle poltrone che costano e non producono è stato il mantra pentastellato contro la politica che toglie i soldi ai cittadini senza dar loro nulla in cambio se non sterili e vaghe promesse. Un cammino lungo e tortuoso ma alla fine la legge (con l’appoggio, nella quarta lettura, anche del Pd) è arrivata al traguardo ed oggi si chiede agli elettori una semplice conferma. Il Movimento è mobilitato da tempo e sembra quasi che la concomitanza con le regionali venga considerata più un fastidio che altro. Le presenze dei big (più diradate a causa del Covid) sono quasi esclusivamente rivolte a perorare la causa del Si. E le Regionali? E il sostegno ai candidati, cosi forte negli anni precedenti? Diciamoci la verità: non c’è, o c’è stato poco. I quattro rappresentanti del M5S hanno portato avanti la loro campagna elettorale in maniera autonoma: pochi incontri con i leader e, quando ci sono, si parla di referendum. La ragione si intuisce facilmente: il naufragio del tentativo di riproporre l’alleanza di governo anche nelle regioni (a parte la Liguria dove la vittoria sembra quasi impossibile) potrebbe portare il Movimento ad una debacle che, ovviamente, nessuno vuole intestarsi. E allora meglio andare sul sicuro, parlare di una vittoria certa, derubricare quanto più è possibile le elezioni regionali a fatto meramente locale e senza ripercussioni sul governo perché si sa la vittoria ha tanti padri mentre la sconfitta è sempre orfana. Quello che conta davvero, per i Cinque Stelle, è che dalla sera del 21 settembre il Parlamento avrà (dalla prossima legislatura) 345 componenti in meno. La battaglia è vinta, la vittoria, però, rischia di essere identica a quella di Pirro, ma questo, forse, i Cinque Stelle non lo hanno capito.



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