La letteratura come strumento per decostruire stereotipi e luoghi comuni legati alla narrazione delle donne. E’ una delle sfide lanciata da Gabriella Genisi, ospite dell’Accademia dei Dogliosi. Genisi si è confrontata alla libreria Mondadori con Maria Consiglia Alvino e Ilenia D’oria dell’Aecheoclub e Fiorentino Vecchiarelli, presidente dei Dogliosi. Punto di partenza del confronto il personaggio di Lolita Lobosco, protagonisti di un ciclo di romanzi che le hanno dato tanta popolarità. “Ho dedicato 10 libri a Lolita Lobosco, investigatrice atipica, entrata nel cuore dei lettori. La serie televisiva ha aiutato a riscoprire i suoi libri. Con Lolita Lobosco tanti mi dicono di aver ritrovato il personaggio dei libri”. Racconta di essere sempre stata una grande lettrice di gialli “Ho scoperto Camilleri e ho cominciato a leggere i romanzi di Montalbano. Ho realizzato presto come la scrittura delle donne è stata a lungo stralciata dal canone dominante. Mi sono interrogata sulla presenza delle donne nella letteratura poliziesca e ho notato come per tanti anni le donne sono state raccontate come sottoposti a commissari, rigorosamente uomini. Di qui l’idea di un’investigatrice donna. Poi la telefonata di Luca Zingaretti conquistato dal personaggi ed è nata la fiction”. Spiega come “A Lolita ho affiancato presto altre investogatrici, l’ultima è una ragazzina di nome Silvia. Il progetto nasce in collaborazione con Antonio Laudati, magistrato alla direzione antimafia di Roma, per promuovere l’educazione alla legalità”. E ricorda di “essere stata più volte ospite in città. Ho ricordi bellissimi della città”. Vecchiarelli ha sottolineato la forza della sua narrazione, sottolineando come la serie televisiva abbia dato nuova linfa al turismo, consentendo a tanti di riscoprire la città di Bari
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