Gengaro: “Per il mercato esiste una sola area. Ni01? Follia. Noi pensammo ai parchi, loro al cemento” – IL CIRIACO

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Avellino – «È una follia, invece di realizzare i parchi, realizziamo spianate di cemento armato. Sono cose che non hanno nessun senso». Antonio Gengaro, ex presidente del Consiglio Comunale di Avellino, commenta quanto potrebbe accadere in merito al futuro del mercato bisettimanale di Avellino. «Precisiamo una cosa: l’unica area mercatale individuata dagli atti comunali rimane quella del piazzale davanti allo stadio – ricorda Gengaro. Per individuarne un’altra serve una delibera di Consiglio Comunale all’interno dello strumento urbanistico. Già l’aver pensato di spostare il mercato su Campo Genova senza una variante urbanistica vera rappresenta un atto del tutto illegittimo, tra l’altro con tutti i profili di difficoltà ambientali legati alla caratterizzazione dell’area, oltre che quelli di tipo urbanistico perché lì sono previsti gli indici edificatori che provengono dal centro storico».

Se su Campo Genova ci sono dei problemi come quelli citati, la situazione rischia di farsi ancora più ingarbugliata per quanto riguarda un’ipotesi di mercato nell’area della Ni01. «Secondo lo strumento urbanistico vigente in quella zona bisogna realizzare un parco – prosegue Gengaro, se invece le intenzioni sono di cementificare Avellino allora lo si dica chiaramente». E inoltre potrebbero emergere anche dei problemi «da un punto di vista logistico perché lì si deve insediare l’Autostazione, quindi sarà una delle area più trafficate della città – spiega Gengaro. Sicuramente per chi fa commercio sarebbe un’opportunità, ma un mercato in quella zona significa bloccare il centro cittadino per due giorni a settimana. Da un puto di vista logistico, quindi, non è fattibile. Spostare un mercato impone scelte che vanno ponderate e studiate bene».

Piazzale Degli Irpini, quindi, secondo Gengaro resta al momento l’unica area che può ospitare un mercato mentre «una eventuale alternativa a quel piazzale potrebbe venire fuori solo in futuro nell’area bonificata dell’ex Isochimica, con investimenti e progetti importanti – spiega Gengaro. Quella potrebbe andare bene, realizzando un’area mista, da un lato riqualificata in termini ambientali e dall’altro potrebbe diventare un’area fieristica. Ma, ripeto, parliamo di un’ipotesi futura».

Al di là di queste valutazioni, le altre messe in campo negli ultimi mesi, compreso quella sulla Ni01 «mi sembrano idee spot con un retroterra di cultura senza analisi e approfondimenti», spiega Gengaro che si sofferma anche sulle previsioni del Puc di Avellino che «si caratterizzava per la presenza di tre grandi parchi: uno nei pressi dell’Autostazione, uno nella zona del Fenestrelle e un terzo di cui non si parla mai nell’area del Q9. Oggi invece mi sembra che si pensi solo a cementificare, anche perché negli ultimi venti anni, dietro alle amministrazioni di turno, c’è sempre stata tutta la filiera del cemento che preme. Inoltre pensare di mettere un mercato nella Ni01 significa tornare indietro nel tempo, quando si consentivano le fiere nelle aree private, senza che il Comune ci guadagnasse niente, nonostante la normativa esistente preveda che vadano fatte su suolo pubblico».

Da parte di Gengaro, dunque, arriva la netta bocciatura all’ipotesi del mercato nella Ni01 perché, se da un lato è vero che «per gli ambulanti quella zona sarebbe ottima», dall’altro lato «mettere un colosso del genere in centro città significa paralizzarla – spiega. Fermo restando che il commercio si fa su aree pubbliche, lì ci sono i diritti edificatori. Inoltre significherebbe smantellare il piano Gregotti-Cagnardi». Gengaro ricorda quelle che furono le ambizioni dell’allora amministrazione Di Nunno sulla Ni01: «Avevamo immaginato un centro direzionale, abitazioni di qualità, un parco. Non si può pensare di mettere un mercato in mezzo a tutto questo. Tra l’altro chi possiede i diritti edificatori non accetterà mai di perderli e ci saranno contenziosi pericolosissimi». Al netto di ciò, realizzare un’area mercatale in quella zona presuppone anche l’attivazione preventiva di una serie di azioni perché «se vogliono cambiare il Puc vigente devono attivare tutte le procedure necessarie e che sono lunghe, perché prevedono anche il confronto con gli ordini professionali e i portatori di interesse», conclude Gengaro.



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