“Gengaro, candidato grazie alla segreteria Pd. Serve umiltà: avanti insieme». Petracca assicura il suo sostegno, ma attacca Gubitosa

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Maurizio Petracca, in conferenza stampa a via Tagliamento, assicura che farà la sua parte: appoggerà Antonio Gengaro. Però prima ci sono un po’ di cose da chiarire.

Ricorda anzitutto di essere stato tra i promotori del percorso per la costruzione della coalizione: “Ai tavoli ho partecipato in veste di delegato del Pd. Abbiamo iniziato bene, ma alla fine c’è stata una sorta di debacle”, ammette.  “Dopo che Benny De Maio si è ritirato per motivi personali, al di là di fantasiose ricostruzioni, il Pd non ha proposto altri nomi. Solo autocandidature, poi ritrattate dagli stessi interessati. L’unica richiesta l’abbiamo indirizzata al prefetto Raffaele Cannizzaro”, precisa.

Così si è deciso di puntare su di un profilo politico e non civico.
Evitare imposizioni e ingerenze, questo secondo Petracca, doveva essere il metodo.

Invece ci sono state “sgrammaticature politiche, ingerenze di parlamentari e da parte di Roma”. Del Nazareno. Ed è venuta meno la condivisione e la coesione dell’alleanza di centrosinistra che mette assieme Pd, M5s, Sinistra Italiana-SiPuò e Controvento.
Questo preoccupa Petracca.

Ad esempio, il deputato 5s Michele Gubitosa accusa i “ricattatori capi bastone cacicchi” del Pd. Parla inoltre di un appoggio di pezzi del centrosinistra alla Destra. Mentre Gengaro non replica. Perché?, s’interroga Petracca.

Che ringrazia il segretario provinciale del Pd Nello Pizza – presente in sala -: “Un galantuomo: non si è proposto ma al momento del bisogno non si è tirato indietro, si è messo disposizione”.

Altro punto su cui fare chiarezza: chi è maggioranza a via Tagliamento. “Una cosa è la realtà, altra cosa la favola dell’area Schlein. Gli equilibri nel partito, in realtà, sono ben definiti”, dice il consigliere regionale dem. Per concludere che “senza l’intervento di Roma non staremmo parlando di Gengaro”.

Ad ascoltare Petracca c’è tra gli altri l’ex sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, che “controlla” una buona fetta dell’assemblea provinciale dem.

“I candidati non li fa il popolo, li fanno i partiti. Ci vuole umiltà”, è l’affondo di Petracca contro Gengaro. Lo strappo interno al Pd è da ricucire, un lavoro delicato: “La politica insegna che chi divide difficilmente poi può mediare. Ci vorrebbero dei giganti, io vedo solo nani”.

Il messaggio è sempre rivolto a Gengaro: “Non basta incalzare sulla vicenda giudiziaria che interessa l’x sindaco Gianluca Festa per vincere le amministrative. La moralità in politica – secondo Petracca – si pratica e non si predica. Io credo di aver contributo a bonificare il partito da chi votava altri anche facendone parte”.

Però Gengaro resta il candidato del Pd e almeno “dovrebbe dimostrare riconoscenza per il lavoro degli organi dirigenti. Per intenderci: Schlein ha imposto lo stop alle discussioni sulle candidature europee: decido io, ha detto. Se l’avessimo fatto noi qui ad Avellino non so cosa sarebbe successo. Gengaro è in campo grazie a questa segreteria”.

A ognuno il suo. “Non possiamo dimenticare il lavoro fatto dai consiglieri comunali che hanno portato alta la bandiera del partito della legalità e della trasparenza, che hanno contribuito a scoperchiare la pentola delle inchieste al Comune”.

Nel passaggio successivo, Petracca torna ad accusare Gubitosa: «Alle politiche io non sono andato a chiedere voti a Festa”.

C’è rimedio. “Sosterrò il Pd, ma per costruire un percorso insieme bisogna volerlo tutti”, promette Petracca. “I consiglieri? Ognuno ha la sua storia, ognuno ragiona con la sua testa”.


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