Dimissioni per problemi familiari, spetta l’assegno NASpI ogni mese? La verità è questa

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Nel caso in cui un dipendente sia costretto a dimettersi per problemi di salute personali o di un familiare ha diritto all’assegno NASpI?

Nel complesso mondo del lavoro, la legge offre soluzioni mirate ad ogni problema. In questo caso trattiamo una condizione molto comune, ossia quando un dipendente è costretto a stare a casa per problemi familiari. Durante la vita di un individuo può capitare di riscontrare problemi di questo tipo. Uno dei casi più comuni è quello in cui si ha la necessità di assistere un genitore anziano in un periodo particolarmente complesso.

Dimissioni per problemi familiari: quando si ha diritto alla NASpI – (ilciriaco.it)

Come spesso accade, una condizione complessa può portare il dipendente a licenziarsi dal suo posto di lavoro per assistere la persona, o perché si hanno particolari problemi di salute personali. In questo caso sorge spontaneo chiedersi se queste problematiche rientrano nelle cosiddette “dimissioni per giusta causa”. A tal proposito, per dare una risposta esaustiva è giusto fare chiarezza su quali siano effettivamente le condizioni che rendono il licenziamento legittimo da parte del dipendente.

Spetta la NASpI a chi si licenzia per assistere un familiare: la legge sul diritto all’assegno di disoccupazione.

Per rispondere a questo quesito è necessario rispolverare alcuni concetti. Come cita la legge, La NASpI può essere richiesta in caso di perdita involontaria del lavoro. Tuttavia, questo concetto comprende diverse sfumature.

Licenziamento per problemi di salute o assistenza ad un familiare: il diritto alla NASpI
Legge sul lavoro: spetta la NASpI a chi si licenzia per assistere ad un familiare? – (ilciriaco.it)

Un motivo potrebbe essere se le dimissioni sono causate da gravi inadempienze del datore di lavoro, come il mancato versamento dei contributi, ritardi di diverse mensilità sullo stipendio o accordi non rispettati in base al contratto di lavoro. Un’altra causa potrebbe essere se il datore di lavoro licenzia in caso di gravidanza o malattia, se viene proposto un trasferimento impraticabile o ci sono stati abusi vessatori come violenze verbali, sessuali, mobbing e altre condizioni che destabilizzano il dipendente.

In tutti questi concetti, non rientra il licenziamento da parte del dipendente in caso di malattia di sé stesso o di un familiare. In questi casi vi sono altre soluzioni, sebbene differenti. Uno fra tutti è il congedo straordinario con Legge 104, nel caso in cui si è careviger riconosciuto della persona anziana o disabile. In questo caso è necessario che al familiare sia stata riconosciuta una disabilità grave, ovvero che il verbale consegnato dai medici INPS riporti la dicitura “Persona con handicap con connotazione di gravità (articolo 3, comma 3, Legge 104/1992)”. Il congedo ha una durata massima di due anni, ma è bene specificare che in questo arco di tempo il dipendente non riceve alcuno stipendio.

Un’altra possibilità è quella di richiedere un ricollocamento in altri ruoli, ma questo in caso di problemi di salute personali. Sarà il datore di lavoro, qualora ciò non fosse possibile, a licenziare il dipendente e dargli automaticamente il diritto alla NASpI. Infine, è bene ricordare che l’assenza ingiustificata dal lavoro, sebbene porti al licenziamento da parte del datore di lavoro, fa decadere il diritto all’assegno di disoccupazione. Questo, sempre secondo la legge in vigore.



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