Crescitelli: dall’audiolibro al progetto del romanzo storico, il mio legame con Sant’Alberico

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“Quella del mio avo Sant’Alberico Crescitelli è stata la prima storia che ho sentito raccontare in famiglia, una storia che ancora mi accompagna. Ho capito solo crescendo quale ruolo avrebbe avuto nella mia vita”. Spiega così Carlo Crescitelli il legame forte con il santo originario di Altavilla, missionario in Cina, a YenTzePien, appartenente al Pontificio seminario romano dei santi apostoli Pietro e Paolo per le missioni estere.  Un impegno instancabile, il suo, fino alla morte durante la rivolta dei boxer, collegata alla guerra dell’oppio. Era il 21 luglio 1900, a Yentsepien, quando verso le undici di notte, mentre pregava, fu torturato con bastoni e coltelli, per essere poi trascinato verso un luogo vicino al fiume dove, dopo alcuni tentativi falliti di decapitarlo, fu fatto a pezzi e lo gettato nel fiume. Una storia raccontata dapprima nel cortometraggio “Troppa attenzione al vento” per la regia di Giuseppe La Bruna e poi in un audiolibro “Yen Tze Pien”, presentato questo pomeriggio presso la sala di Gamea cafè. “La prima idea – prosegue Crescitelli nel confronto moderato da Gianluca Amatucci – è stata quella di un corto liberamente ispirato alla storia del santo missionario. Un corto, la cui sceneggiatura, ha ottenuto un prestigioso riconoscimento. Le riprese, affidate alla regia di Giuseppe La Bruna, non sono state facili, ho coinvolto alcuni amici, componenti di una folk band, esperti di teatro e il regista Federico Curci. Abbiamo girato a Monteforte e Sant’Andrea di Conza. E’ stato un lavoro collettivo. Il titolo ‘Troppa attenzione al ventoì è un richiamo ai versetti dell’Ecclesiaste, a simboleggiare le parole della Bibbia che guidano le sue azioni. Poi è nata la scommessa dell’audiolibro grazie al supporto di una radio che lavora con degenti di ospedali psichiatrici. Un audiolibro che ho voluto lanciare, al di fuori del circuito rappresentato dalla Rete e dalle librerie. Ho scelto di partire dalla storia di Padre Antonio Capettini, un pretino di 26 anni che, tre anni dopo la morte di Alberico, ucciso dai nazionalisti cinesi, viene incaricato di riaprire la missione in Cina. Si confronterà con Padre Alberico con il quale riuscirà a stabilire un rapporto mistico, dialogando con lui, rivolgendosi ad Alberico, come in una preghiera, così da raccoglierne il testimone e portare avanti la sua missione. E non è un caso che proprio Capettini istruirà le pratiche per la beatificazione al cospetto del papa, è stato lui a consegnarcelo come santo”.

Spiega come la nuova sfida è quella di cimentarsi ora nella scrittura di un romanzo storico che esplori anche i rapporti tra Italia e Cina. “Una storia, quella di Alberico, che si contrappone a quella di un altro fratello, ufficiale dell’esercito sabaudo, suicidatosi per aver rifiutato il duello, simbolo del contrasto tra etica militare e cattolica. Un romanzo, impreziosito da appendici documentarie e saggistiche, che diventa anche l’occasione per interrogarsi sul mondo coloniale, sul razzismo che imperversava in Europa, alimentato dalle teorie di Lombroso, secondo cui chi non apparteneva al mondo occidentale non poteva che essere un selvaggio, Pregiudizi che oggi appaiono senza senso ma che allora erano molto radicati”. Crescitelli fa chiarezza anche sulle accuse rivolte dal governo cinese ai padri missionari e allo stesso Crescitelli di crimini contro il popolo cinese “Non ci sono prove di queste accuse, piuttosto nelle lettere traspare la disperazione di chi non può salvare le vite di tante bambine, troppo spesso assassinate dagli stessi genitori a causa della miseria. Così ho immaginato che sia il fantasma di una di queste bimbe che non è riuscito a salvare a perseguitarlo”


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