Covid, Pizzuti: “Seconda ondata peggiore della prima, ma il Moscati ha retto” – IL CIRIACO

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Avellino – Il Moscati sta riuscendo a fronteggiare questa seconda ondata di contagi «che è peggiore della prima», con tutte le difficoltà del caso come la carenza di personale, ma «questo è un problema che riguarda tutta l’Italia». Il direttore della Città Ospedaliera, Renato Pizzuti, fa il punto della situazione sull’emergenza Covid in Irpinia nel corso di una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato anche il Direttore Sanitario, Rosario Lanzetta, il Direttore Amministrativo Germano Perito.

Dopo la fase iniziale di questa seconda ondata, dove il “Moscati” ha sofferto, adesso la situazione sembra stabilizzarsi.« E’ stato un impegno molto duro, anche di più della prima fase perché i numeri sono stati molto più consistenti – spiega Pizzuti. Abbiamo assistito quasi 500 persone tra ottobre e novembre. In questo momento sembra che ci sia una rassicurante stabilizzazione, ma la malattia è molto insidiosa anche da un punto di vista epidemiologico». L’attenzione, dunque, resta alta e lo stesso Pizzuti sottolinea come ci siano continui confronti con i lavoratori del Moscati per continuare a migliorare la sicurezza e l’organizzazione dell’ospedale. Resta, chiaramente, da fronteggiare la carenza di personale medico che «storicamente è carente ovunque. Le figure di professionisti pneumologici e infettivologi sono rare in tutta Italia e quindi anche al Moscati – spiega Pizzuti. Grazie alla multidisciplinarietà, però, stiamo cercando di di ovviare a questi inconvenienti». Tra i fattori che hanno consentito al “Moscati” di fronteggiare questa seconda ondata, Pizzuti sottolinea anche la flessibilità della struttura che ha permesso di aumentare i posti Covid. «Abbiamo cercato di lavorare, come principio, per dare flessibilità all’assistenza proprio perché, questa epidemia, è imprevedibile in qualche modo – sottolinea il direttore. Ci sono degli eccessi improvvisi di afflusso all’ospedale perché, magari, si sviluppo un focolaio o c’è un inasprimento della curva epidemica e noi dobbiamo rispondere a questi grandi impatti in poco tempo. Quindi ci siamo preparati proprio per rendere flessibile l’organizzazione dell’ospedale. Un esempio tipico è l’organizzazione della palazzina Alpi».

La Città Ospedaliera, inoltre, continua a portare avanti la raccolta di plasma iperimmune, come accaduto alla fine della prima fase, e anche la somministrazione ai pazienti. «Noi siamo dentro un progetto nazionale che si chiama “Tsunami” e che ci coinvolge pienamente, sia come fornitura di plasma iperimmune che come utilizzo – spiega Pizzuti. Alcuni nostri pazienti hanno goduto di questa possibilità, ma c’è un protocollo molto rigido, quindi non è una terapia utilizzabile da tutti, ma solo da alcuni pazienti che stanno in determinate condizioni sia cliniche che di tempo di insorgenza della malattia». Sul funzionamento della terapia, invece Pizzuti spiega: «Tutte le terapie per il Covid sono sotto valutazione, non ce n’è nessuna che ad oggi sia stata validata, del resto è una malattia che sta in giro da meno di un anno quindi è ovvio che tutte le terapie siano ancora sotto valutazione».

Il direttore del Moscati si sofferma anche sui dibattiti in atto a livello sia nazionale che locale in merito alla riapertura delle scuole e al protocollo per la classificazione delle regioni e i conseguenti colori. «Rispetto alle scuole penso che sia evidente che la riapertura a settembre abbia creato dei problemi, forse non tanto per la frequenza scolastica, ma per tutta una serie di fattori associati, primi tra i quali i trasporti urbani che, in alcune realtà metropolitane, sicuramente sono problematici perché la gente si accalca, passano pochi pullman, le metropolitane sono affollatissime – spiega Pizzuti. Questo ha favorito la circolazione del virus in maniera eccezionale rispetto al precedente periodo». Sulla possibile riapertura delle scuole in città invece sottolinea: «E’ una decisione che spetta al sindaco». Mentre per quanto riguarda il protocollo per la classificazione delle regioni e i conseguenti colori, sottolinea: «Credo che il sistema di monitoraggio messo in piedi dall’Istituto Superiore di Sanità sia un buon sistema, il problema è renderlo operativo. Se questo sistema viene messo a regime per bene, effettivamente saremo capaci di modulare le risposte a seconda di quell’impatto epidemiologico, però anche in questo caso parliamo di lavori in corso perchè questa malattia non la conoscevamo fino a nove mesi fa».

Oltre agli argomenti citati, molto dibattuto è il futuro dell’ospedale di Solofra, ma Pizzuti spiega: «Lo vedremo, appunto, nel futuro. In questo momento l’ospedale è pienamente rispondente all’emergenza, poi ci sono finanziamenti per l’adeguamento strutturale e la prima preoccupazione, penso, sia quella di metterlo in sicurezza e di avviarlo al più presto verso una normalità rispetto alla sicurezza».



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